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binelli_mantelli--400x300.jpgdi Gianni Fraschetti -

 

Dopo tredici mesi di assoluto silenzio anche la grande muta, ovvero l’insieme delle nostre Forze Armate, ha aperto bocca nella persona del Capo di Stato Maggiore Difesa, ovvero colui che riunisce in se Esercito, Marina, Aviazione e, vogliamo sperare, anche i Carabinieri che, liberatisi da tempo ormai, del “tacendo morir”, vogliamo sperare che faranno una eccezione anche sull’ “usi ad obbedir tacendo”.  Ci sono infatti  ordini,  e ci e’ stato spiegato in tutte le salse, che non solo non vanno eseguiti ma devono  portare all’immediato arresto di chi li impartisce.  Come quello dato a Latorre e Girone, in una situazione che vede Presidente della Repubblica, Governo  e Procura militare, uniti in una oscena e stupefacente associazione a delinquere avente quale scopo la riduzione della nostro Carta costituzionale in  “papier cul” e ritengo che non ci sia bisogno di tradurre. Perche’ dico questo ? Semplice, perche’ prima di entrare nel merito di una vicenda che ha segnato il punto piu’ basso della nostra storia, dalla caduta dell’Impero romano, vi e’ una prima elementare considerazione da fare, la nostra Costituzione ci proibisce espressamente di estradare qualsiasi cittadino straniero imputato di reati per i quali potrebbe essere condannato a morte nel suo paese. Questa regola non vale per gli italiani? Che si faccia immediata chiarezza su questo punto, perche’ le giustificazioni a tale riguardo del Governo e di quel vecchio rimbambito di De Mistura ci hanno solo esposti alla sferzante replica indiana nella quale si faceva notare che non esiste paese al mondo nel quale il potere esecutivo puo’ impartire disposizioni all’ordine giudiziario.Per quanto riguarda la pena di morte, ecco infatti cosa ha dichiarato il premier indiano, Manmohan Singh:  non e' stato offerto nulla in cambio del dietrofront italiano, "ne' un incontro a livello di diplomatici o esperti per risolvere la questione, ne' un arbitrato internazionale. ..Abbiamo chiarito all'Italia che se i maro' avessero rispettato l'ordine della Corte Suprema e fossero tornati indietro, non sarebbero stati arrestati; e abbiamo detto che, da quel che riteniamo, non si tratta di un caso da pena di morte". Nota bene, "da quel che riteniamo", come aveva detto del resto il ministro degli Esteri Kurshid, il caso dei marò non "dovrebbe" rientrare in quelli che prevedono la pena di morte, ma sono sempre i giudici che decidono, caso per caso, come si usa nel diritto anglosassone che l'india ha ereditato dall'impero britannico. Quindi non esiste, nè potrebbe esistere, nessuna garanzia ma solo una  ipotesi, una opinione, un punto di vista, che i marò non vadano incontro al patibolo. Cosi' stanno le cose e non come hanno tentato di farcele  intendere, visto che  il Governo indiano, come qualsiasi altro governo democratico, non poteva “tecnicamente”  offrire garanzie di nessun tipo e se questa e’ la foglia di fico dietro alla quale Napolitano e Monti hanno pensato di celare la porcheria che si apprestavano a porre in essere, allora qualcuno dovrebbe denunciarli per  alto tradimento ed attentato alla  Costituzione. E c’e’ poco da scherzare, veramente poco. Per  essere assolutamente chiari, la situazione che hanno propsettato e’ come  se il governo italiano si impegnasse  verso un altro paese su una sentenza che deve prendere un magistrato italiano. Come se Napolitano e Monti si impegnassero per una richiesta di pena che deve fare  la Boccassini, per esempio, e quindi come  se il nostro Governo potesse rilasciare “salvacondotti” giudiziari a chicchessia.  