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(Guido Falck) - Andando al fulcro del problema, quello che sta succedendo non è cosa da poco.
In questi mesi è avvenuto un cambio di paradigma violento e voluto negli usi e costumi della popolazione occidentale.
La verità non è che da oggi c’è un virus mortale. Ce ne sono sempre stati e sempre ce ne saranno.
Quello che sta cambiando è come ci stiamo comportando rispetto a ieri.
Oggi ci portano in ogni modo a guardare laddove prima non guardavamo, hanno illuminato a giorno la nostra natura mortale al cospetto del mondo che ci circonda, debolezza che esiste da quando è nato l’uomo. Non è una grande novità.
Di veramente nuovo c’é solo la imposizione costante della nostra provvisoria presenza su questa terra, terrorizzandoci 24 ore al giorno col numero dei morti, dei contagiati e dei malati senza chiederci se davvero siano cresciuti rispetto a prima, a come è sempre stato.
La verità dei numeri é incontestabile e se solo si andasse a verificare scopriremmo che nulla è cambiato sotto il cielo e che non c’è davvero nulla di diverso rispetto a prima.
Gli anziani sono sempre morti di influenza e in certi anni le terapie intensive in certi luoghi erano sature. Quella che è cambiata è l’attenzione che diamo a tutto ciò, e la vera domanda da porsi è se la società potrà accettare quello che è sempre stato, ma era troppo distratta per vedere, smettendo dunque di essere terrorizzata, o prevarrà la sorpresa di scoprire - per la prima volta e di colpo - la propria fragile essenza, la cruda realtà della mortalità.
In una società come la nostra che ha bandito da decenni il sacro e l’umana condizione, ed eretto a sacerdoti, depositari e vestali della verità assoluta, mezzibusti desolanti, ma iperpotenziati dal mezzo di comunicazione - che ci accompagnano, minuto per minuto, durante le nostre giornate - alla ricerca del facile ipocondriaco consenso, è facile capire che vincerà la seconda.
È giusto dunque fissarci bene in testa che la nostra economia non potrà sopravvivere a questa vittoria, poiché l’idea positivista dell’aver dimenticato la nostra mortale e umana condizione, con il suo corollario dell’eterna giovinezza, verrà inesorabilmente travolta.
Una idea e un modello economico col quale avevano creato Il turbocapitalismo, l’iperconsumismo, e una società nata malata che sta venendo giù al primo spiffero di maestrale. Un modello che in una società diversa, fortemente aggrappata ai valori naturali e tradizionali, e quindi sostanzialmente più matura non avrebbe mai potuto avere ricevere accoglienza.
Ci hanno ridotto a una massa informe di individui immersi nel proprio totalizzante egoismo, ci hanno privato di ogni elemento qualificante l’essere umano (lealtà, coraggio, generosità, altruismo...) e in cambio abbiamo avuto 1000 canali televisivi e un mondo luccicante di balocchi che per la maggior parte di noi restano solo un sogno.
Se cambia il paradigma alla base della nostra vita, e sta cambiando, nulla sarà più come prima, bisognerà prepararsi a un “dopo” assai diverso dal presente, un nuovo mondo assai meno colorato e meno scintillante, meno falsamente amichevole e politicamente corretto, ma molto più povero e duro. Un mondo brutale, forse, ma probabilmente più vero e ricco.
Da lì dovremo ripartire. Siamo pronti? Non credo..
Il navigare aiuta l’animo dell’uomo a ritrovare il giusto equilibrio a guardare la realtà con quella distanza che serve per comprenderla un po’ meglio, a mettersi alla prova e farsi bastare ciò che si ha.. per forza.. Ho paura che saranno tutte cose che presto dovremo imparare a saper fare, presto e bene. Saranno le uniche compagne che avremo lungo il cammino.
Forza e coraggio!