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Immagine 136-copia-2di Gianni Fraschetti

 

 

Il 2013 si preannuncia assai peggio dell'anno che se ne e' andato e gli italiani, a Febbraio, saranno chiamati a votare in un clima da ultima spiaggia, sollecitati a scegliere seguendo richiami e suggestioni che il piu' delle volte sono falsi fin dalla radice ed hanno poca o addirittura nessuna attinenza con la realta' dei fatti.

Il problema italiano e' infatti un problema di numeri ed e' la matematica  a smentire clamorosamente sia l'Agenda Monti ed i suoi seguaci che il sogno di Bersani di poter fare la frittata senza rompere le uova.  La nostra situazione, invero assai miseranda, sta coinvolgendo sempre più gente che di solito non si pone problemi sull'economia, che non la conosce, che non se ne e' mai interessata e questo e' un male perche' aumenta il numero di coloro che opereranno scelte scriteriate, anche di natura elettorale, sulla spinta di fattori emotivi che dovrebbero essere tenuti ben fuori da questa storia che riguarda il futuro nostro e dei nostri figli. Un errore in questa fase non e' permesso, ci precipiterebbe nell'abisso senta possibilita' alcuna di appello.

Allora sara' il caso di capire cosa c'e' alla base dei nostri guai odierni, ovvero come funziona, almeno per grandi linee, l' economia. I numeri  dicono che e' la matematica stessa del debito italiano a non stare in piedi. E questo e' un fatto. Dimostrabile.

Un modo semplice di constatarlo è che quest'anno, secondo gli ottimisti (montiani e dintorni) il reddito nazionale dovrebbe crescere del 3% (0.2% reale e 2.8% inflazione) cioè di circa 40-45 miliardi ed a volere essere molto ottimisti  gli interessi sul debito pubblico saranno (ancora per poco) intorno ai 45 miliardi (per fortuna il costo del debito è ancora  in media al 3%, anche se le nuove emissioni di titoli  ora costano allo stato italiano tra il 5.1% e il 6.2%). Al momento e nell' ipotesi piu' ottimistica quindi, l'incremento del reddito nazionale annuo va unicamente a pagare gli interessi annui sul debito. O quantomeno una buona parte di essi. Già questo quadro che e', ripeto, il piu' ottimistico, dovrebbe far riflettere a lungo: oggi in Italia non si lavora  più per migliorare il tenore di vita ma per pagare interessi. Le prospettive poi sono aggiaccianti, infatti, ai livelli medi raggiunti dai rendimenti dei BTP negli ultimi ventiquattro mesi, in due o tre anni il costo medio del debito italiano supererà il 5% che su più di 2.000 miliardi di debito si traduce in 100 miliardi di interessi l'anno. E non c'e' neanche da spaventarsi troppo perche' questo non è nemmeno il vero problema. Quello che ci sara' fatale e'  ben altro.

Con le  manovre scellerate  che sono state poste in essere quest'anno, infatti,  la crescita reale del PIL diventerà negativa già dal consuntivo del 2012 e e probabilmente anche l'inflazione  tendera' a ridursi, addirittura ad azzerarsi. Che non e' affatto un bene in questi termini ma l'effetto della spirale recessiva nella quale ci siamo avvitati, infatti, come abbiamo detto piu' volte,  se risucchi via dal circuito delle famiglie e delle imprese 40-50 miliardi di "spremitura esattiva", li cancelli dal ciclo economico reale e li usi per ripagare rate di debito ed interessi, in sostanza non fai altro che distruggere moneta. Moneta che servirebbe ad altro. Ogni singolo Euro prelevato dalle tasche degli italiani sotto la dicitura "l'Europa ce lo chiede" sparisce in un  pozzo, il pagamento del debito pubblico, che, oltre ad essere senza fondo, non potrebbe mai essere comunque colmato  in questo modo. Procurando inoltre  il danno accessorio non da poco che quei denari vengono sottratti per sempre ai circuiti produttivi dell'economia nazionale e vale la pena adesso di spiegare un meccanismo tanto elementare quanto sconosciuto.

Al contrario di quanto ci vanno raccontando, una Nazione sovrana ed indipendente non funziona esattamente come una famiglia e nemmeno come una Azienda ed il deficit di bilancio, in uno Stato a moneta sovrana, e' ricchezza mentre un avanzo di bilancio, (entrate maggiori delle uscite),  e'  distruzione di ricchezza  perchè in una economia che si sviluppa correttamente  la moneta la crea essenzialmente il deficit pubblico annuale.

