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Tutti, più o meno,  consumiamo spesso tonno in scatola. E' comprensibile quindi che la notizia della scoperta di tonno contaminato da radiazioni proveniente dall'Oceano Pacifico ci colpisca in modo particolare.

Facciamo allora in punto, distinguendo tra le bufale della rete e i risultati di uno studio scientifico e le sue conseguenze, senza però tralasciare le possibili norme di precauzione che possiamo adottare per evitare di trovarcelo nel piatto.

 

L'onda lunga.

Dovrà passare ancora molto tempo (calcolabile in milioni di anni) prima che incidente di Fukuscima abbia esaurito i suoi effetti sul pianeta. La situazione è  gravissima.Spesso abbiamo fatto ipotesi sulle possibili conseguenze, ma stavolta abbiamo la possibilità di analizzarne una, numeri alla mano.

Lo sversamento in mare di acqua radioattiva proveniente dai rottami del sistema di raffreddamento della centrale continua al ritmo di 400 tonnellate al giorno. Era quindi facilmente prevedibile un forte impatto su flora e fauna marine. Uno studio della National Accademy of Science dimostra un sensibile aumento della radioattività nei tonni pinna blu che vivono nell'Oceano Pacifico.

I pesci sono stati analizzati nella costa ovest degli stati uniti, e sono esemplari che provengono dalla zona di riproduzione vicina al mar del giappone. Questi esemplari hanno riportato alti livelli di cesio radioattivo negli isotopi 137 e 134 dieci volte superiori alla normalità. Ma gli isotopi 134 hanno una "vita breve" (in termini atomici), e la loro presenza in elevata concentrazione dimostrerebbe proprio che la origine è recente: il reattore nucleare giapponese.

Visto l'esito dello studio, si sta passando ora a controllare squali, delfini, tartarughe e balene alla ricerca di risultati analoghi.

 

Gli effetti sui consumatori

Lo stesso studio però punta a tranquillizzare i consumatori: è stato stimato che, nel caso peggiore possibile, il consumo di tonno radioattivo può avere un'impatto sulla salute, ma è estremamente contenuto. Si calcola che la quantità di radiazioni assorbita da chi ha una dieta basata esclusivamente sul pesce sarebbe paragonabile a quella che si riceve durante una radiografia ad una visita dentistica. La probabilità di sviluppare una forma mortale di cancro, per questo ipotetico consumatore è dello 0,00002% in più rispetto a chi non consumerà quel pesce. 

 

Per chi vuole stare sicuro

Chi non volesse comunque correre il rischio può cercare di evitare il consumo di pesce potenzialmente contaminato. Ma come fare? Ci si può basare sulla zona di provenienza. Esistono infatti delle regole nell'etichettatura dei prodotti, specie nelle scatolette, che (se rispettate) permettono di conoscere la zona di provenienza del prodotto. La FAO in particolare ha previsto una suddivisione dei mari del mondo in zone. Ad ogni zona è stato dato un codice numerico.  Le zone che individuano l'Oceano Pacifico sono la 61, 67,71,77,81,87.

 

Nell'immagine sottostante una scatoletta di tonno proveniente dalla zona 71

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