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(Gianni Candotto) - Considerazioni per alcuni amici che hanno storto un po' il naso per la partecipazione di Salvini al 10 febbraio a Trieste, soprattutto dopo un provocatorio articolo del Piccolo che scriveva che Fratelli d'Italia "affiancherà Salvini alla manifestazione del 10 febbraio". Tanti amici hanno sbuffato: "Ma come? Siamo dal 1945 che ricordiamo i nostri caduti, gli italiani infoibati per l'italianità delle nostre terre d'Istria, Fiume e Dalmazia e adesso saremmo noi ad affiancare gli amici della Lega che vengono per la prima volta?" Al netto dell'articolo provocatorio (e come tale va derubricato) vorrei farvi qualche riflessione. 
Il 10 febbraio rappresenta comunque anche il rovesciamento della narrativa imperante sulla guerra, dove la firma del trattato di pace con gli Anglo americani rappresenta, non un giorno di "liberazione", ma un giorno di luttuosa memoria, il giorno l'Italia ha perso i territori d'Istria Fiume e Dalmazia. La memoria dei tanti caduti sul fronte orientale. La memoria dell'occupazione slava e di quella inglese. La memoria dei crimini di Tito e di Winterton. Della pistola patriottica di Maria Pasquinelli e della Rivolta di Trieste.
Vero è che dal punto di vista istituzionale è solo il ricordo asettico di morti ed esuli e le istituzioni lo disertano il più possibile (vedi Mattarella che ha altro da fare), ma noi sappiamo bene che rappresenta, almeno nel nostro intimo, anche qualcosa d'altro, rappresenta l'unico ricordo istituzionale che abbia a che fare con il nazionalismo e con l'opposto della narrativa resistenziale. Anche perchè i partigiani italiani collaborarono attivamente all'infoibamento degli italiani che sognavano l'Italia e non il Friuli e la Venezia Giulia Jugoslave.
E non è bellissimo che anche la Lega, che fino a pochi anni fa sputava sull'Italia, con Bossi che diceva "noi siamo i nuovi partigiani", "mai coi fascisti" o con Salvini che si definiva "comunista padano", adesso non solo abbia abbandonato completamente quei temi, ma anche partecipi ai momenti di raccolta simbolo dell'Italianità e, se accettassimo il punto di vista di sinistra, "più nazionalisti, revisionisti e revanscisti"?
Siamo forse noi andati a Pontida? Siamo forse noi andati a portare ampolle del Po? Sono diventati questi forse i nostri valori fondativi?
Quello sarebbe stato il dramma per noi!
Sù! 
C'è solo da essere felici che l'alleanza sovranista di piazza San Silvestro trovi il fondamento nei valori che abbiamo sempre portato avanti noi: quelli della destra sociale e per di più con tanto dei nostri ricordi e della nostra narrativa storica.
E' la nostra vittoria.

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