Vi pare mai possibile ? Eppure questo e’ quanto e’ stato ufficilamente affermato a proposito degli indiani. Una vera bestialita', uscita fuori con l’avallo degli uffici legislativi della presidenza della repubblica, di quella del consiglio e di almeno un paio di ministeri. Tutti concordi nel sostenere che un governo puo' garantire sul versante processuale. Berlusconi ne sara' felice. Su  questo presupposto, rimosso (secondo loro)  l’ostacolo insormontabile della pena di morte, Latorre e Girone sono stati spediti di gran carriera a Nuova Delhi, dietro probabile sollecitazione di gruppi di affaristi italiani che trafficano con l’ India. Venduti un tanto al chilo agli indiani, come carne da macello. Ecco come sono andate le cose.  Il problema vero è che con la confusione intenzionale alimentata dalla stampa negli ultimi due giorni, si è pero' spostata l'attenzione su un falso problema, come se le eventuali garanzie indiane sulla salvaguardia della vita dei marò potessero bastare, quando appena dieci giorni fa avevamo sostenuto con forza la nostra giurisdizione esclusiva sul caso. Il punto è che i marò, qualunque cosa abbiano fatto e ripeto, nessuna prova esiste che siano stati loro a colpire i due pescatori, ma ormai questo pare il problema minore visto che la sentenza e' gia' scritta, devono essere giudicati in Italia perchè si trovavano al momento dell'episodio in acque internazionali su una nave italiana e godevano inoltre della immunita’ funzionale dovuta alla loro condizione di organi dello stato italiano.  Questa vicenda sta assumendo sempre piu’  contorni indefinibili   ed anche l’ Ammiraglio Binelli Mantelli deve aver pensato la stessa cosa, perche’ erano decenni, per l’esattezza quaranta anni, che un militare non entrava cosi’ pesantemente nello spazio riservato per convenzione alla politica. Anche allora fu un Ammiraglio,  Gino Birindelli, MOVM e Comandante del fronte sud della NATO che  dichiaro’ senza mezzi termini che l’ingresso dei comunisti al governo avrebbe rappresentato un problema insormontabile per le Forze Armate delle quali non poteva piu’ essere scontata l’obbedienza. Il suo collega Binelli Mantelli non e’ stato pero’da meno, perche’ e’ ovvio a chi  ed a cosa si e' riferito quando ha affermato che “questa farsa deve finire”.   La vicenda dei due maro’ sta divenendo quindi il punto di discrimine tra gli stessi italiani.  Tra quelli che credono ancora nel futuro comunitario di un popolo e nei valori fondanti della Patria e coloro invece che hanno ormai perduto l’anima da un bel pezzo e fremono di piacere al solo pensiero di quale porcile potrebbe divenire l’Italia se cadesse nelle loro mani. Un truogolo costruito su misura per loro e per quelli come loro, ai quali, ovviamente, poco importa della sorte di Latorre e Girone. Avete per caso udito mezza parola uscire dalla bocca di Bersani, o di Vendola o magari di Ingroia, oppure dei due neo-eletti Boldrini e Grasso ?  Nulla, hanno ben altre priorita'.  E’ giunto quindi il momento di svegliarci e di mettere in campo tutte le nostre energie. Quei ragazzi devono essere riportati in Italia, ad ogni costo, con qualunque mezzo. Essi sono un simbolo, la bandiera stessa di un popolo per bene, di milioni di famiglie che portano avanti dignitosamente la loro esistenza in mezzo alle difficolta’ ed agli stenti nei quali sono state cacciate da questi miserabili al governo. Sono un riferimento chiaro per milioni di giovani, senza lavoro, senza un futuro, senza speranza. Sono il simbolo di un mondo militare che riesce ancora a conservare ed a fare quadrato intorno  ai valori fondanti di una Nazione e di un popolo e che sta ribollendo di una rabbia ormai a stento contenuta. Diamo voce a tutto questo, una grande immensa manifestazione di popolo a fianco dei due ragazzi ed a sostegno delle nostre Forze Armate. Siamo milioni, usciamo allo scoperto !

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