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di Gianni Fraschetti -

...Dove i figli della guerra, partiti per un ideale, per una truffa, per un amore finito male...hanno portato indietro le loro salme nelle bandiere, legate strette perche' sembrassero intere.....L' antologia di Spoon River ci tocca ormai da vicino, con quello di oggi siamo a quota cinquanta....Cinquanta ragazzi morti laggiu', non si sa perche', non si sa per chi, non si sa per cosa.

L’ATTACCO 
"Ice" e "Snow", l’avamposto lì vicino (dove venne ucciso l’alpino Miotto), sono due fortini che quasi ogni giorno vengono presi di mira dagli "insorti". Stavolta l’attacco comincia di buon ora. Sparano colpi di mortaio, ma nessuno centra l’obiettivo. Sembra tutto finito, ma nel pomeriggio (sono le 18, le 14.30 in Italia), si ricomincia. Ora la mira è più precisa ed una o più bombe cadono nel perimetro della base. Si alzano in volo gli elicotteri d’attacco Mangusta e la minaccia viene «neutralizzata». Ma la tragedia si è già consumata. E viene da porsi la prima doverosa domanda, perche' i Mangusta non hanno soppresso le sorgenti di fuoco nemico non appena si sono manifestate ?  Sappiamo che le FOB incastrate tra il deserto e le montagne del Gulistan sono una piccola ( di dimensione ) succursale dell'Inferno. Ice e Snow, l' avamposto dove venne uucciso l' alpino Miotto, sono bersagliate quasi quotidianamente, non sarebbe stato opportuno bonificare a dovere la zona senza aspettare che ci scappasse il morto ? A cosa servono altrimenti gli elicotteri d' attacco e le Forze Speciali ? Gli uomini della Task Force 45  ci  vengono invidiati da mezzo mondo, forse sarebbe il caso che qualche volta venissero utilizzate anche in operazioni di messa in sicurezza dei nostri avamposti e non solo per dare la caccia ed assassinare ( e' brutale detta cosi' ma non esistono altri termini ) i capi della guerriglia. Oggi un nostro soldato ha pagato con la vita manchevolezze non sue ed altri cinque sono stati feriti.

 

LA VITTIMA E I FERITI 
Il sergente Michele Silvestri - campano di 33 anni, sposato, un bambino piccolo, in servizio presso il 21° reggimento Genio Guastatori di Caserta - era arrivato solo da 10 giorni in Afghanistan. È lui ad avere la peggio. Viene subito soccorso, ma le schegge lo hanno dilaniato. Per lui non c’è niente da fare. Cinque i feriti (tre del primo reggimento bersaglieri di Cosenza, uno del 41° reggimento artiglieria "Cordenons" e il quinto pure lui del 21°, come Silvestri). A parte uno, medicato sul posto, gli altri vengono trasportati in elicottero nella base della coalizione più vicina, quella americana di Delaram, dove c’è il quartier generale del Regional command south-west. Le condizioni di due di loro sono critiche: uno è stato stabilizzato, mentre il secondo lotta tuttora tra la vita e la morte. Gli altri due, riferisce la Difesa, hanno riportato ferite superficiali.

 

TRANSIZIONE A RISCHIO 
Nell’ultima relazione al Parlamento, i Servizi segreti avevano messo in guardia dai pericoli per i militari italiani in Afghanistan, dove «la cornice di sicurezza si è mantenuta estremamente precaria» e «resta elevato il livello della minaccia» per i nostri soldati. Secondo gli 007 dell’Aise, inoltre, «gli elementi di criticità del 2011 sembrano destinati a perdurare nel breve-medio termine» e ciò interessa il processo di transizione, che «rischia di fallire in assenza di adeguati progressi in tema di governance e sviluppo socio-economico». Nonostante questi avvertimenti nulla era stato modificato nelle regole d' ingaggio che rimangono estremamente restrittive per reparti che operano in zona di guerra ed ecco puntuale il frutto di tale sciagurata condotta politica.

 

LE ISTITUZIONI E LA POLITICA 
Molte le espressioni di cordoglio, a partire da quella del presidente Napolitano che ha appreso «con profonda commozione» la notizia dell’attentato ai militari italiani, «colpiti mentre assolvevano con onore il proprio compito». Le condoglianze e la vicinanza sono bipartisan, anche se c’è chi torna a chiedere il ritiro delle truppe italiane, come l’Idv («basta martiri, è una guerra che non ci appartiene», ha detto Di Pietro). Evitiamo di ribadire ancora una volta la nostra opinione su un Presidente che si dimostra ogni giorno di piu' al servizio di interessi extranazionali, quanto a Di Pietro, non nutriamo grande amore per lui ma per una volta condividiamo la sua opinione, virgole comprese


 

 

 

 

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