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Strage di Motta Visconti. La Repubblica è come sempre dalla parte del male

di Gianni Fraschetti -

Paladino dei gay-pride, dei cosiddetti diritti civili, donatore di due delle sue firme più prestigiose (Spinelli-Maltese) alla lista Tsipras, ovvero a quella bilderberghina per eccellenza, fustigatore di ogni ipotesi di società basata sui valori tradizionali e pertanto nemico giurato della famiglia, il quotidiano di De Benedetti "La Repubblica" non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione per dirci come la pensa sulla strage infame di Motta Visconti,. Per fare ciò ha mobilitato le sue migliori firme, tra le quali quell'Adriano Sofri che non perde mai occasione per farci vomitare e rammentare che razza di assassino schifoso egli sia, che hanno speso parole, analisi, sfoghi o imprecazioni per giungere a una morale che consta di due soli punti fermi: la colpevolizzazione della vittima e la comprensione per l'assassino.
Non manca nessun ingrediente nel reportage di Massimo Pisa: Carlo "era soverchiato dalla personalità della moglie, più grande di sette anni, e aveva già tentato di troncare, ma inutilmente". Spiegazione evidenziata, affinché resti ben impressa, nello strillo. Non solo: "La ricordano ancora in tanti la scenata che Maria Cristina [...] gli fece quando lui, a una settimana dal matrimonio, a chiesa e ristorante prenotati, e regali già pronti e smoking cucito, si presentò in via Ungaretti [...] per dire che lui non se la sentiva. 'Tu non mi rovini la vita', gli urlò prendendolo per il colletto, ed eccole le foto sorridenti che ancor oggi si affacciano sulla bacheca di Cristina...".
Maria Cristina è "vecchia", più grande di lui di sette anni. Lo minaccia. Urla, come una strega, una di quelle streghe di cui per secoli milioni di maschi in tonaca non solo hanno teorizzato l'esistenza, ma l'hanno dimostrata spedendole sul rogo. La strega urla, minaccia, prende per il bavero, e il povero ragazzo soggiogato da quella personalità "debordante" non riesce a dir di no. Si sa: la donna ha un potere maligno, la donna schiaccia, la donna uccide con lo sguardo.
Così il povero, represso Carlino non può sottrarsi al matrimonio che non voleva. La famiglia, una famiglia eterosessuale, normale, è allietata da due figli ma per il nostro buon Pisa, ormai scatenato, è un luogo di frustrazione, "una scatola da cui Carlo Lissi voleva, doveva, uscire". Non pago, il cronista titola così il suo articolo di spalla sull'ancor misteriosa "altra donna" (l'altra è sempre misteriosa, sennò che altra sarebbe e quali sonni turberebbe mai?): "Era pazzo di me ma ho detto no, non volevo saperne di uno sposato".
L'attenzione del lettore è necessariamente attratta da quei vocaboli sapientemente scelti: "scatola, pazzo", e sui verbi servili, perciò tremendi, "voleva, doveva".
Un'altra donna, un'altra strega, magari più giovane e fresca, annebbia il cervello del poverino offusca le sue già scarse capacità: lui ne è "pazzo". E' lei, l'altra, che l'ha fatto impazzire, e non importa il suo rifiuto, ci attendiamo prossime rivelazioni d'una tresca torbida fra i due e la ormai annunciata seminfermità mentale del disgraziato che l'articola di Pisa prefigura e prepara. Il mosaico è così ricostruito, ogni cosa è tornata al suo posto: a Carlo Lissi abbiamo già perdonato senza saperlo. Per completare l'opera arrivano poi le riflessioni del pregiudicato per omicidio Sofri, nella pagina dei commenti. Lui è uno che di assassinio se ne intende, ma è un in più. E' il servizio di cronaca, corredato da immagini, da frasi a effetto, da artefizi letterari paraculi, quello da leggersi e leggendolo solidarizzare con l'assassino. Sempre più convinti che la famiglia non è la base della società ma la sua forma oppressiva più diffusa, i bravi lettori progressisti di Repubblica, difensori dei diritti civili e delle diversità e vestali coraggiose delle libertà individuali, non concederanno che un'occhiata distratta alle vittime: alla strega e ai bambini scannati come agnellini . In questa stupida Italia renziana e finto moderna, che balla sull'orlo dell'abisso importando dolore e disperazione e distruggendo ogni possibile caposaldo valoriale, in questa Italia sterile e feroce, soprattutto decrepita e senza futuro, non c'è spazio per la speranza, e i bambini sono la speranza per eccellenza. Quindi nessuna pietà per la famiglia, ridotta ormai, nel migliore dei casi, all'ultimo baluardo del welfare rimasto. La famiglia è da annientare, anche con la lama alla gola, pare suggerire il nostro Pisa. Soprattutto quella naturale, costituita da persone normali, da un uomo e una donna. Non da oggetti. Tanto meno da "scatole" o da gay festanti e piumati, coi gonnellini di banane a forma di membro e magari accompagnati dal Sindaco della Città Eterna che per l'occasione sfoggiava un'aria da ebete più stolida del solito. La famiglia eterosessuale è morta, uccisa dal pensiero debole e mortifero che ha armato la mano del beccaio e l'omicidio è stato culturalmente preparato da un clima sapientemente creato, ad arte e da anni, dai pupilli di Scalfari, da una classe politica ignobile e da decine di milioni di italiani inconsapevoli di se stessi e del proprio futuro

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