Ed e' cosi' da quando la moneta e' stata inventata. In uno Stato a moneta sovrana e' infatti  lo stesso stato che emette moneta  per coprire le sue spese ed in ogni caso prima spende e poi raccoglie. Se lo stato in un anno spende 1100 miliardi e dopo ne incassa 1000 vuol dire che ha creato 100 miliardi in più per pareggiare il bilancio. Cento miliardi che prima non c'erano e che sono stati immessi nel circuito economico, magari per la realizzazione di opere pubbliche. Cento miliardi che si ramificheranno in maniera capillare a vantaggio dei singoli cittadini e del sistema delle imprese. Viceversa se lo stato spende 1000 e incassa 1100 riduce la massa circolante di 100 miliardi che escono dai circuiti produttivi ed entrano nelle sue casse. Questa seconda situazione (l'attivo di bilancio) fino a qualche anno fa veniva fronteggiata con l'incremento del credito da parte del sistema bancario per non far mancare al sistema economico nel suo complesso la indispensabile spinta derivante da una massa di circolante adeguata alle necessita' di crescita. 

E' semplice a pensarci bene.

Ma cosa succede se lo Stato riduce i suoi investrimenti, aumenta le tasse e le banche riducono nel contempo il credito (credit crunch) ?

Esattamente quello che abbiamo sotto gli occhi. 

Prima si riduce la massa monetaria circolante ed immediatamente dopo si contrae l'economia. Si rattrappisce, si riduce e si ripiega su se stessa. Certo, se ci fosse una inflazione molto elevata ed una forte crescita reale dell'economia (come nei tanto bistrattati anni '70 ed '80, quelli durante i quali eravamo diventati ricchi, tante volte lo avessimo dimenticato), questa riduzione di moneta, per un anno o al massimo due, potrebbe anche avere un senso.

Normale politica monetaria.

Quella che ogni Stato a moneta sovrana utilizza per regolare i propri cicli economici.

Dalla grande depressione del '29 fino alla II Guerra Mondiale e specificatamente alla Conferenza di Bretton Woods del 1944 ed anche successivamente, seppure in forme strettamente dipendenti dalla privatizzazione di molte Banche Centrali, questo meccanismo funziono' abbastanza bene. Quando le banche riducevano il credito gli stati compensavano aumentando la spesa e viceversa, in modo da non impoverire mai di moneta l'economia.

Poi, un po' di anni fa, nemmeno tanti a dire il vero, qualcosa e' cambiato. Per l'Italia, che era all'epoca la sesta potenza industrilale del mondo e vediamo di non dimenticarlo, l'evento fatale fu la cessione della sovranita' monetaria. Infatti se ti ritrovi come noi in una situazione di bassa inflazione, recessione e forti restrizioni creditizie, e' indispensabile che lo Stato stampi moneta in misura equilibrata, proporzionale ed atta a mantenere liquido il sistema economico nel suo complesso, altrimenti si va incontro ad un brusco ridimensionamento dello stesso che innesca a seguire tutta una serie di disastri accessori. Fallimenti, brusca riduzione del tenore di vita, crollo dei consumi interni e cosi' via. Tutto cio' porta inevitabilmente le banche a restringere ulteriormente il credito e lo Stato ad aumentare le tasse per tentare di compensare  la drastica riduzione  della base imponibile complessiva. La spirale recessiva prende il via, insomma. Un circuito perverso dal quale risulta molto difficile, per non dire impossibile, uscire, se non si adottano subito le giuste contromisure che certamente non possono essere rappresentate solo ed unicamente dal rigore, un elemento da maneggiare con molta cautela ed in piccole dosi poiche' in economia e' assai sovente deleterio per il paziente. Un organismo gia' debole di suo se viene ulteriormente privato degli elementi nutritivi indispensabili muore. Anche qui siamo nel campo dell'ovvio ma, a quanto pare, non per il Professor Monti ed  i suoi seguaci.

E' ovvio che se lo Stato  non e' in piu' in grado di andare in deficit (e noi lo abbiamo messo anche nella Costituzione per essere sicuri di farci il massimo del male possibile) e le banche non sono in condizioni per mille motivi di aumentare il credito, la spirale recessiva non puo' che sfociare in una depressione economica. Ne' piu', ne' meno di quel che avvenne in America negli anni '30 con la paralisi totale di quella economia che era divenuta persino incapace di spendere per tentare di risollevarsi. L'Italia si salvo' perche' venne attuato il piu' grande piano di opere pubbliche mai concepito e realizzato in Italia  e vennero costituiti adeguati strumenti pubblici, IRI ed IMI, per consentire allo Stato stesso di fronteggiare la crisi. Ma Mussolini non era Mario Monti. Per fortuna degli italiani. E Roosevelt nel lanciare il New Deal non fece altro che copiare quello che avevamo fatto noi.

