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s marcodi Maristella Massari -


TARANTO - Se Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non dovessero essere giudicati in Italia, i militari chiederanno attraverso il Cocer, il loro organismo di rappresentanza, una «riformulazione» delle regole d’ingaggio e della convezione stipulata con gli armatori, oltre al ritiro immediato del personale impegnato nei Nuclei militari di protezione a bordo dei mercantili e delle navi da crociera che battono le rotte infestate dai pirati. 

I militari chiedono, insomma, di rivedere le regole della missione. Un gesto forte che rappresenta una rottura al principio dell’«obbedir tacendo». Dopo il caso Latorre e Girone, detenuti in India ormai da più di un mese e mezzo perché accusati di aver ucciso, mentre erano in servizio a bordo della petroliera «Enrica Lexie», due pescatori scambiati per pirati, i loro colleghi non ci stanno a lavorare in queste condizioni. 

La volontà dei militari è stata manifestata palesemente attraverso un documento ufficiale prodotto ieri dal Consiglio centrale di rappresentanza interforze, al termine della riunione. Il Consiglio, nel corso di un incontro istituzionale con il Capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Biagio Abrate, in cui si discuteva di pensioni e di ristrutturazione dello strumento militare, ha voluto manifestare prima di tutto «il forte stato di preoccupazione per la spiacevole vicenda che stanno vivendo i colleghi prigionieri in India». 

«Tale preoccupazione - si legge nel documento sottoscritto dai tre delegatiAntonio Rizzo, Antonello Ciavarelli e Pasquale Fico -, è rivolta anche ai quattro militari ancora imbarcati sulla “Enrica-Lexie” e a tutti coloro che svolgono la stessa attività anti-pirateria». Pur riconoscendo al Capo di Stato Maggiore  il lavoro che sta svolgendo per riportare a casa i due fucilieri, il Cocer ha rappresentato al generale Abrate che «se i due militari non dovessero essere giudicati in Italia, e quindi se dovesse essere leso il diritto internazionale, il personale intendere chiedere attraverso le rappresentanze militari, una riformulazione delle regole d’ingaggio e della convenzione stipulata con gli armatori, la cosa migliore sarebbe il ritiro immediato dei militari da questo genere di attività». «Tutto ciò - continua il documento -, perché si ritiene necessaria una maggiore tutela dei militari, sia sotto l’aspetto fisico che giuridico. Dovrà essere chiaro che, qualora dovesse verificarsi una situazione analoga a quella verificatasi in India, il team di militari e l’equipaggio della nave mercantile dovrà essere agli ordini e dovrà rispondere all’autorità militare italiana, che sarà responsabile di valutare la rotta da seguire della nave al fine di tutelare giuridicamente il personale - concludono i militari del Cocer -, che rischia la vita per difendere gli interessi nazionali». 

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