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"...quanto alla dignità, quei ragazzi la pagarono con il loro sangue, e pagarono per tutti, anche per voialtri. Ma eravate talmente impegnati a lustrare con la lingua le scarpe dei vincitori che ve ne siete fregati..."


Signora Boldrini,



tenterò di mantenere il giusto rispetto per l'istituzione che lei rappresenta. Per quanto riguarda la sua persona, sono invece convinto che abbia ragione il politologo Giovanni Sartori che la ha definita una "raccomandata di ferro", chiedendosi, insieme a milioni di altri italiani, come sia stata possibile una simile tragedia. Ovvero che una persona come lei, arrogante, saccente e scostante, possa essere stata eletta presidentA della camera e che ciò sia avvenuto grazie al voto illegittimo di un Parlamento che, lo ha sentenziato la Corte costituzionale, non era legalmente nemmeno nella condizione di avviare la legislatura.

E invece, come nel peggiore degli incubi, tutto ciò si è realmente verificato, e dunque ci troviamo con lei, cara presidentA, seduta sullo scranno più alto di Montecitorio, con quella sua aria da zitella inacidita dagli anni e dalla cattiveria verso il prossimo, che ormai quotidianamente offende il nostro buonsenso, la nostra intelligenza e il nostro residuo amor di Patria con le sue ignoranti e sciocche affermazioni in tutti i campi dello scibile politico e umano.

Adesso è già una settimana che ci sta frantumando le scatole con la liberazione, quasi fosse opera sua, e distribuisce sermoni e illuminati persieri che ricalcano pedissequamente l'ortodossia resistenziale più becera e dozzinale.

Dunque le dirò: mio padre, al pari di altri 700 mila e più ragazzi e ragazze di allora, combatté dalla parte sbagliata. Era un ragazzo di Salò, e uso questo termine, reso famoso dal suo predecessore Luciano Violante, perchè so che le dà profondamente fastidio. Mio padre era partìto per fare il servizio militare, ma quando stava per essere congedato scoppiò la guerra e quindi se la fece tutta.

Fece il suo dovere e difese il suo Paese e l'8 settembre, grazie al Re fellone, a Badoglio e a tutta quella cricca criminale che flirtava da anni col nemico, venne fatto prigioniero dai tedeschi, ma appena la bandiera fu rialzata non ebbe esitazioni nel decidere quale fosse la sua sponda del fiume. E non perché fascista, ma semplicemente perché uomo d'onore.

Un ragazzo che aveva speso la sua giovinezza e forgiato il suo carattere sui campi di battaglia sapeva bene cosa fossero la lealtà, la dignità e l'onore e non fu difficile per lui decidere. Anche se quella decisione cambiò la sua vita e lo pose dalla parte che non solo era quella perdente, ma addirittura quella sbagliata. Quel ragazzo, infatti, mio padre, ha perso e con lui tutti i suoi camerati, e questa semplice e incontrovertibile evidenza li ha costretti a prendere atto dell’implacabile giudizio della Storia. Non solo erano dei vinti, ma erano divenuti dei proscritti. Meno della spazzatura. Come voi graziosamente ricordate ogni 25 Aprile.

Però, Signora Boldrini, c'è poco da menare vanto di ciò e c'è anche poco da festeggiare e da ingozzarsi di porchetta, piadine e salsicce rancide nelle vostre squallide e sguaiate feste paesane, perché quel che lei non potrà mai capire e che quei ragazzi sapevano di avere scelto la parte perdente. Lo sapevano perfettamente, eppure decisero lo stesso di giocare quella partita, di perdere e magari di rimetterci anche la vita, ma di testimoniare, nel senso più nobile del termine, con il loro consapevole sacrificio che non tutti gli italiani erano dei vigliacchi e dei voltagabbana e che la guerra si poteva anche perdere, capita nella storia dei popoli, ma la dignità e l'onore andavano salvati se volevamo che ci fosse un dopo per il nostro popolo.

Per gente come lei, Signora Boldrini, tutto ciò è incomprensibile, lo capisco, ma ci sono momenti nella storia di una nazione in cui perdere dignitosamente diventa addirittura più importante che vincere a ogni costo. O fare finta di avere vinto, avendo invece perduto tutto nel peggiore dei modi ed essendo divenuti null'altro che poveri servi. Come noi.

