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Il terremoto e il referendum: Rossella la vede così

È forse il terremoto più brutto della storia moderna. Lo è per le tante vittime che purtroppo non ce l hanno fatta, lo è per gli ingentissimi danni, lo è per le enormi sofferenze a cui gli scampati sono ora soggetti. Lo è perché capita nel momento storico più buio, disastroso, squallido, affamato, disagiato, misero e privo della nostra storia, un momento dove abbiamo un governo abusivo e imposto che non fa gli interessi nazionali del proprio paese ma solo quelli delle proprie tasche e di quelli di tutto il resto del mondo, in cui c’è una crisi economica senza precedenti, in cui la società stessa si sta sfilacciando, in cui la percezione della realtà e manipolata come non mai.

A farne le spese sono tutti i terremotati che, dal primo movimento tellurico, avvenuto ormai quasi tre mesi fa, ancora non hanno visto un provvedimento, solo uno, che li faccia sperare in qualcosa. Ci sono ancora le tende che volano via col vento, i pantani di fango, le mense comuni. I nostri tesori d’arte sono lasciati alle intemperie, non fosse per i volontari, con un Mibact assolutamente assente e un Franceschini latitante. Siamo ancora in piena emergenza dopo un tempo enorme dalla prima emergenza, un tempo in cui si sarebbe dovuto iniziare a ristabilire una certa normalità.

E nessuno ne parla più.

Le Marche stanno messe peggio rispetto al Lazio martoriato. Le stanno già dimenticando, e anche di loro non se ne parla quasi più e questo è un bruttissimo segnale. Spariti dai telegiornali Castel Sant’Angelo, Ussita, Visso. Figuriamoci i centri che hanno subito relativamente meno danni. Non ci sono state vittime nelle Marche nel sisma più recente, grazie a Dio. Ma abbiamo perso paesi interi, tesori inestimabili. La nostra fascia montana e pedemontana, e per pedemontana, per la nostra geografia, significa a venti chilometri dal mare, non ha più parte della propria economia, quella legata al turismo culturale. E non si vede nulla all’orizzonte, a parte i proclami incredibili e puerili del più dannoso e vergognoso Presidente del Consiglio.

Andando di questo passo non ci sarà alcuna ricostruzione. Del resto L’Aquila docet, la città è ancora un fantasma e quella è L’Aquila, mica Ussita. La gente, trapiantata sulla costa, se non ritorna in fretta sulle proprie terre le perderà, attecchirà sul litorale, troverà qui sostentamento (forse e comunque sempre dopo i migliaia di clandestini africani) e non tornerà più verso le proprie radici che moriranno. È necessario agire in fretta ma a sto vergognoso e ignobile governo non interessa. Le Marche, oggi, vedono davanti a loro un destino segnato: la desertificazione di un territorio bellissimo, tra i più belli d’Italia, ricchissimo, potenzialmente una miniera d’oro che viene lasciata morire, implodere sotto il peso non delle macerie ma dell’incapacità e della disonestà di chi dovrebbe prendere le decisioni, di chi proclama giustizia ma poi non lo fa.

È una tragedia immane, infinita, un genocidio del popolo italiano, culturale ed anche religioso, portato avanti con televendite politiche delle più subdole, con un presidente del consiglio falso, sleale, ipocrita, ingannatore, viscido, doppio, ambiguo, equivoco, infido e bulimico di potere, nel solco profondo e nelle tradizioni allucinanti dei 70 anni di questa sgangherata repubblica delle banane

Ci fa credere il contrario. Che tutto va bene. E il bello è che ci crediamo.

Se volete per una volta dimostrare che avete un cuore, un'anima e un briciolo di cervello sommergetelo di NO al referendum del 4 dicembre. Non certo per difendere la costituzione, scritta da una branco di assassini e traditori con le mani ancora sporche del sangue dei loro fratelli, ma per annunciare loro che la festa è finita. Il popolo italiano si alza in piedi e riprende nelle sue mani il suo destino.

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