di Gianni Fraschetti -
La crisi sta smascherando, giorno dopo giorno, un modello politico e sociale ma prima ancora culturale. Quello imposto dai vincitori della Seconda guerra mondiale, talmente artefatto ed inadeguato da andare ovunque in frantumi di fronte al primo vento di burrasca. Questa specie di democrazia liofilizzata che ci imposero allora con le armi, progettata e confezionata sotto vuoto, modello esportazione, nei piani alti di quegli organismi apolidi con i quali manipolano il mondo, sta gemendo e scricchiolando ovunque e quel poco che resta degli Stati nazione risulta totalmente inadeguato ed impotente di fronte alla complessita' del momento storico che stiamo vivendo. Il tessuto dei corpi sociali va perdendo rapidamente coesione e capacita' di tenuta mentre il ceto politico ed i cittadini sono oramai definitivamente scollegati; con i primi chiusi, ma forse e' meglio dire barricati nei loro palazzi, che tentano di escogitare qualcosa che almeno rallenti il crollo definitivo che percepiscono imminente ed i secondi che ribollono nella e della loro rabbia e disperazione come tonni impazziti nella camera della morte e cercano di dare a tale furore almeno una qualche comprensibile forma organica che permetta loro di farsi udire e contare qualcosa. Oggi comprendiamo appieno , anche se non lo vogliamo ammettere, che siamo degli sconfitti di guerra, privi di autonoma volonta', di capacita' decisionale e quindi di sovranita'. Scontiamo ancora un trattato di pace che ci ha resi schiavi e ci ha agganciato ad altri trattati, la NATO e quelli europei, che ci hanno privati di tutto. Solo per parlare di economia e di denaro, a partire dal 1992, spariscono dalla circolazione circa 30 miliardi di euro all’anno, necessari a sostenere gli impegni di Maastricht. Sono andati alle banche, straniere e italiane. Una voragine: negli ultimi vent’anni, gli italiani hanno versato 620 miliardi di tasse superiori all’ammontare della spesa dello Stato. Ovvero: 620 miliardi di “avanzo primario”, il saldo attivo benedetto da tutti gli economisti mainstream e dai loro politici di riferimento, i gestori della crisi e i becchini della catastrofe nazionale che si va spalancando giorno per giorno, davanti ai nostri occhi: paura, disoccupazione, precarietà, aziende che chiudono, licenziamenti, servizi vitali tagliati. Questi denari sono scomparsi dai cicli economici nazionali. Volatilizzati. fagocitati dal sistema bancario e quale era il fine ultimo di tanto sadismo ? Entrare nei parametri di Maastricht e stare dentro l’Eurozona. Ma, nonostante l’immane sforzo ed il sangue che ci hanno cavato a forza, il debito pubblico non ha fatto che crescere, passando da 958 milioni a 2 miliardi di euro. È evidente che non funziona cosi' e che mentono sapendo di mentire, e' tempo quindi di iniziare a disintossicarci dal lavaggio del cervello cui siamo stati sottoposti, da quanto ci e' stato inculcato durante questi settanta anni e di disabituarci a parole d'ordine, schemi e rituali tristi ed obsoleti cui solo politici e giornalisti restano disperatamente aggrappati, insieme a quel mondo di parassiti che ruota intorno a loro, nell' illusione di trarne un briciolo di sicurezza per poter prendere sonno la sera e che il presente che vivono da svegli sia solo un incubo dal quale, prima o poi, si sveglieranno. Come poveri struzzi che cacciano la testa sotto la sabbia i custodi del vecchio ordine non vogliono vedere le geometrie perfette della colossale tempesta che e' in preparazione ed il nesso tra le varie crisi del nostro tempo: dell’economia, del clima, delle democrazie. Che sono intimamente collegate e stanno per riunirsi tra loro e con i fenomeni locali (qui da noi crisi istituzionale e costituzionale) per dare luogo al piu' devastante tsunami che la storia del pianeta ricordi. Quando scrissi "Caput Mundi" pensavo di anticipare la realta' ma mai avrei supposto che i fatti la avrebbero superata di gran lunga. La democrazia rappresentativa è un palazzo dalle fondamenta totalmente disgregate ed al primo soffio di vento inevitabilmente collassera', ripiegandosi su se stesso. Tra governanti e governati oramai c’è un deserto impraticabile mentre la Storia, spietata ed