E basta poi con questa favola che c'era chi combatteva per la libertà e chi per l'oppressione. E' una barzelletta che non fa nemmeno più ridere. Fu una guerra civile, spietata. La prosecuzione di quella guerra tra il sangue e l'oro iniziata nel'39, e combattuta adesso anche tra italiani, ove molti, specialmente dopo il 25 Aprile, si schierarono seguendo il vecchio proverbio che tanto bene illustra lo spessore morale del nostro popolo: "Franza o Spagna purchè se magna..:"

Una guerra civile che fu una sequela infinita di orrori, sfociati poi nella mattanza che seguì le radiose giornate che ogni anno festeggiate e che scavò un fossato sanguinoso tra gli italiani che diviene sempre più difficile colmare. Per colmarlo bisognerebbe comprendere le ragioni dell'altro e invece, dopo 70 anni, se possibile, andiamo ancora peggio, e tutto ciò grazie a persone come lei, Signora Boldrini, faziose vestali di questo rito osceno che ogni anno rievoca una pagina che solo noi festeggiamo al mondo.

Chiudo ricordando un episodio. Uno solo ma emblematico dei valori e della storia che tanto arrogantemente lei rivendica. La strage di Pedescala, a nord di Vicenza. Alcuni suoi compagni del ridicolo coro dell'altro giorno a Montecitorio, dopo il 25 Aprile, credettero molto eroico mitragliare le colonne tedesche in ritirata. La reazione fu tremenda e ci furono 84 morti tra i poveri civili.

Nel 1983, Sandro Pertini, uno che di massacri se ne intendeva più che bene, annunciò una visita a Pedescala per consegnare la Medaglia d’Oro al Valor militare. Non poté farlo, poiché i figli e i nipoti di quelle innocenti vittime così gli scrissero.

"...Spararono poi sparirono sui monti, dopo averci aizzato contro la rabbia dei tedeschi, ci lasciarono inermi a subire le conseguenze della loro sconsiderata azione. Per tre giorni non si mossero, guardando le case e le persone bruciare. Con quale coraggio oggi proclamano di aver difeso i nostri cari?"

Ecco, il vero e unico lascito morale della resistenza è tutto in queste parole. Una banda di irresponsabili e vigliacchi che le lascio festeggiare volentieri, signora Boldrini. Io oggi onoro la memoria di mio padre, ragazzo derubato della sua giovinezza e coraggioso soldato, che non chinò la testa e non piegò la schiena, anche dopo la sconfitta, anche dopo essere divenuto un proscritto. E insieme a lui rendo omaggio a tutti i suoi camerati perdenti. A quelli che ce la fecero e a quelli che furono massacrati. Furono perdenti, ma alla fine vittoriosi, perchè noi siamo ancora qui e dunque quel filo che cuce, attraversandola, decenni di storia italiana, non è stato spezzato. Non ce l'avete fatta, cara presidentA, può sgolarsi quanto vuole ma nonostante tutto, alla fine, hanno vinto loro. I proscritti.

Quanto alla dignità, quei ragazzi la pagarono in contanti, con il loro sangue, e pagarono per tutti, anche per voialtri. Ma eravate talmente impegnati a lustrare le scarpe dei vincitori con la lingua che ve ne siete fregati, e l'avete perduta, imboccando quel percorso di servitù e degrado morale che dal 1945 ha portato fino a oggi, in una discesa verso la feccia che pare inarrestabile. E dunque eccoci qui a festeggiare i 70 anni da allora, con questo bel governo, con questo bellissimo parlamento e con lei che lo presiede. E adesso si faccia una bella cantata.

Gianni Fraschetti

...All'8 settembre, al comunicato di Badoglio, piansi. Piansi e non ho mai più pianto. E adesso, oggi, domani, potranno esserci i comunisti, potranno mandarmi in Siberia, potranno fucilare metà degli Italiani, non piangerò più.
Perché quello che c'era da soffrire per ciò che l'Italia avrebbe vissuto come suo avvenire, io l'ho sofferto allora.
Quel giorno io ho visto il dramma che cominciava per questa nostra disgraziata nazione che non aveva più amici, non aveva più alleati, non aveva più l'onore ed era additata al disprezzo di tutto il mondo per essere incapace di battersi anche nella situazione avversa (...) Anch'io, in quei giorni del settembre 1943, fui chiamato ad una scelta.
E decisi la mia scelta. Non me ne sono mai pentito. Anzi, quella scelta segna nella mia vita il punto culminante, del quale vado più fiero.
E nel momento della scelta, ho deciso di giocare la partita più difficile, la più dura, la più ingrata. La partita che non mi avrebbe aperto nessuna strada ai valori materiali, terreni, ma mi avrebbe dato un carattere di spiritualità e di pulizia morale al quale nessuna altra strada avrebbe potuto portarmi...

Junio Valerio Borghese

Lettera aperta a Laura Boldrini per il 25 Aprile
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