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berlinoBerlino, 4 ott – Novanta chilometri a est di Berlino, sulle alture di Seelow, dal 16 al 19 aprile 1945 le ultime forze della Wehrmacht sul fronte orientale ebbero la loro Termopili di fronte alla capitale del Reich, opponendosi in uno contro dieci all’avanzata dell’Armata Rossa agli ordini del Maresciallo Žukov.

Negli scorsi giorni, i giornali hanno riportato la notizia del ritrovamento a Klessin (Brandeburgo) delle spoglie di alcuni di questi combattenti, seppelliti in fosse comuni frettolosamente allestite sotto il fuoco dell’artiglieria sovietica dai loro commilitoni, caduti in una delle ultime battaglie sul fronte orientale, e una delle più sanguinose di tutto il conflitto: la battaglia per le alture di Seelow, nell’aprile 1945.

La battaglia si sviluppò quando, dopo l’attraversamento dei fiumi Oder e Neisse, il 1° Fronte Bielorusso e il 1° Fronte Ucraino avanzarono verso ovest per l’ultimo assalto verso Berlino: il solo 1° Fronte Bielorusso schierava un milione di soldati, più di 3.000 carri armati, tra i quali i possenti carri pesanti Stalin e i semoventi d’assalto ISU-152, quasi 17.000 pezzi d’artiglieria e lanciarazzi multipli, protetti dalla assoluta supremazia aerea sovietica.

Davanti a questo rullo compressore quasi senza uguali nella storia, la Wehrmacht riuscì, con un ultimo, disperato sforzo, a schierare solo 90.000 uomini, 500 carri armati e 800 pezzi d’artiglieria campale e contraerea, concentrando sulle alture di Seelow

Il Generaloberst Gotthard Heinrici

Il Generaloberst Gotthard Heinrici

e nei villaggi circostanti un insieme di provate unità di veterani, ridotte però alla mera ombra di loro stesse per le perdite subite nei durissimi combattimenti delle settimane precedenti, e unità di formazione e di seconda linea: la 9a Armata, ai comandi del Generaloberst Gotthard Heinrici (1886-1971) un prussiano figlio di un pastore protestante, pluridecorato veterano di decine di combattimenti nella prima e seconda guerra mondiale. Per paradosso, questa, l’ultima linea di difesa davanti alla capitale del III Reich nell’ora più disperata della Germania nazista, fu affidata sì a uno dei suoi Generali migliori, ma anche a un militare tra i più critici con Hitler e il suo entourage! Ecco come Anthony Read e David Fisher ricostruirono questa battaglia nel loro “La caduta di Berlino”:


II 15 aprile la tensione sul fronte dell’Oder si era fatta quasi intollerabile. Heinrici aveva approntato meticolosamente i suoi piani difensivi, schierando le sue scarse risorse nel modo più vantaggioso possibile. Dato che le sue forze erano dieci volte inferiori a quelle del nemico, faceva assegnamento su informazioni accurate e sulla capacità di previsione, in modo da poter concentrare le forze di cui disponeva nei punti giusti al momento giusto. Ma queste forze erano penosamente scarse, se paragonate a quelle sovietiche che aveva di fronte. I tre Fronti sovietici di circa due milioni e mezzo di uomini avevano 41.600 cannoni e mortai, 6.250 carri armati e cannoni semoventi, piú di 1.000 lanciarazzi multipli e 7.500 aerei. Il solo Primo Fronte bielorusso aveva ammassato una riserva di 7.147.000 granate. L’Heeresgruppe Weichsel, invece, aveva al massimo 250 mila uomini male armati piú circa 850 carri armati, 500 Batterie antiaeree impiegate come artiglieria e 300 aerei praticamente privi di carburante. Per superare il primo colpo dirompente, Heinrici aveva elaborato una tecnica estremamente efficace, la cui riuscita, però, dipendeva totalmente dalla capacità di prevedere esattamente quando sarebbe stato inferto il colpo. Sapendo che i sovietici facevano sempre precedere i loro attacchi da un massiccio bombardamento di artiglieria per annientare le truppe della prima linea difensiva, avrebbe fatto uscire tutti i suoi uomini dalle loro posizioni avanzate poco prima dell’inizio dello sbarramento. Le bombe sarebbero piovute su trincee quasi vuote, mentre i soldati si sarebbero piazzati al sicuro nella principale linea difensiva, pronti a opporsi al grosso della forza d’urto. Era proprio ciò su cui Chuikov e alcuni degli altri Generali avevano cercato di mettere in guardia Žukov durante i loro giochi di simulazione. Žhukov si era rifiutato di dar loro retta […] Heinrici poté rimettersi al lavoro per cercare di prevedere i tempi dell’attacco sovietico. Per il resto del pomeriggio e le prime ore della sera studiò ogni dettaglio degli ultimi rapporti dei servizi di informazioni, analizzò le possibilità con il suo Stato Maggiore e parlò al telefono con i comandanti sul campo. Camminava su e giù per l’ufficio, le mani dietro la schiena, la testa china per concentrarsi, tentando di mettersi nei panni di Žukov. Poco dopo le otto di sera si arrestò e sollevò la testa. Ad uno dei suoi Aiutanti sembrò che “avesse di colpo fiutato il pericolo”. “Credo che l’attacco avrà luogo nelle prime ore di domani” disse.

