di Gabriele Adinolfi e Gianni Fraschetti
"Signa inferre !". Con questo ordine, per mille anni gli ufficiali romani hanno dato l'ordine di attacco ai loro uomini. Ai legionari.
Il piu' delle volte di fronte avevano tribù barbare, provenienti dal Nord o dall'Europa dell'Est. Trbu' che solo a nominarle viene il mal di stomaco al pensierodi quali efferratezze potevano essere capaci: Cimbri, Teuctoni, Usipeti, Marcomanni, Suebi, Scoti, Bructeri e via di questo passo. Barbari crudeli che da sempre, a fasi cicliche e ricorrenti, premevano sui confini dell'Impero trovando sempre la forza orgogliosa e disciplinata delle legioni ad attenderli. Quando una zona di confine era considerata insicura veniva corretta dai romani spostandola in avanti ed inglobando nell'Impero nuovi territori e nuove popolazioni. Il modello di integrazione romano era semplice ed efficace (infatti duro' mille anni). Io ti porto la pace, ti libero dalle angherie dei signorotti locali, dalle dispute tra tribu' e ti porto la civilta' ed un nuovo modello di vita, protetto dai migliori soldati del mondo ed in cambio tu paghi le tasse, rispetti l'Imperatore e presti servizio nelle Legioni. I tuoi dei possono stare nel nostro Pantheon purche' la tua religione non sia un elemento di disgregazione. Tutto molto semplice e chiaro ed il nome di Roma era ad un tempo garanzia e monito per tutti.. Questa era l'Europa che stava prendendo forma prima che la Storia incorresse nel piu' grave incidente dall'inizio di tutto. Un incidente che la fece deragliare dal binario su cui correva e la spinse su un binario morto, che porta al nulla. Quello su cui siamo attualmente. Un disastro che avvenne il 9 d.C. nella selva di Teutoburgo.
Perche' vi racconto questo ? Semplice, perche' siamo alla vigilia di qualcosa che oramai avvertiamo tutti nell'aria. Questo mondo, derivato da un incidente della Storia , verificatosi duemila anni fa in una foresta germanica, e' arrivato al capolinea. Dunque abbiamo un bivio davanti. O rimettere in movimento la Storia nella giusta direzione o rassegnarsi al peggio. Forse alla nostra stessa estinzione come razza (il pianeta non e' poi che stia cosi' bene). Uno dei passaggi cruciali passa attraverso la conservazione dell' identita' dei popoli e dal recupero delle nostre radici culturali. Vi propongo queste riflessioni di Gabriele Adinolfi sull'argomento. Da meditare profondamente. Loro stanno preparando l'inferno che dovrebbe accoglierci ma non troveranno solo una massa amorfa e impreparata. Ne stiano pur certi.
Gianni Fraschetti
Mentre quasi tutti gli altri meditano di fare marcia indietro sul lassismo migratorio, in Italia i quadri delle cellule sovversive che hanno ottenuto ampi spazi di potere grazie al golpe mondialista del novembre del 2011 cercano di trasformarci in un Paese a maggioranza immigrata.
Neanche a farlo apposta, non appena è partita l'offensiva dello Ius Soli, l'Italia è stata teatro di omicidi e violenze a ritmo forsennato ad opera di immigrati di colore.
Per evitare che la follia dei governanti, acuita dalla follia dei singoli delinquenti, avesse l'effetto opposto a quello che i commissari politici del paradiso infernale sulla terra intendevano ottenere con la loro retorica, si è dovuto frettolosamente ricorrere all'effetto-Balotelli per convincere gli italiani di essere dei razzisti stupidi e ingiusti.
Sicché le risposte dei tifosi romanisti all'ennesima provocazione di un giocatore che viene fischiato in ogni stadio in cui gioca e non perché è nero, visto che non è il solo ad esserlo ma è il solo ad essere oggetto dei lazzi degli sportivi perché è sempre irritante, hanno avuto le prime pagine dei media mentre le tre contemporanee vittime di Niguarda, sempre a Milano, cadevano incredibilmente nel dimenticatoio.
Così è l'informazione: obbedisce a chi comanda. Anche se non è stato eletto da nessuno.
Ma non gliene dice bene una.
Proprio quando l'ombra di Balotelli sembrava esser riuscita a far passare in secondo piano il sangue che, si sa, non conta quanto il pallone, è rimbalzata prima dalla Svezia la notizia delle sommosse razziali e poi dall'Inghilterra quella dei due jihadisti che hanno decapitato un ufficiale inglese con un machete.
Questa“guerra santa” non fa bene agli “integrazionisti”, vieppiù se si calcola che almeno uno degli assassini di Londra è un recente convertito all'Islam e che si tratta, come sempre più spesso accade,di gente di seconda o terza generazione d'immigrati. Il che non può non farci porre domande sulla fondatezza di certi luoghi comuni progressisti.
Pensando all'Inghilterra non si può fare a meno di considerare che se l'è ben voluta, visto che da tempo è il santuario della Jihad, proteggendo Fratelli Musulmani e Fis, armando Al Qaeda e avendo rapporti assai ondivaghi con i Talebani. Giocando col fuoco ogni tanto ci si scotta.
Ma proprio questo è il problema centrale: i forsennati incendiari che ci governano e che pretendono di essere i depositari del progresso universale, rischiano davvero di sprofondarci in guerre razziali e religiose, per combattere le quali non serve la partecipazione collettiva e neppure una mobilitazione di massa, bastano piccole minoranze fanatiche. Quelle stesse che le classi dirigenti occidentali stanno armando per inseguire degli interessi particolari e/o per compiacere l'odio angloamericano dell'Europa.
Guardando a Londra, a Stoccolma e a Roma non si può essere ottimisti. Se non fermiamo questi irresponsabili che si credono dei e che pretendono nientedimeno che di modificare nazioni, etnie, religioni, culture, economie e sessi secondo i loro capricci ideologici, essi ci sprofonderanno in guerre civili, etniche, religiose che nessuno vuole ma che gli apprendisti stregoni finiranno col provocare sicuramente.
Gabriele Adinolfi