Se adesso applichiamo questo meccanismo recessivo, abbastanza elementare, a quel che succede oggi, possiamo immediatamente comprendere cosa sta accadendo. Se tutta la liquidita' viene drenata per pagare interessi, rimborsare prestiti e partecipare ad iniziative abbastanza discutibili come il Fondo europeo di stabilita', che pare abbia quale unica funzione finanziare la Germania a costo zero, e' evidente che poi non rimane nulla per sostenere la nostra economia, che infatti va a rotoli. Le strade per poterlo fare d'altronde non sono infinite ma come abbiamo gia visto  sono solo due. La prima e' il credito bancario ma non e' possibile percorrerla perche' le banche, tutte privatizzate negli anni'90, sono gia' indebitate oltre il loro limite fisiologico di sopportazione e per ogni miliardo di capitale ne hanno almeno quaranta di impieghi. In questo momento rappresentano quindi una spada di damocle sospesa sopra la testa di tutti noi. La seconda strada, quella naturale, la cui immediata comprensione dovrebbe essere agevolmente alla portata non solo di un Docente universitario, un Professore, un Rettore, ma di un qualsiasi buon studente di economia, e' rappresentata da una gigantesca manovra di spesa, da almeno cinquanta miliardi di Euro. Come fece Mussolini  ai suoi tempi.

Il deficit che si verrebbe a creare rappresenterebbe un surplus di liquidita' che si riverserebbe sul mercato, alleggerendo di molto la situazione di famiglie ed imprese strangolate dal contemporaneo aumento delle tasse, riduzione della spesa pubblica e restrizione del credito. Ma anche questa strada e' impercorribile per i motivi che spieghero' poco piu' sotto. L'unica cosa che non e' possibile fare, comunque, e' continuare su questa strada, dando credito alle stupidaggini dell'Agenda Monti o alle illusioni di Bersani. Non ci si salva cercando di allungare una coperta che non c'e' e Bersani dovrebbe saperlo o quantomeno qualcuno  dei suoi economisti dovrebbe averlo messo sull'avviso, perche' lo sanno anche loro come stanno le cose. E quindi, se cosi e' e non puo' essere che cosi', allora mente. Sapendo di mentire.

Tutti devono essere ben consapevoli che lungo la strada che abbiamo imboccato e che stiamo attualmente percorrendo c'e' solo la riduzione progressiva della moneta circolante e con essa la lenta morte  per asfissia della nostra economia. Tutto cio' sta portando, ovviamente, ad una automatica diminuzione delle entrate dello Stato che per mantenere il vincolo del pareggio di bilancio (un vero atto criminale contro la Nazione) sara' costretto a nuovi tagli di spesa (per primo quanto rimane del welfare ed i ripetuti cenni alla insostenibilita' del nostro sistema sanitario nazionale non sono certo casuali) ed a nuove tasse che porteranno a fallimenti e bancarotte in serie. Comprendete bene che lo scenario che si apre di fronte a noi e' piu' che inquietante. E' quello di una Nazione che si andra' lentamente a spengere, come una candela. Per mancanza di ossigeno.  In una societa' con fondamentali sani, la massa monetaria deve infatti incrementarsi ogni anno almeno di quanto  necessita per sostenere la crescita del PIL, altrimenti e' come far indossare la camicia di forza a tutto l'apparato economico.

Esattamente la camicia di forza che abbiamo indossato  sottoscrivendo trattati dei quali evidentemente non erano stati ben compresi gli effetti nel tempo e rinunciando  alla sovranita' monetaria con la contestuale adozione di una divisa straniera: l'Euro. In virtu' del combinato disposto tra quei Trattati e l'Euro  non possiamo quindi stampare moneta, non possiamo svalutare e non possiamo nemmeno nazionalizzare le principali banche ed utilizzarle come strumento per immettere liquidita' nel sistema. Non abbiamo nemmeno piu' una Banca Centrale se e' per questo. E' la prima che hanno fatto fuori privatizzandola.

Quindi non possiamo fare nulla. Siamo stati privati della sovranita' occorrente per operare le scelte necessarie ed in queste condizioni ci rimane solo da attendere di morire soffocati. Allora pensiamoci bene a Febbraio, quando avremo davanti la scheda elettorale. Se vogliamo cavarcela dobbiamo assolutamente ricontrattare tutto con gli altri paesi europei. I trattati alla base di questa Europa sono da rivedere. Senza isterismi e senza populismi, sicuramente  in maniera razionale ma altrettanto sicuramente in maniera radicale. Nessuna facile demagogia dunque, anche perche' questa Europa si  sta rivelando come la nassa per le aragoste. E' stato facile entrare, pure troppo e adesso sembra pressoche' impossibile uscirne ma come in molti stanno cominciando a dire e tra i primi il Segretario della Destra Francesco Storace, che ha preso sull'argomento una posizione molto chiara e decisa, bisogna che quantomeno gli italiani possano esprimersi sull'argomento. Se devono morire che sia un suicidio sancito da un referendum popolare, non puo' certo essere un omicidio, a mezzo veleno a lento rilascio, compiuto in epoca ormai lontana da pochi sciagurati, con il successivo avallo di un parlamento di nominati che nella stragrande maggioranza non hanno nemmeno capito cosa stavano votando. E posso fare nomi e cognomi di questi fenomeni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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