Il maresciallo Georgij Konstantinovič Žukov

Il maresciallo Georgij Konstantinovič Žukov

Si rivolse al suo Capo di Stato Maggiore e dettò un ordine da inviare immediatamente a Busse alla 9. Armee: “Indietreggiare e prendere posizione sulla seconda linea di difesa”. […] [Dopo che l’attacco russo fu effettivamente iniziato all’ora prevista da Heinrici, e che l’intenso sbarramento sovietico era quindi caduto su di una prima linea tedesca sguarnita di truppe, precedentemente ritirate, NdA] Il piano di Heinrici aveva funzionato perfettamente. Era riuscito a mantenere integri i suoi cannoni e carri armati e gran parte dei suoi effettivi, e aveva attirato il nemico nella sua trappola. Le alture erano presidiate dal 56. Panzerkorps, una formazione celebre che però somigliava ben poco a ciò che era stata in passato. Adesso era composto dalla 9. Fallschirm-Division e dalla raccogliticcia 20. Panzergrenadier-Division, con la decimata Panzer-Division “Müncheberg” di riserva. Ma il suo comandante era un militare duro ed esperto, il pluridecorato Generalleutnant Helmuth Weidling, un uomo di sessantanni dal viso torvo, che aveva un monocolo senza montatura incastrato nell’orbita dell’occhio destro. Noto tra gli amici come “Karl il distruttore”, Weidling era arrivato in aereo dalla Prussia Orientale solo da qualche giorno per assumere il comando del Corpo ricostituito. […] Quando spuntò l’alba il cielo si schiarì promettendo una luminosa giornata di primavera. Attraverso la polvere che si stava rapidamente depositando, gli artiglieri di Weidling, piazzati al sicuro sulle Alture di Seelow, potevano vedere le forze sovietiche che affollavano le strade in basso e aprirono il fuoco con tutto ciò che avevano contro i mezzi per il trasporto delle truppe, i carri armati e i cannoni stipati gli uni accanto agli altri. Heinrici aveva stabilito che il terreno da bersagliare era l’ultimo chilometro e mezzo tra il canale Haupt-Graben e i piedi della scarpata, e Weidling aveva trincerato le vedette dell’artiglieria, le unità di fanteria, i carri armati e i cannoni lungo l’intera linea delle alture. II grosso dell’artiglieria era nascosto nelle gole, mentre le armi anticarro, tra cui i pezzi da 88 mm, coprivano tutte le possibili vie di ascesa al pendio. […] Il canale arrestò definitivamente il languente assalto sovietico. “Le piene di primavera ne avevano fatto una barriera invalicabile per i nostri carri e cannoni semoventi” avrebbe scritto in seguito Čuikov. «I pochi ponti della zona erano sotto il fuoco dell’artiglieria e dei mortai nemici da dietro le Alture di Seelow e dei carri armati e cannoni semoventi trincerati, tutti ben mimetizzati”. […] Quando calò l’oscurità Heinrici ritornò al suo posto di comando. Aveva trascorso gran parte della giornata viaggiando da un Quartier Generale all’altro lungo tutto il fronte, un percorso ostacolato da masse di profughi che affollavano le strade e impedivano il movimento di truppe e di veicoli blindati. Era stata una giornata di scontri selvaggi, con perdite terribili da entrambe le parti, ma gli uomini della 9. Armee potevano dirsi orgogliosi di essere riusciti a trattenere l’immensa marea rossa. Il 56. Panzerkorps di Weidling aveva messo fuori combattimento 150 carri armati e 132 aerei sovietici e aveva trasformato l’attacco di Čuikov e l’avanzata di Katukov con la Prima Armata corazzata della guardia [Žukov impiegò anche le sue riserve di 1.377 carri armati e semoventi, NdA] in un caos confuso e sanguinoso. Le Armate sovietiche sui due fianchi di Chuikov avevano fatto poco meglio, tanto che i tedeschi avevano riconquistato alcune posizioni sul margine meridionale delle alture e intorno a Francoforte. Era stato un giorno disastroso per Žukov, ma Heinrici non si faceva illusioni sulle prospettive delle proprie forze. “Non possono durare ancora molto” disse al suo Stato Maggiore. “Gli uomini sono così stanchi che hanno la lingua penzoloni. Eppure stiamo resistendo”.

croce elmetto

Prima che le linee tedesche tra l’Oder e il Neisse cedessero infine all’offensiva sovietica, tra l’1 e il 19 aprile 1945 le perdite russe ammontarono in totale a 2.807 corazzati, mentre per il solo possesso delle alture di Seelow Žukov perse 30.000 uomini e 743 carri armati e semoventi. Il giorno successivo, gli esausti superstiti della 9. Armee ripiegavano verso ovest, protetti dagli ultimi Panzer e cannoni d’assalto, lasciandosi dietro i loro camerati caduti: quegli stessi caduti ritrovati recentemente, ancora vestiti delle loro uniformi ed elmetti d’acciaio, su indicazione dei contadini del posto alle autorità tedesche preposte, che si sono avvalse anche dell’aiuto di alcuni veterani della battaglia ancora in vita.

Veterani che hanno indicato le posizione dei loro trinceramenti scossi dalla commozione del ricordare quei momenti d’acciaio e di orrore, e alla vista delle spoglie dei loro commilitoni, diversi dei quali seppelliti con le loro armi; perché ancora strette in pugno nel momento della morte che li aveva colti in piena azione contro il nemico o, forse, inumati così dai loro camerati in Feldgrau, con i loro strumenti di guerra, come i guerrieri germani dell’antichità.

Andrea Lombardi

Fonte: Il Primato Nazionale

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