"Lo sguardo neutrale è una menzogna, specie nel mio lavoro, dove basta spostare la macchina da presa di pochi centimetri perché tutto cambi." (Vittorio De Seta).
E' morto all'età di 88 anni, nella tenuta materna di Sellia Marina, in provincia di Catanzaro, dove viveva dagli anni Ottanta, il regista Vittorio De Seta.
Nato a Palermo il 15 ottobre 1923, dopo aver frequentato a Roma la Facoltà di Architettura interrompe gli studi universitari per dedicarsi al cinema lavorando negli anni Cinquanta come secondo aiuto regista di Mario Chiari per un episodio del film Amori di mezzo secolo e come aiuto regista di Jean-Paul Le Chanois in Vacanze d'amore.
Solo successivamente si dedica all'attività di sceneggiatore e documentarista realizzando documentari sulla Sicilia e sulla Sardegna, selezionati e raccolti nel 2008 sotto il titolo Il mondo perduto: I cortometraggi di Vittorio De Seta 1954-1959, momenti preziosi del cinema italiano e della storia d'Italia, che De Seta ha saputo cogliere con un linguaggio filmico essenziale e forte.
Una di queste opere, Isola di fuoco, ambientato nelle Eolie, vinse il premio come migliore documentario al festival di Cannes del 1955.
Vengono poi Lu tempu di li pisci spata , a Surfarara , Un giorno di Barbagia e Pastori di Orgosolo, tutti cortometraggi di grande umanità e dal taglio fortemente socio-antropologico.
E' con il suo primo lungometraggio a soggetto, Banditi a Orgosolo , che il linguaggio filmico di De Seta si fa ancora più intenso, attraverso la storia di un pastore che si fa bandito a causa di una serie di circostanze drammatiche. Interpretato da autentici pastori sardi, il film ricevette il premio “Opera prima” alla Mostra del cinema di Venezia del 1961.
Banditi a Orgosolo segna per il regista la fine di un periodo e l'inizio di una nuova fase creativa, intrapresa con Un uomo a metà (1966), un'opera che si discosta dal periodo documentarista per sperimentare percorsi più intimisti. Il film infatti è la narrazione in chiave psicanalitica di un intellettuale in crisi, Michele (interpretato da Jacques Perrin) , incapace di scrivere e di riannodare i fili della propria esistenza.
Girato senza un copione, il film, largamente autobiografico, si annoda attorno all’opera complessa e solitaria dell’elaborazione psicoanalitica, rappresentata attraverso una narrazione che procede circolarmente e senza continuità tra passato e presente, tra sogno e realtà, all’interno dello spaziotempo interiore di Michele , seguito dalla camera tra primissimi piani, continui stacchi, inquadrature originali utilizzando tecniche inedite per l’epoca.
Il passaggio dalla dimensione collettiva della prima fase all'intimismo della crisi individuale percorre anche L'invitata (1970), film che mette in scena la crisi coniugale di una coppia senza urla ed isterismi ma attraverso una raffinata analisi dei sentimenti e l’ intelligenza del dettaglio.
Nel 1972 De Seta realizza per la Rai Diario di un maestro , in cui la vita quotidiana di un maestro elementare si fonde con quella della borgata romana in cui insegna, per tornare al cinema, dopo una lunga pausa, con Lettere dal Sahara , presentato alla Mostra di Venezia nel 2006.
L’ultima fatica di De Seta racconta il viaggio verso l’Italia di un ragazzo senegalese, Assane, deciso ad affrontare i pericoli e le incognite della clandestinità pur di cambiare il proprio destino.
Cinema impegnato e serio che racconta di un’Italia in cui le leggi e il razzismo sempre vivo non contribuiscono ad affrontare questioni urgenti come l’ immigrazione e l’orizzonte di una società multietnica.
Un film con luci ed ombre ma onesto ed intenso, come onesta ed intensa è la carriera di questo uomo sensibile, timido e tormentato che ha contribuito a fare grande il cinema italiano.