(Gianni Candotto) -
1) Trump ha vinto nonostante la sconfitta dei repubblicani
Intanto una considerazione: Trump ha vinto, ma il Partito Repubblicano ha perso. Già: pochi, soprattutto in Italia, si sono accorti che nello stesso tempo negli USA si votavano anche 36 seggi al Senato e il Congresso. Al Senato il Partito Repubblicano ha perso due seggi passando a 52 (su 100), mentre al Congresso i repubblicani, pur mantenendo una considerevole maggioranza (238 a 193), hanno perso ben 6 deputati. Particolarmente interessanti sono 3 distretti della Florida rubati dai Democratici ai Repubblicani (i collegi 7, 10 e 13), dove gli stessi elettori hanno votato il candidato democratico alle politiche e Trump alle presidenziali. Cosa significa questo? Che mentre il partito repubblicano non ha entusiasmato, ha entusiasmato il candidato Trump (che alla fine avrebbe raggiunto i 306 grandi elettori, anche se quelli del Michigan non sono stati assegnati, in quanto la vittoria di Trump ormai era definita). Ma cosa ha portato alcuni elettori, specie nello stato chiave della Florida a votare i Democratici alla Camera e Trump come presidente? Evidentemente le idee di Donald, non il partito.
2) Il merito della vittoria è nelle idee innovative di Trump, altro che le stupidaggini dei media su voti razziali, uomini donne, laureati e non;
Trump è stato il primo candidato, di uno dei due grandi partiti americani, ad essere veramente indipendente dal partito dai tempi di Teddy Roosevelt, al punto da essere duramente osteggiato dallo stesso (in campagna elettorale i vari Rubio e Cruz hanno usato parole peggiori per Trump di quelle usate dalla Clinton e addirittura anche dopo la "nomination" squallidi parrucconi tipo McCain e la dinastia Bush hanno fatto campagna contro). Trump ha vinto perchè ha portato delle idee dirompenti e odiatissime sia dai maggiorenti repubblicani che da quelli democratici, ma con esse ha conquistato i cuori e le menti delle persone comuni. Del popolo. Il messaggio era fortemente sociale, quasi socialista, in difesa dei disoccupati, degli operai, del ceto medio (lotta contro la globalizzazione, contro la delocalizzazione, protezionismo, introduzione della Steagall Glass ecc.) e fortemente nazionalista (difesa dei confini, no all'immigrazione, rimpatrio dei clandestini, rafforzamento della sicurezza ecc.ecc.).
Una cosa che gli analisti semicolti non hanno mai capito è che imperialismo e nazionalismo non hanno nessuna correlazione diretta e in questo caso, anzi, erano due opposti: infatti Trump è un nazionalista ma è isolazionista (distensione con la Russia, fine delle sanzioni, disimpegno dalla Nato, disimpegno in Medio Oriente, disimpegno in Ucraina e in tutti i fronti creati da Obama), la Clinton era antinazionale ma imperialista (ci avrebbe portato sicuramente a duri scontri contro la Russia e non si sa quanto sarebbero stati scontri diplomatici piuttosto che militari).
In definitiva l'idea vincente di Trump è quella che potremmo definire come una sorta di socialismo nazionalista.
3) Il quarto potere non esiste più
I media, il cosiddetto quarto potere, non riescono più a influenzare in modo significativo le elezioni. Ed è logico: se gli organi di informazione si trasformano in organi di pura propaganda (cosa avvenuta da più di qualche anno) non sono considerati "autorevoli" (semmai lo siano stati), ma solo dei servi del potere. E quindi più fango smerciano più, anche per reazione, il popolo si ribella. In questa campagna elettorale hanno fatto di tutto: nascosto qualsiasi cosa danneggiasse la Clinton e ingigantito all'inverosimile qualsiasi notizia, a loro avviso, potesse danneggiare Trump. Ma tutto fu vano. Trump ha definito i giornalisti "la feccia della società".
Hanno fatto di tutto per dimostrargli (e stanno perseverando) che ha ragione.
4) Trump: un modello per il centrodestra europeo del futuro
Oggi Parisi, intervistato sul Messaggero Veneto, ha detto che il suo compito è costruire un centrodestra anti Le Pen e anti Trump, liberista, europeista e moderato. Un altro che non ha capito niente. Il cosiddetto voto moderato non esiste più: quelli che una volta erano i moderati adesso sono morsi dalla crisi e non sono per niente moderati, ma incazzati neri. Questo perchè le politiche liberiste, europeiste, austeriste e atlantiche hanno portato solo disoccupazione, crisi e disperazione. Il centrodestra che vorrebbe costruire Parisi già c'è, si chiama PD renziano. Se Berlusconi vuole rifare il Nazareno tanto vale che lo faccia di persona, invece di mandare avanti un provocatore come Parisi (sì perchè sti sedicenti moderati sono dei bei provocatori: come fai a dire di costruire qualcosa insultando pesantemente i due partiti che insieme hanno il 70% del centrodestra, cioè Lega e Fdi?). Lasciando da parte l'inutile Parisi, la strada vincente è una sola: la nostra. Quella della destra sociale, popolare e nazionale. E' su queste basi che si può costruire un'alleanza per il popolo. Così in Italia, così in Europa