inesorabile, si ripete beffarda e si ripresenta a consegnarci il conto. Che e' lungo e salato. I vincitori di allora fecero male i loro calcoli nell'edificare il mostro in disfacimento che abbiamo sotto gli occhi e non ci sara' di grande aiuto non guardare e volgere gli occhi altrove, in cerca di improbabili soluzioni, turandoci anche le orecchie per non udire i sinistri scricchiolii che precedono il crollo. L'imbuto nel quale siamo caduti, o meglio, nel quale siamo stati precipitati, porta direttamente al caos totale e ad una sola soluzione ma ci vorra' ancora tempo e tanta sofferenza per arrivarci. Adesso siamo ancora nella fase della beata illusione che qualcosa ci salvera’. Quella dei governi tecnici, della coppia piu' bella del mondo a camera e senato. La fase della democrazia diretta, dell'uno conta uno. Passera' anche questo momento e la nostra condizione peggiorera' ancora, mentre la vite della crisi penetrera' a fondo nelle nostre carni straziandole. Quando sara' arrivata alla fine ed iniziera' ad intaccare l'osso il dolore diverra' allora insopportabile e pregheremo Dio in tutti i modi ed in ginocchio, perche' qualcuno ci liberi da questo tormento inaudito, perche' la partitocrazia trovi alfine la sua drammatica fine, l'unica che si merita e perche' questo triste periodo abbia termine. E con esso tutto il suo carrozzone logistico di giornalismo pilotato, di nani, ruffiani, ladri e puttane. E tanto per essere chiari, il carrozzone e' patrimonio storico di tutto l'arco costituzionale, come la resistenza. Simul stabunt simul cadent, senza sconti o abbuoni. A quel punto, quando il palazzo verra’ giu’, chi vorra' fare, fara' e vincera' chi vorra' vincere. Dovremo demolire cio’ che resta, pulire dalle macerie e ricominciare. Sperimentando, provando e sfatando i tabu', primo fra tutti quello che il numero porta con se la ragione per il solo fatto di essere maggioritario. Non e' cosi', perlomeno finche' permarra' la regola matematica della prevalenza del cretino Dobbiamo renderci conto che la nostra e' una societa' lobotomizzata, ridotta all' impotenza intellettuale ed intellettiva e pertanto incapace di comprendere, financo le piccole cose. Una societa' senza uomini, creata a misura per il mondo globalizzato, popolata da tante piccole formichine laboriose prive di un disegno individuale e di una autonoma volonta'. Una societa’ dove sono stati banditi i valori caratteristici dell’essere umano, la lealta’, il valore, la dignita’, l’orgoglio, il coraggio. Tutte qualita’ superflue, anzi dannose, per il mondo globalizzato delle formiche. Dove il livellamento verso il basso e’ spietato, nella ricerca spasmodico di un tipo umano ( se ancora si puo' definire cosi' ) spersonalizzato, gregario e privo di qualsiasi attributo denominativo. Ad oggi uno vale uno vuole dire questo e quindi non e' possibile. Lo sara' alla fine, quando avremo cambiato tutto e sara' una societa' diversa, modificata radicalmente e profondamente nei presupposti e nel fine ultimo. Una Comunita' di "pares". Una societa' di uomini. Allora si potra' dire uno vale uno ma non oggi. Non con la prevalenza del cretino ancora a piede libero. Lo scempio rappresentato dalla democrazia rappresentativa ha esautorato l' individuo di ogni liberta', prima fra tutte quella di potere scegliere e di decidere cosa fare della propria vita. In sostanza si sono presi la nostra essenza umana, la nostra anima verrebbe da dire, in cambio di una illusione e di quell'atto ridicolo e demenziale che e' il voto, almeno cosi’ come e’ congegnato oggi. Una delega, peraltro in bianco, senza alcun vincolo. Una truffa. L’eterna allegoria del gatto, della volpe e di Pinocchio. Barbara Spinelli, su Repubblica, dopo una serie di notevoli acrobazie verbali, giunge alla conclusione che si deve tornare all'Agora' di Atene ed all'Azione Popolare di Roma antica. Una ammissione sconcertante da quella persona e da quel giornale. Evidentemente nell’organo ufficiale del buon governo illuminato avvertono il terreno tremare sotto i loro piedi. Adesso e’ solo un senso di insicurezza indefinito, una paura sottile e senza nome ma credo proprio che nei prossimi mesi diverra' terrore puro. Perche’ succederanno cose da pazzi.