di Massimiliano Mazzanti
Il bugiardo Mario Monti - questa, ormai, è la sua qualifica ufficiale, dopo aver ammesso, contrariamente a quanto asserito fino a poco tenpo fa, che i suoi atti hanno aggravato la crisi economica del Paese - continua a prendere per i fondelli gli italiani. E lo fa senza alcun ritegno, come dimostra il lancio dell'Ansa sul Documento di economia e finanza. Gli uffici di Palazzo Chigi hanno rivisto in negativo le previsioni sul Pil 2012 - che calerà del 2.4% rispetto al 2011 – e hanno previsto un ulteriore calo dello 0.2% nel 2013. Come li commenta, il premier, questi dati? Con queste parole: <La luce della ripresa si vede. L’anno prossimo sarà un anno in ripresa>. Ora, al di là che non è detto che le previsioni debbano sempre essere peggiorate dalla realtà, resta il fatto che, finora così è stato. Per altro, partendo sotto le zero anche nel 2013, per ipotizzare uno scatto in avanti si dovrebbe riflettere su ciò che andrà a regime, in termini di imposte, investimenti e programmi di assorbimento del debito, nell’anno venturo. Ragionando sui dati certi, allora, si deve rilevare come, a luglio, l’impennata delle entrate fiscali – in gran parte derivanti dall’Imu – sono state sufficienti solo a riportare il debito pubblico ai livelli del precedente mese di giugno, quando Bankitalia dovette annunciare un incremento del debito stesso di circa 5 miliardi di euro, rispetto alla precedente rilevazione. Complessivamente, le entrate fiscali nei primi sette mesi dell’anno sono state pari al 10.5% in più rispetto allo stesso periodo del 2011, ma con un particolare inquietante: fino a giugno, erano aumentate del 3.5%, l’altro sette è stato totalizzato, appunto, a luglio. Dunque, ammesso e non concesso che altri 5/6 miliardi di euro in più arriveranno nelle casse dello Stato nei 5 mesi che mancano alla fine dell’anno – e ammesso che le spese “ordinarie” dello Stato siano in linea con quelle dei mesi precedenti – , si potrà diminuire il debito pubblico di altri 5/6 miliardi. Tutti questi soldi, però, mancheranno dalle tasche dei cittadini, con una prevedibile, ulteriore stretta dei consumi e, di conseguenza, delle entrate fiscali derivanti da >Iva, Irpef e quant’altro. Pensare a una ripresa, con queste premesse, è semplicemente idiota. Ma c’è di più. Monti e il suo ministro per l’Economia, Grilli, hanno anche dichiarato di non voler aumentare ulteriormente le tasse. Ma è questa una promessa credibile? No, se si pensa che, rispetto a quanto pagato quest’anno, nel 2013 si dovranno pagare anche i 40 miliardi di euro che rappresentano 1/20 del debito pubblico, quello da onorare in rispetto da quanto previsto dal Fiscal Compact. Ora, ricordando come, da anni, l’Italia abbia un avanzo primario da record del mondo – non ostante sprechi e ruberie, lo Stato spende meno di quanto incassa, visto che applica anche la tassazione più pesante del Pianeta -, da dove salteranno fuori questi 40 miliardi, dato che, già con l’Imu, si fa fatica a tenere il debito pubblico sui livelli consolidati? E se già l’Imu, nel 2013, produrrà un ulteriore impoverimento degli italiani, anche tagliando qualche prebenda e qualche ruberia politico-amministrativa, ci vuol molto a capire che gli italiani passeranno anche il 2013 a pagare interessi alle banche e alle centrali finanziarie? No, non ci vuole molto, tanto meno una cattedra alla Bocconi. Senza un radicale cambio di strategia, senza prendere di petto il mondo della finanza, le sue speculazioni e la sua rapacità, Monti e i “montiani” di tutte le fatte e di tutti i partiti potranno ottenere uno di questi due risultati, sempre che non li centrino entrambi per la sciagura dell’Italia: atterrire definitivamente il popolo italiano, gettandolo nella miseria più nera; scatenare una rivolta sociale senza precedenti.
Fonte: Area