Antonio Catalano
Quando ripeto che la sinistra è la migliore ancella del capitalismo in salsa global liberista, quella progressista per intenderci, non è perché sia fissato o abbia qualche conto personale da regolare con questa parte politica; è che la realtà continuamente conferma questa tesi, la quale si può negare solo ricorrendo a una dose di sfacciataggine da cavallo.
Sinistra paladina di quei valori astrattamente a difesa di libertà e democrazia, pacchetto contenente l’essenza dei valori del mercato globale, cui individuo e popoli devono soggiacere in nome della supremazia assoluta del profitto. Sinistra che nutre odio viscerale per il sovranismo… salvo che non sia quello ultranazionalista ucraino a sfondo nazistoide. Sinistra che intenzionalmente confonde i valori dell’età globale con quelli dell’Occidente, e il progresso con le proprie maniacali e perverse idee di azzeramento dell’antica civiltà dalla quale proveniamo. Sinistra che col suo governo in Spagna (socialisti, Pomedos e compagnia cantante) approva un progetto di riforma della scuola dell’obbligo in cui lo studio della filosofia e della storia sarà rimpiazzato da nuove materie come “memoria democratica”, “ecofemminismo”, “etica della cura”, “diritti LGBTQI+”; e con le altre materie che saranno trattate secondo un approccio che sostituirà alle “conoscenze” “gli atteggiamenti e le emozioni”. Quando questo cancro sarà debellato da un radicale e impietoso intervento chirurgico prima che tutto il corpo sociale vada in metastasi?
Non c’è nessuna contraddizione tra questa ristrutturazione globalista (che prima o poi proporranno anche da noi) nella scuola iberica e l’intrepida e guerrafondaia azione dell’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, il socialista spagnolo Joseph Borrel i Fontelles. Borrell, così come i nostri sinistri, tanto sensibili ed empatici, perfino per le oche, ringhia rabbia bavosa contro chi osa dubitare della propaganda Usa/nato. Ripeto ancora: solo polpette.
Borrell sta svolgendo una brillante azione a favore del coinvolgimento diretto dell’Europa nella questione ucraina. Naturalmente sotto stretta direzione americana. Tornato dall’incontro con Zelensky ha presentato una «chiara lista delle cose da fare». Lista di armi che devono essere consegnate con urgenza, per vincere «questa guerra sul campo di battaglia». E poi chiarisce, tanto per far capire come stanno le cose, che son queste infine a decidere, altro che sanzioni. «Ciò che fa la differenza in questo momento sono gli aiuti militari». Da lui quantificati finora in 1,5 miliardi di euro.
Biden&soci non hanno alcuna intenzione di favorire per il momento qualsivoglia ipotesi di trattativa. Ha ragione da vendere quindi il ministro degli esteri Lavrov Sergej Lavrov quando afferma: «Quel che ha detto Borrell in questo contesto aggressivo e senza precedenti, cambia significativamente le regole del gioco». «Le ultime dichiarazioni di Borrell» continua Lavrov «indicano che l’Ue vede Kiev come una testa di ponte per sopprimere la Federazione russa. Mai prima d’ora l’Ue ha parlato o agito come un’organizzazione militare».
Ecco perché il pupazzo Zelensky (che non compie un passo o un selfie senza che Washington non voglia) insiste tanto per la consegna di armi, in attesa della battaglia finale nel Donbass.
Visto a cosa serve Borrell e con lui tutta la truppa sinistra che, all’insaputa dei popoli europei, ha dichiarato guerra alla Russia? Almeno Mussolini lo fece dal famoso balcone urbi et orbe… altro che democrazia e articolo 11 della Costituzione.
C’è ancora qualche ingenuo in giro a pensare che tutto sia scaturito dall’“invasione” del 24 febbraio?
A questo punto non resta da augurarci che i mercenari ucraini siano respinti e annientati sulle acque meridionali del Don.