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 Americani e israeliani hanno fatto la loro merdosa esercitazione davanti a Haifa dove giacve il relitto del nostro sommergibile. Sono andati lì a profanare i nostri morti, non hanno rispetto per nulla che Dio li maledica !

 

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Sepolta sott' acqua, davanti alla costa di Israele, c' è una tomba italiana. Un sepolcro arrugginito dal mare, ma carico di gloria militare. Che ora qualcuno è andato a scoperchiare. E a profanare. Nel corso di una segreta esercitazione congiunta, svoltasi il mese scorso al largo di Haifa, unità della Sesta flotta americana e navi della marina militare israeliana avrebbero simulato il "ripescaggio" dello Scirè, il sommergibile capitanato dal comandante Bruno Zelich, autore di alcune delle missioni più audaci della Seconda guerra mondiale, celebre per le imprese dei suoi "maiali", siluri pilotati da uomini-rana con cui sferrava micidiali attacchi a sorpresa. Un vascello leggendario per la marineria d' Italia, la cui epopea si concluse il 10 agosto 1942, quando venne affondato da un cacciatorpediniere britannico a cui dava la caccia all' imboccatura del porto di Haifa. Da allora lo Scirè è considerato dalla nostra Marina un sacrario inviolabile, anche perché custodisce i resti di un certo numero dei membri dell' equipaggio. Le navi commerciali o passeggeri italiane che transitano da Haifa hanno l' abitudine di lanciare corone di fiori sul punto in cui il vecchio sottomarino giace sul fondale, ad appena 30 metri di profondità. Ma nei giorni scorsi, secondo la tivù israeliana, una assai poco rispettosa esercitazione navale ha violato l' eterno riposo dei caduti dello Scirè e gravemente danneggiato il sommergibile. Senza che nessuno abbia preavvertito il governo italiano o pensato di chiedere scusa a cose fatte. «Come reagiremmo noi israeliani, come reagirebbero le nostre forze armate, se la marina militare di un paese straniero mandasse una sua unità ad esercitarsi sul relitto di un nostro glorioso sommergibile?»: con questa domanda il conduttore Gaid Sukenik ha aperto l' altra sera la trasmissione dedicata allo Scirè sul secondo canale nazionale dello Stato ebraico. Il documentario ripercorre la storia del sottomarino, affermando che almeno trentasei membri dell' equipaggio vi restano sepolti. In realtà, secondo dati citati dal sito Internet sulla storia della Regia marina italiana, soltanto i resti di sedici marinai o sommozzatori dovrebbero essere ancora all' interno dello scafo sommerso: due corpi furono rinvenuti già nel 1942, altri quarantadue furono recuperati nel 1984 da una missione militare italiana guidata dalla nave Anteo, una missione provocata anche dalla notizia che sub dilettanti si divertivano a girarci intorno e talvolta trafugavano teschi e ossa dall' interno del sottomarino. Perciò, in quell' occasione, con la piena collaborazione della marina israeliana, l' ingresso dello Scirè fu rigidamente sigillato, in modo che nessuno potesse più avventurarcisi dentro. Ma adesso lo sportello è di nuovo aperto. Sulla base di svariate testimonianze e di reperti ritrovati vicino al sommergibile (chiavi inglesi, pinze, martelli, borse da sommozzatore), l' inchiesta della tivù israeliana sostiene che circa un mese fa la nave americana Apache, specializzata nel recupero di battelli affondati, ha «incatenato» lo Scirè, provando a sollevarlo dal fondo. Successivamente anche uomini-rana israeliani hanno partecipato all' operazione. Risultato: il sommergibile si è spezzato in un punto, il periscopio si è rotto, l' ingresso sigillato è stato spalancato, e dunque la tomba sotto il mare è ora accessibile a chiunque. Le reazioni ufficiali? Israele una grande faccia da culo: «La nostra marina ha solo collaborato a disincagliare le ancore di unità americane che si erano attorcigliate attorno allo Scirè, e non ha svolto alcuna azione che possa considerarsi come violazione di un luogo di sepoltura». La Sesta flotta, la solita arroganza spocchiosa: «Si è trattato di un' esercitazione congiunta, senza alcuna intenzione di sollevare il sommergibile».

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