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di Gianni Fraschetti -

 

La cosa che lascia più sorpresi è il silenzio che accoglie e avvolge gli atti parlamentari, i proponimenti e le indiscrezioni sul futuro elettorale e politico che ci attende. Con la liquidazione "manu militari" del Senato, la nuova legge elettorale, se verrà approvata, consegnerà a una lista di nominati, e quindi, de facto, al loro nominatore il controllo della Nazione mentre l'opposizione andrebbe a scomparire. Almeno quanto a capacità di incidere sulla realtà.

A fronte di questo scenario, Vendola di giorno ci delizia con la sua prosa barocca e tornita, con quelle erre così ben arrotate e quegli aggettivi e congiuntivi sempre schierati e scintillanti, come baionette lucide prime dell' assalto, mentre di notte scivola furtivo a convegni proibiti con le sirene del potere e si lascia tentare e sedurre in amplessi sodomitici (politicamente) cedendo al fascino del Premier come la più inesperta delle vergini o magari la più lussuriosa e laida delle baldracche.

FI, da parte sua, è defunta da tempo, un decesso assistito e fortemente voluto dal suo fondatore - tutto proteso verso altri orizzonti personali e politici - e credo che a Piazza In Lucina abbiano anche ricevuto e controfirmato il certificato di decesso. Quindi l'uomo, il Renzi maximus, si avvia a divenire il signore incontrastato di questa landa desolata che una volta fu l'Italia felix. Roba da rimpiangere Craxi e Andreotti, ma di un sentimente struggente e disperato.

L'ennesima finta liquidazione di Berlusconi, una ridicola commedia dell'arte, andata in scena durante la pantomima quirinalizia, è stata naturalmente accolta col consueto stolto giubilo col quale il popolo italico da tempo scandisce le tappe della sua rovina. Mattarella poi ha suggellato il tutto andando alle Fosse Ardeatine, col solito contorno postumo di canti partigiani e pugni chiusi al vento.

Poi via...tutti a lodare l'astuta manovra di questo giovane politico fiorentino, grande interprete della sinistra riformista, che aveva portato con poche e sapienti mosse un uomo "specchiato" e con "la schiena dritta", ma soprattutto una ventata di rinnovamento, al Quirinale. Questo hanno detto, senza pudore alcuno e senza che a nessuno balenasse il sospetto che si sia trattato della solita operetta burlesca all'italiana, ma tant'è. Questi siamo.

Noi italiani, infatti, siam fatti così, un popolo che in fondo non ha mai ben deciso cosa fare da grande e da che parte stare. Come tendenza ci piace tanto schierarci con i vincitori, ma abbiamo anche il vizio di aspettare che abbiano vinto e stravinto prima di fare la nostra mossa e questo, a volte, disturba assai il tiranno che vorremmo adottare. Con Renzi però non abbiamo avuto titubanze. Con lui da subito, anema e core, in una performance di servilismo e di ansia di prostituirsi che non si vedeva dai tempi delle signorine e degli americani.

Poi però qualcosa era cambiato...che so, forse un soprassalto di dignità, oppure l' IMU incombente o la busta paga di Dicembre. Vai a saperlo. I sondaggi non erano più quel peana parossistico di trombe messicane che scandiva la marcia trionfale del nostro simpatico leader, che in questi mesi, oltre a spremerci come limoni, aveva anche messo a punto un progettino mica male.

Riunire PD, FI e terzo polo centrista in un " rassemblament " da lui ispirato, già trapelava il nome...il Partito della Nazione, e lasciare tutti gli altri alle cure del boia Italicum, la legge elettorale che li avrebbe ridotti (gli oppositori) a dei poveri eunuchi dalla voce fessa. E ti saluto la sinistra interna, e le due ali. Ti saluto tutti.

Ma come in tutti i thriller che si rispettino c'è un ma. Un ma venuto fuori inaspettato, un colpo di scena che ha cambiato tutto lo scenario un ma grosso come una casa. Quel ma si chiama Matteo Salvini, Giorgia Meloni e l'improvvisamente mutato clima nel paese.

I sondaggi del giovane vate fiorentino, infatti, da qualche tempo sono sempre meno favorevoli e una forza di opposizione inaspettata sta prendendo forma davanti ai suoi occhi stupefatti. Una forza, se non avviene nulla, destinata a crescere a mano a mano che i provvedimenti taumaturgici del Premier dispiegheranno in pieno i loro effetti provocando il fallimento di qualche altro migliaio di aziende, il suicidio di un altro cospicuo numero di italiani e un impoverimento ancora più diffuso e generalizzato.

Siamo tutti figli di Machiavelli però, e a questo punto diviene lecito aspettarsi che venga replicato il solito copione. Quello che non fallisce mai: la liquidazione dell'avversario politico via Procura. Magari un capo d'accusa, bello infamante, tirato fuori al momento giusto e dato in pasto all'opinione pubblica secondo il solito rito giudiziario dello Zimbabwe, del quale siamo ormai tributari dai tempi indimenticati e indimenticabili di mani pulite...

Se ciò dovesse avvenire, stante l'abissale ignoranza del nostro popolo, ottuso e pavido come nessun altro, incapace di leggere i passaggi cruciali della sua storia e che molto probabilmente festeggerebbe pure, da par suo, questo ulteriore passaggio verso il baratro, il trapasso a Regime sarebbe solo questione di tempo.

L' ultimo che fece partito unico e lista unica in Italia si chiamava Benito Mussolini, però, e con tutta la simpatia - che peraltro non ho - per Pittibimbo, parliamo di ben altra stazza di uomo, altro spessore di politico e altra circonferenza di coglioni sotto. Alcuni hanno brutti ricordi del ventennio fascista ma credo che quello renziano, se si realizzasse, sarebbe sul serio la tomba dell'Italia.

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