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Le due  giovani suffragette e il fallimento nostro e dell'occidente

Il sigillo che chiude quest’anno di fallimenti, crisi e autolesionismo, è giunto poco prima della mezzanotte. Porta la data del 13 dicembre e consisterebbe in un video pubblicato su YouTube in cui le due volontarie italiane, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, rapite in Siria il 31 Luglio scorso, dichiarano di essere in pericolo e che la responsabilità della loro vita è nelle mani del Governo italiano e dei mediatori.

Il gruppo della galassia jihadista che le tiene in ostaggio sarebbe “Jabhat Al-Nusra“, una delle organizzazioni terroristiche impegnate nella guerra contro la Repubblica Araba di Siria.

Differentemente dai numerosi video comparsi su internet dove civili (cooperanti o volontari) e militari sequestrati dichiarano più o meno le medesime frasi di rito, questo assume un valore di portata superiore, perché porta il marchio della sconfitta e dell’incapacità delle istituzioni italiane, di assumere una politica estera autonoma nel quadro dell’Alleanza Atlantica e dell’Unione Europea, entrambe votate al “regime change” in tutta la zona arabo-islamica dall’inverno 2010. Le cosiddette primavere arabe, nuovi conflitti in cui intelligence, organizzazioni non governative, truppe speciali, compagnie militari private, cooperano per destabilizzare le società e costringere capi di Stato all’esilio ed essere sostituiti da governi più sensibili o servili nei confronti degli Stati Uniti e del sub-imperialismo delle petrolmonarchie. Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono piccoli ingranaggi di un meccanismo che si è bloccato proprio in Siria e in Egitto. La Repubblica Araba governata da Bashar Al-Assad non ha ceduto, complice il supporto dato da Russia e Cina in sede Onu e dall’Iran sul fronte logistico-militare.

Le due volontarie lombarde erano impegnate nel sostegno ai civili siriani e in campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, miranti al supporto dell’opposizione di gruppi politici e militari, in realtà da filiali di Al-Qaeda e dei Fratelli Musulmani. Le medesime organizzazioni che le hanno prelevate a Luglio e contro cui l’armata Brancaleone capitanata da Mr. Obama, con una inversione a 360 gradi, è passata dal sostegno all’aggressione. Piroette che macchiano la credibilità di Washington e dalla NATO, e ne riducono l’influenza negli equilibri internazionali.

Il preteso automatismo secondo la quale i popoli individuerebbero nel sistema di valori democratico-liberale un modello di civiltà superiore, e di conseguenza insorgerebbero contro strutture tradizionali (comprese istituzioni politiche) millenarie, è fallito.

In tutta la zona arabo-islamica che va dal Marocco sino all’Arabia Saudita, l’alternativa politica ai sistemi politici guidati dal Partito Baa’th o dagli eserciti , è costituita da governi dispotici retrogradi il cui modello o fonte d’ispirazione è costituito dal Califfato. La realtà nuda e cruda che si è cercato di celare per anni e che emerge prepotentemente in tutta la sua tragicità dall’avanzata dell’ISIS e, nel nostro caso, dal rapimento delle due connazionali nella zona di Aleppo.

Le responsabilità del sequestro sono da attribuire a chi ha garantito il proliferare in Europa di organizzazioni umanitarie utilizzate dai gruppi terroristici come copertura per il traffico di armi ed effettivi da impiegare sul campo, tollerate solo perché funzionali ai disegni politici degli Stati Uniti in Eurasia e Africa.

Non è sufficiente dire “Abbiamo sbagliato”, è ora di porre fine alla sudditanza nei confronti di Washington e tessere nuovamente la tela con gli Stati arabi progressisti (l’Egitto di Al-Sisi e la Siria di Bashar Al-Assad) e tutte le realtà politiche del Mediterraneo che intendono emanciparsi dall’imperialismo anglo-statunitense, ed avviare un percorso condiviso in cui la cooperazione e la solidarietà tra popoli non sia il paravento per l’affermazione del neocolonialismo.

Fonte: http://socialismopatriottico.eu/comunicati/fallimento-politica-estera-italiana/

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