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(Gabriele Adinolfi) - I politici travolti non hanno ancora capito cos'è successo né che i giochi sono cambiati

 

Nel 1993 mi trovavo per un breve tempo a spasso per Roma (rilasciato da Rebibbia, assolto, per poi tornarmene in Francia): passando da Giolitti udii deputati e portaborse che ciarlavano gioiosi, altezzosi, sicuri di loro, convinti di essere eterni, eppure Mani Pulite li stava spazzando via, era questione di ore. A differenza di tutta la gente, loro, rinchiusi nel proprio ghetto d'avorio, non se n'erano accorti.
Sono trascorsi vent'anni, cambiate le facce, ma la storiella si ripete.
Eppure si è palesato, addirittura ufficializzato, il gap tra la Casta che decide e un popolo parcellizzato e confuso in un assemblearismo giacobin-borghese che vive e che mette in scena, per usare un'espressione felice di Gaetano Rocco Martinelli, una realtà discronica. Ovvero al di fuori dei ritmi del tempo.

I perché della vittoria 5 Stelle e dell'altrui sconfitta
Tra i fuori tempo, i “politici”. E come lo vivono questo scossone di cui non sembrano essersi resi ben conto? Fatta ovviamente eccezione per lo stato orgiastico dei grillini, tra di loro vanno di moda le autocritiche e gli strali incrociati. Nel Pd chi accusa Renzi, chi i renziani, chi gli anti-renziani; a destra fanno a gara per stabilire chi ha fatto meno peggio tra Forza Italia e Lega e intanto riparte lo stucchevole ritornello delle primarie.
In realtà la conquista dei consensi dei Cinque Stelle e il conseguente disastro altrui sono descrivibili in pochi dati, assai chiari.
Il primo è la pretesa onestà delle facce nuove. Si ha un bel dire che sono integri solo perché lontano dalla marmellata, in realtà stanno godendo dello stesso stato di grazia dei missini vent'anni orsono quando si diceva “meglio fascista che ladro”. Faranno ricredere ben presto tutti con il loro comportamento? Non lo sappiamo ma il mangia-mangia, non necessariamente disonesto ma comunque imbarazzante, delle co-lottizzazioni messe in piedi dai post-missini, ora si paga. Altro che primarie o secondarie!
Il secondo motivo di successo è la duttilità. Si dice che i grillini siano caotici, confusionari, ambigui, incapaci e che apportino tutto e il contrario di tutto. Forse, lo vedremo. Ma l'insegnamento che fu fascista per il quale et et dà sintesi e allarga i consensi, in questi lidi è stato ampiamente dimenticato. In ciò Salvini e la Meloni a mio avviso sono stati deleteri, come approfondirò tra poco.
Il terzo elemento vincente è la novità mostrata nella rappresentazione e nel linguaggio. Gli altri ne sono stati travolti. Se a sinistra è andata in scena la tristezza ammuffita, a destra si è parlato a slogan, con una ripetizione a mantra di atteggiamenti antropologici scontati e perfino scimmieschi. Soltanto Salvini ha segnato una qualche discontinuità verbale e questo spiega perché abbia galleggiato sopra gli altri.

Nanismo
Restando nel versante destro della disperazione, poco si può fare per ovviare al primo punto dell'altrui vittoria e della propria disfatta. Il modo rovinoso in cui è crollato il palco impedisce, a mio parere, qualsiasi ripresa che non sia compiuta non solo da facce nuove ma da espressioni politiche inedite.
Detto questo, gli altri due punti diventano accademici, eppur utili da approfondire per chi voglia in qualche modo far pesare un'azione politica in quell'alveo.
Sono convinto che il grande handicap che ha messo fine all'avanzata travolgente di Salvini malgrado il suo mostrarsi nuovo, stia nella scelta di un antagonismo circense basato su formule rudimentali. No all'Euro, no alla Ue, viva la Russia, sono argomenti che personalmente condivido nulla o poco, ma non è questo il punto. Lo stato di estremismo isterico è sempre sterile. I Cinque Stelle lasciano aperte tutte le possibilità, anche quella di uscire dall'Euro visto che, in perfetta sintonia con i Rothschild loro benedicenti, siedono a Bruxelles con Farrage, eppure non hanno fissato paletti bassi con cui sparigliare e prendono anche chi non è ipnotizzato da questa formula magica ad minchiam.
Berlusconi, che resta ancora l'unico gigante tra nani rampicanti, aveva affrontato la cosa in maniera ben differente. “Nazionalizziamo la Banca, emettiamo quantità maggiore di valuta e se ci costringono discutiamo anche l'uscita dall'Euro”. Solo uno stupido non è capace di cogliere quale diversa portata di consensi ci sia tra la prima posizione, puerile e la seconda, matura.

Addio
Salvini, monocolus in terra caecorum, ha dominato il linguaggio e il modo di proporsi nella riserva di caccia che si contendeva con dei mediocri assoluti. Così facendo si è inglobato buona parte dell'elettorato alleanzino e ha promosso trionfalmente la sua persona, ma lo ha fatto a scapito dell'identità leghista originaria e della sua stessa tenuta interna. Tant'è che gli schiaffi li prende in casa mentre il balzo in avanti a sud non si verifica.
Il risultato è che si ritrova in un'impasse, senza grandi prospettive, leader dimezzato senza possibilità di fare il grande salto. O s'inventa qualcosa o dovrà accodarsi al neo-battezzato alter-Renzi, Parisi.
Fratelli d'Italia, ultimo ridotto del post-missinismo, fa il pieno del barile interno a Roma ma per il resto, in una serie di tracolli rumorosi, regge qua e là, più a nei sulla pelle che a macchia di leopardo, tanto da rischiare seriamente l'estinzione.
Se continueranno così, i populisti nostrani dovranno necessariamente oscillare a pendolo tra il fare gli aiutocamerieri dei camerieri di Parisi e gli estremisti strumentalizzati che impediscono l'avvento di qualsiasi novità. Per l'una e per l'altra cosa non servono apparati e chiunque va bene, quindi chi ha una carriera consolidata rischia davvero il prepensionamento.
Insomma, la situazione a destra è disperante, ma il dibattito oggi verte sulle primarie, sulle alleanze, sugli inciuci...
Buon 1993 in ritardo, gente, vi auguro di non farvi molto male al risveglio. Per molti di voi è un addio, speriamo che sia decoroso

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