(Gianfrasket) - Mentre a Derna, ossia a duecento miglia dalle nostre coste, sventola minacciosa la bandiera dell'ISIS, è ormai certo che l'Italia si sta preparando a intervenire militarmente nella sua ex-colonia, devastata prima dall'intervento occidentale che l'ha gettata nel caos e poi da una guerra civile senza quartiere che vede affrontarsi il peggio dei tagliagole al servizio di sauditi e israeliani.
A quanto ci risulta l'Italia potrebbe decidere di intervenire anche senza mandato dell'ONU, ma su richiesta della fazione libica che ha vinto le recenti elezioni anche se sono state annullate dalla loro corte costituzionale. Si tenterebbe di mantenere la vicenda in un quadro di ipocrità legalità internazionale giustificando l'intervento con l’urgente necessità di proteggere la popolazione libica in balia ormai di bande di predoni di ogni risma.
Questa sarebbe dunque la linea di condotta che sta emergendo dopo il tramonto di ogni ipotesi di soluzione diplomatica della vicenda a causa della sentenza di annullamento delle elezioni. Non ci sono più interlocutori, a meno che non si vogliano considerare tali le bande di macellai che stanno imperversando nelle martoriate città libiche.
La posta in gioco sulla sponda sud del Mediterraneo è enorme per l'Italia. Da lì parte gran parte del flusso migratorio che ci sta sommergendo e soprattutto una consistente quota di soddisfacimento del nostro fabbisogno energetico. Una fonte di gas e petrolio (peraltro a basso tenore di zolfo, il migliore) che dobbiamo assolutamente preservare, anche in prospettiva di un ulteriore peggioramento dei rapporti commerciali con la Russia e ciò alla luce anche della ripresa dei combattimenti nella regione del Donetsk tra ucraini e separatisti.
Insomma, la Libia rappresenta un interesse strategico vitale per la nostra economia e per la nostra sicurezza nazionale e dopo un anno perduto a giocare col "jobs act" e altre amenità simili, pare che anche Renzi se ne sia reso conto. Seppur "obtorto collo".
Quanto a noi lo scrivemmo più di un anno fa che questa volta non ce la saremmo cavata con le chiacchiere.Siamo stati facili profeti, e se fossimo intervenuti allora il costo in vite umane sarebbe stato contenuto, con la attuale situazione sul campo, invece, ci sono tutti gli elementi per ipotizzare che pagheremo un prezzo di sangue salatissimo.