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di Gabriele Adinolfi -

 

Tre attentati nella notte, il più devastante dei quali alla libreria Ritter praticamente distrutta. Così qualche nostalgico degli anni in cui le sedi fasciste si chiudevano col fuoco e uccidere un fascista non era reato (ma in fondo quando mai lo è stato?) ha voluto reagire all'omaggio che Milano tributa ogni anno, il 29 aprile, alle vittime inermi del terrorismo comunista. Carlo Bersani (1945), Sergio Ramelli (1975), Enrico Pedenenovi (1976).
Fin qui nulla di eccezionale, a parte il revival dell'imbecillità vigliacca.

Certo, la retorica del settantennale del 25 aprile da parte delle alte cariche istituzionali non ha aiutato. Chi colpisce nell'ombra e raramente viene perseguito - e non di certo perché non si sappia chi sia! - ascoltando quelle parole di fuoco si sente impunito. Quanta leggerezza!
Sia chiaro che ce ne freghiamo della devastazione bombarola che, per Ritter, come in passato per Cuore Nero, si rivelerà un elemento catalizzatore che consentirà di affrontare i costi, fungendo da collante unitario.

Quello che preoccupa è il revival di un clima da 1973. Sembra di essere stati trasportati nuovamente all'indomani del rogo di Primavalle con il funerale dei fratelli Mattei attaccato a colpi di bottiglie molotov e il Messaggero e Dario Fo che delirano a proposito di "faide interne" a protezione dell'assassino.

L'Espresso online, proprio oggi 29 aprile, se n'è uscito con uno speciale e con uno scoop. Poiché due anni prima Sergio Ramelli aveva partecipato agli scontri con la Polizia in quel fatidico Giovedì Nero, allora non è più una vittima. Fascista era e in quanto tale... Un liceale caduto in un'imboscata da parte di numerosi adulti vigliacchi, massacrato a colpi di chiave inglese e deceduto dopo quarantasette giorni di agonia, insomma, ci può stare.
Mancano solo gli applausi del Consiglio comunale, come allora.

In quegli anni, alla madre di un altro ragazzo massacrato dai rossi che chiamò angosciata in ospedale per chiedere sue notizie, fu risposto "che importa signora, tanto era un fascista!"
Ci siamo nuovamente. Ora c'è il rischio che un'oligarchia traballante che deve far fronte - molto male - a milioni di emergenze, possa essere tentata dal revival di anni di piombo e dare quindi sempre più via libera a questi piccoli, feroci, stupidi infami. Lo ha fatto tante volte...

C'è però da dire che manca l'humus per la violenza diffusa e che serviranno davvero salti mortali per impedire che gli inquirenti fermino tutti mettendo le mani sui pochi esagitati. Ha ragione Marx quando dice che la storia quando si ripete passa dalla tragedia alla farsa.
I pericoli ci sono tutti ma a guardar bene, a osservare le facce degli esagitati, specie di quelli più rappresentativi, è difficile dire che non abbiamo a che fare con degli autentici buffoni. Non so quanto sia meglio per il nostro Paese. Per il disegno di nuovi anni di piombo può essere rassicurante.

Questi non arrivano neppure alle caviglie dei partigiani. Il che è tutto dire.

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