E' stupefacente la capacita' che abbiamo di trasformare tutto in una sgangherata festa di paese e di festeggiare tutti felici eventi e date che in altre nazioni passerebbero sotto silenzio o quantomeno verrebbero accuratamente rivisitati fino a fare emergere la cruda verita' e come andarono realmente le cose. Un certo tipo di bugie vanno bene e funzionano nell' immediato, a ridosso degli eventi quando tutto e' stato distrutto e bisogna comunque ripartire da qualcosa di positivo e da li' costruire una storia nuova che possa appartenere a tutte le parti in causa. Poi bisogna aprire alla verita' se si vuole mantenere la ecumenicita' dell' evento, da noi si e' scelta invece la strada delle favolette per l' infanzia. Buone per tutte le generazioni che si susseguono ma solo per loro e finche restano bambini pero', perche' dopo, quando i piccoli crescono non funzionano piu' e sanno tanto di spudorata presa in giro. Approfitto di una di queste date, il 25 Aprile, assurto dalle nostre parti alla stregua di evento salvifico, popolato di eroi buoni e di orchi cattivi di nero vestiti, per pubblicare questo appello, questa lettera, o forse e' meglio dire questa esortazione che ho trovato su Internet. Non si parla del 25 Aprile che francamente ne ho le palle piene ma di quell' altro grande evento del quale la resistenza e' stata battezzata quale ideale completamento. Il risorgimento ovvero l' unita' d' Italia della quale festeggiamo quest' anno i 150 anni, con quello stile asciutto e privo di retorica proprio della nostra classe politica ed in special modo di quel galantuomo che risponde al nome di Giorgio Napolitano, al quale bisognerebbe che qualcuno spiegasse che si puo' prendere per il culo pochi per molto tempo, oppure tanti per poco tempo ma non si puo' avere la pretesa, seppur presidenziale, di prendere per i fondelli tutti a tempo indeterminato.
Gianni Fraschetti
E’ scoppiata le febbre della “festa” per il 150° dell’Unità, e mi compiaccio per questa lodevole iniziativa che tra gli amministratori è divenuta una gara per farne un evento “altamente patriottico”.
Al fine di rendere questa festa più completa e più ricca di nozioni, auspico che gli organizzatori (amministratori, docenti, comitati cittadini, presidenti di Enti, etc) abbiano inserito anche importanti documenti dell’epoca, tipo i “bandi” emanati dagli ufficiali piemontesi, o le “istruzioni” per “educare il popolo meridionale”, in particolare quello emanato da un ufficiale (Mag.re Fumel, lo si trova su internet) che operava in Calabria, in cui ordinava di fucilare la nostra gente per un nonnulla ; oltre ai dati “ufficiali” che ci raccontano che solo nel primo anno di “liberazione” fucilarono 8968 meridionali, 10.804 feriti; 6.112 prigionieri; 64 preti, 22 frati, 62 giovani e 63 donne uccise; 13.529 arrestati; 1.000 case distrutte; 6 paesi incendiati; 12 chiese saccheggiate; 1.428 comuni depredati. Auspico che qualche amministratore abbia persino inserito brani di corrispondenza dell’epoca tra i vari Primi ministri, Senatori e Onorevoli dell’appena nato Regno D’Italia, in cui si evince, senza tanti complimenti, tutto lo sdegno ed il ribrezzo verso il popolo meridionale (caffoni e affricani con 2 f ). Spero che qualcuno abbia inserito anche documenti o foto dello “scienziato” piemontese Cesare Lombroso, quello che definì i meridionali (quindi noi) “… biologicamente inferiore, semi barbari o barbari completi, per destino naturale”, i cui “studi” venivano fatti sulle teste decapitate dei meridionali (si possono ancora vedere, sono esposte nel Museo che Torino gli ha dedicato nel 2009, o sul sito internet). Spero inoltre che qualche illuminato professore inserisca anche la cospicua documentazione sui “lager” ove i “padri della Patria” (quelli che oggi stiamo festeggiando) deportarono oltre 80.000 soldati meridionali per farli morire di stenti e di freddo : Fenestrelle è ancora lì, incastonata a 2000 metri sulle Alpi che sovrastano Torino, e vi può trovare ancora la vasca in cui, con la calce, scioglievano i corpi dei nostri conterranei, (morti senza tomba, senza nome e senza onore) oltre alla “mitica” scritta “Ognuno vale non in quanto è ma in quanto produce" (un accenno, giusto per fare un parallelo con la scritta dei lager nazisti : “Il lavoro rende liberi”).
Spero che qualcuno abbia inserito, in una di queste innumerevoli manifestazioni, i dati economici delle Due Sicilie, che fino al 1860 la vedevano terza potenza del mondo per industrializzazione, per riserve auree delle banche, per politiche sociali, per capitale circolante, per scuole, ospedali, università, arte, cultura, lavoro, per la flotta mercantile e militare, per teatri e giornali e per tanto ancora, e spero ancora che qualcuno voglia riportare i dati economici dopo il 1861 (scritti da Francesco Saverio Nitti nel 1910 circa), dai quali si evince che dopo il 17 Marzo 1861, la gente del sud ha iniziato ad emigrare, non prima, ed i nostri figli, che ancora oggi lasciano la nostra terra in massa, appartengono all’ultima generazione dei 25 Milioni di onesti e laboriosi meridionali emigrati dopo la data che stiamo festeggiando. Spero che qualcuno esponga i dati della spartizione, tra nord e sud, dei soldi pubblici dal 1861 ad oggi, con i quali si potrebbe meglio spiegare ai nostri giovani figli perché siamo diventati “terroni, sudici e pezzenti” e soprattutto extracomunitari in patria. Si potrebbe anche spiegare come hanno cancellato la nostra storia e la nostra memoria, sostituendola con una loro fiaba romantica che tende a sottolineare l’inferiorità del popolo meridionale, lo stesso popolo che voi invitate, con una retorica anche falsamente ed interessatamente romantica, a festeggiare i loro aguzzini. Se nessuno dei nostri amministratori ha pensato di esporre quanto sopra elencato, bhé può farlo velocemente: basta andare su internet per trovare tutto quanto ho scritto sopra: foto, atti, bandi, lettere e quanto altro necessita per una migliore riuscita della “festa”, e soprattutto per non raccontare più menzogne ai nostri figli, ma per dare loro quella dignità che alla mia generazione è stata negata: siamo stati educati dalla scuola a sentirci gli italiani poveri e “terroni”, mai abbastanza grati verso i generosi fratelli del nord che, con “sacrificio e abnegazione” ci salvavano dalla tirannia……..per renderci loro schiavi ed una loro colonia!
Ma non mi si fraintenda, io sono orgoglioso e felice di essere italiano, ma questa Italia Unita l’avrei preferita “madre di tutti” e non “matrigna” del Sud, e da buon italiano sono felice di celebrare questo evento, ma festeggiarlo no, significherebbe mentire a me stesso, alla storia, al milione di morti che non hanno tombe, ai miei figli e alle generazioni future. Francamente non posso!.
di Michele Bisceglie