... STA PER ESSERE COSTRUITA IN SARDEGNA UNA DISCARICA DI SCORIE NUCLEARI RADIOATTIVE
Il 6 giugno scorso, il quotidiano La Nuova Sardegna ha pubblicato questo articolo:
"Il nome non c'è ma è come se lo avessero fatto: documenti e studi portano dritti al deposito di scorie nucleari in Sardegna. Lo denuncia il deputato di Unidos, ex Pdl, Mauro Pili preannunciando un'interrogazione parlamentare sul piano presentato dall'Ispra. «Sin dalle prime ore dalla pubblicazione – spiega l'ex presidente della Regione sarda – era emerso con chiarezza il richiamo alla stabilità geologica, geomorfologica e idraulica. Un parametro univoco posto alla base del piano con l'unico obiettivo: puntare sulla Sardegna. La nostra isola non può e non deve essere minimamente contenuta nemmeno come ipotesi nei criteri per la realizzazione del deposito unico nazionale delle scorie nucleari». Secondo quanto ricostruito dal parlamentare sardo «il database realizzato dagli Stati Uniti e tenuto sotto copertura (Database of Individual Seismogenic Sources) individua in modo esplicito l'unica Regione che sarebbe esente da pericoli», la Sardegna appunto. Di qui l'appello al governo: «Deve immediatamente sconfessare questa ipotesi e dire con chiarezza e trasparenza quello che intende fare». Pronti alla battaglia, annuncia Pili, «per respingere un'ipotesi folle che i sardi non accetterebbero mai. C'è un fiume di denari verso le lobby nucleari che va immediatamente fermato»."
Dunque sono più che chiacchiere quelle che da alcuni giorni hanno preso a circolare riguardo una discarica per scorie radiottive che sta per essere costruita in Sardegna in ossequio, manco a dirlo, a una direttiva dell'unione Europea.
Apparentemente questo deposito nazionale sarà costituito da una struttura di superficie, progettata sulla base degli standard IAEA e delle prassi internazionali, destinata allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività e per i rifiuti nucleari più pericolosi, ad alta attività o se preferite di terza categoria, è previsto un deposito di smaltimento geologico, vale a dire, nelle profondità delle terra.
In passato, lo Stato italiano ha nascosto una quantità consistente di scorie nucleari, ben 350 metri cubi provenienti dalla centrale atomica militare di Pisa (Camen, già Cresam infine Cisam) nella miniera di Pasquasia in Sicilia (chiusa inspiegabilmente, seppure produttiva), dove ha operato l’Enea per un esperimento in materia di confinamento di scorie nel sottosuolo.
E’ sufficiente esaminare il primo inventario nazionale sulla contabilità nucleare redatto dall’Enea nel 2000 e successivamente dall’Apat, per appurare che dei 700 metri cubi sfornati dal reattore RTS 1, gestito dallo Stato Maggiore della Difesa, mancano oggi all’appello appunto 350 metri cubi.
I depositi di rifiuti nucleari realizzati recentemente dalla Sogin – a Trino, Saluggia, Bosco Marengo, Borgo Sabotino, Garigliano, Trisaia - non sono “confinamenti temporanei” o momentanei, anche se le autorità, gli esperti di regime unitamente agli ambientalisti venduti al miglior offerente, lo vogliono far credere a tutti gli ingenui. Il settimo deposito di superficie sarà impiantato in Sardegna visto che i sardi sono disponibili a vendersi in cambio di qualche posto di lavoro, e sono già imbottiti di scarti radioattivi fluiti nel ciclo biologico dai vasti poligoni militari.
Ma non finisce qui, l’ultimo inventario nucleare dell’Apat, infatti, tra rifiuti e combustibile irraggiato, indica una quantità complessiva di 26.137 metri cubi. La Sogin, invece, ne ha già stimati 90 mila, qual è dunque la reale provenienza di ben oltre 60 mila metri cubi di scorie atomiche? La risposta è scontata: l’Europa. La stessa Europa che ci ha chiesto di realizzare il deposito.
Basta infatti una semplice ricerca e due minuti di tempo per appurare che dietro le due direttive Euratom (2009/71 – 2011/70) si nascondono nientedimeno che i soliti profittatori internazionali.
Sarebbe opportuno che Pigliaru, tra una conferenza stampa e l'altra per comunicarci quanto è bravo, ci raccontasse come stanno realmente le cose...
Lo attendiamo in fiduciosa attesa.