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(Gianfrasket) - Da alcune ore l'esercitazione "Mare Aperto" , con la quale era stata dispiegata una forza di pronto intervento nelle acque antistanti il Golfo della Sirte si è trasformata nella missione operativa "Mare Sicuro" volta alla protezione delle linee di comunicazione, dei natanti commerciali, delle piattaforme off-shore nazionali, delle linee di approvvigionamento energetico e per la sorveglianza delle formazioni jihadiste. Il gruppo navale conta di un cacciatorpediniere, due fregate, una nave di assalto anfibio con a bordo un contingente di incursori e di fanti di marina e dispone di elicotteri e droni. Si punta così ad assicurare un più rapido intervento in caso di necessità per la tutela di connazionali in pericolo e per la sicurezza di infrastrutture di interesse nazionale situate nelle aree a rischio.

Da questo momento l'Italia è teoricamente in grado di intervenire in Libia in tempo reale, anche se il problema  rimane la capacità operativa del nostro Paese, lasciato solo dalla comunità internazionale e non in grado, da solo, di imporre un blocco navale alla Libia o un’eventuale azione su vasta scala. Al momento le nostre forze armate sono sicuramente  in grado di intervenire con alcuni blitz, limitati nello spazio e nel tempo, ma non ci sono né i numeri né la capacità operativa di far sbarcare un contingente cospicuo di forze in Libia, anche se ci dovesse essere il via libera dell’Onu. I tagli alle forze armate e anche la loro riduzione in termini numerici in base a quelli che fino a qualche anno fa venivano definiti come “nuovi assetti geopolitici” non garantiscono all’Italia una concreta capacità di proiezione fuori dai confini nazionali. Di fatto non siamo più nemmeno in condizione di difenderci. Un complimento vivissimo a chi ci ha ridotti in questo stato.

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