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di Gianni Fraschetti -

 

Non sono mai stato un grande estimatore di Tsipras, tutt'altro. Lo vedevo, insieme a Varoufakis, un esponente di quella "gauche caviar" della solidità, consistenza e capacità combattiva di un preservativo pieno d'acqua. Questa volta però devo ricredermi e non posso che inchinarmi di fronte al coraggio di quest'uomo. Il coraggio di avere tenuto testa fino a oggi e di avere pronunciato infine parole, nel suo appello al popolo greco, che hanno scavato un solco incolmabile tra la Grecia e i suoi aguzzini:

“Chiedo a voi di decidere – in nome della sovranità e della dignità che la storia greca richiede – se noi greci dobbiamo accettare un ultimatum dai fini estorsivi che impone una severa e umiliante austerità senza fine e senza la prospettiva di poter reggerci di nuovo sulle nostre gambe economicamente e socialmente. Il popolo deve decidere liberamente se accettare o no il ricatto”.

Tsipras tocca il cuore del problema, utilizzando termini che paiono tratti da uno dei Cantos di Ezra Pound e non si prestano certo a equivoci e a interpretazioni, gettando nella mischia, quale elemento decisivo e risolutore, il cuore e la dignità di un popolo e di una terra che ha visto nascere la stessa parola democrazia. La civiltà, quale noi la conosciamo, ed è utile ricordarlo, è nata tra Roma e Atene. Pensare a una Europa senza di loro e magari con la Turchia dentro offre l'esatta misura della follia che stiamo vivendo.

L’Unione europea, il Fondo monetario internazionale e la Banca Centrale europea conducono infatti da tempo una politica il cui unico scopo è quello di perseguire un disegno politico volto a schiacciare i singoli Stati, a toglier loro ogni brandello di sovranità e dignità, di spazzare via lo stato di diritto, la democrazia, la libertà economica, la sicurezza sociale e la stessa speranza in un domani migliore.

Gli italiani non devono illudersi e con loro gli altri popoli latini: quel che accade oggi ai greci, domani toccherà anche a loro.
Ricorrendo al referendum, Tispras mette il destino della Grecia in mano al suo popolo rendendolo responsabile e arbitro del proprio futuro. Un passo decisivo, dal quale, comunque vadano le cose, non ci sarà ritorno.

Decidano dunque i greci se vorranno essere schiavi per sempre o tornare a essere uomini (e donne) liberi, a costo di sfidare le ire dei padroni delle ferriere e l’inevitabile bufera che si abbatterà su di loro e che quei potenti scateneranno per ammonire gli altri popoli a non osare altrettanto.

La sfida è davvero tra una nuova speranza di una nuova Europa e la peggiore e più triste delle dittature. Ogni cittadino del Vecchio Continente, in questo momento, è come se fosse nato sotto il Partenone e bisogna augurarci con tutte le nostre forze che i greci abbiano la forza e il coraggio di fare la cosa giusta. Costi quello che costi. Altri seguiranno allora e la speranza tornerà a battere le ali sui cieli d'Europa.

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