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Ius sanguinis e Ius soli. Con Motta e Balotelli alla Kyenge fonde il cervellino

Dopo le incaute esternazioni della fanatica congolese che aveva tentato di tirarlo per la maglia nella sua propaganda, Thiago Motta non ci sta, e spiega ai giornalisti che lo ‘molestano’, perché è italiano.
Lo fa con una spiegazione che potrebbe essere lo slogan del manifesto culturale dello Ius Sanguinis: “Io sono un italiano nato in Brasile...”. Prosegue: “Non ho mai sognato di vestire la maglia verdeoro, davvero. Poi è ovvio che un Mondiale in Brasile mi faccia sentire qualcosa di diverso, ma non ho mai desiderato la convocazione nella nazionale brasiliana quanto quella in azzurro”.

Un italiano nato in Brasile, chissà se l’appassionata di Photoshop comprenderà la ‘sottile’ differenza. Insomma, lui con Balotelli, cara Kyenge, non ha nulla a che vedere. E’ Mario il tuo testimonial. Ovvero uno CHE NON E' ITALIANO
Solo che, la presenza contemporanea di Motta e Balotelli in Nazionale è una contraddizione logica. Perché se Motta è un italiano nato in Brasile, Balotelli – o meglio Barwuah – è un ghanese nato a Palermo e le due cose non possono stare logicamente insieme. Uno è il prodotto dello ius sanguinis, quello che si vorrebbe abolire, l'altro dello ius soli, quello che si vorrebbe introdurre

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