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di Gianni Fraschetti -

 

In un suo articolo, commentando la situazione che si è venuta a creare nella Eurozona, Maurizio Blondet ne paragona lo scenario con Caporetto, quando nel 1917 gli Imperi Centrali ruppero il fronte italiano nella zona tenuta da Badoglio (che venne poi ricompensato per questo disastro con una promozione affinchè potesse continuare a far danni, cosa che puntualmente fece) minacciando così di far collassare l'intero nostro dispositivo, con esso quello alleato nel suo insieme, e di mettere in tale modo a serio rischio la vittoria finale. Le situazione italiana - drammatica, a dispetto di ogni proclama di Palazzo Chigi -, sostiene Blondet, potrebbe fare collassare tutta l'Eurozona e non è poi così lontano dalla verità.

Allora, però, le cose andarono diversamente. L'Italietta, con in prima linea i ragazzi del '99, riuscì a tenere duro sul Piave e dopo Caporetto venne Vittorio Veneto. Questa volta non sappiamo come finirà, ma certamente non mi auguro Vittorio Veneto se con tale vittoria dovessimo identificare la salvezza dell'Eurozona e la nostra condanna eterna a soggiacere a questa moneta aliena che ci sta uccidendo.

Vero è che siamo stati portati nell'Euro, e quindi a combattere questa guerra, a nostra totale insaputa e dopo che ci venne fatto credere da un branco di miserabili traditori del loro popolo, con alla testa Amato, Ciampi, Prodi e Draghi, che saremmo invece entrati nel Giardino dell'Eden, ma una simile condizione è tipica dei popoli che hanno perduto le loro radici storiche e ogni memoria, sono divenuti passivi e subalterni e in quanto tali vengono governati da classi dirigenti selezionate oltreconfine quale compiuta espressione di interessi assai distanti da quelli nazionali e molto spesso contrastanti con essi.

Proprio a causa di tale passività e di una ignoranza divenuta ormai imbarazzante, una parte degli italiani - sempre più ridotta, a dire il vero - nonostante le sonore legnate ricevute, rimane legata a un ideale astratto di euro salvifico o quantomeno male minore e a un'idea di Europa romantica e solidale, ben lontana da quel soggetto abietto e crudele che dovremmo invece avere imparato a conoscere e a temere. A causa di questa percezione confusa e assai distorta sull'argomento, e di un carattere assolutamente mansueto, abbiamo pazientato oltre misura per decenni, sopportando di tutto, compreso il costante malgoverno, le ruberie, il parassitismo cronico dei nostri governanti e i loro crescenti e sfacciati lussi.

E ciò anche quando ci hanno imposto tasse feroci e un regime di austerità francescano, pur mantenendo se stessi nell'agio e nei privilegi di sempre. La sensazione che alla prima occasione sarebbe avvenuto qualcosa di straordinario era però nell'aria, anche se sfuggivano le proporzioni del fiume carsico che si era messo in movimento. Alle ultime elezioni politiche è venuto a galla di tutto, compreso il fatto che il 50% degli italiani si sono messi alla finestra, a guardare. Adesso che tutto è chiaro e che è emersa un'area maggioritaria contraria alla moneta unica, anche se Grillo si sta rivelando una mezza delusione, i tedeschi stanno schiumando rabbia, avendo identificato con precisione nel nostro pessimo umore la minaccia diretta di una Caporetto. A loro danno però, non certo a nostro.

Pretendono dunque stabilità, in nome della quale hanno sacrificato Letta per Renzi, e che si riprenda rapidamente a osservare l'agenda di Monti, e con essa la "mistica" rigida del compitino a casa e dell'Europa che ce lo chiede. Un compitino che ormai sappiamo a memoria cosa vuol dire per noi. Lacrime, sudore e privazioni. I loro progetti però questa volta potrebbero esser destinati a rimanere tali, allo stato di pii desideri, perché il loro piano complessivo sta andando miseramente a puttane con quel voto che comunque ha liquidato quel gran mascalzone di Mario Monti.

La consapevolezza di averli fregati e di trovarci in una condizione imprevista si sta ormai facendo strada nell'animo di milioni di italiani che da quel momento hanno ascoltato sghignazzando le acrobazie verbali di un Napolitano sempre più compresso tra il suo ruolo di garante della nostra posizione presso la Merkel e la necessità di non esasperare ulteriormente gli italiani e le sparate ridicole di un Renzi sempre più rappresentante della Folletto.

I tedeschi, in cuor loro, non hanno mai dimenticato l'8 Settembre e magari inconsapevolmente provano nei nostri confronti sentimenti non proprio fraterni. Per l'8 Settembre non hanno tutti i torti ma male hanno fatto però a tirarci il bidone dell'Euro e a pretendere che noi pagassimo i costi assurdi della loro unificazione. Perché questo è ciò che è accaduto. Loro pretendono che noi si faccia i compiti a casa, che si sputi sangue e si divenga tedeschi nella mentalità (tedeschi poveri, ovviamente) ma nel contempo loro si sono italianizzati, comportandosi con noi come i peggiori magliari napoletani.

Con la appassionata collaborazione della peggior genìa di farabutti visti in Italia dal dopoguerra, (Ciampi, Draghi, Amato, Prodi, Andreatta, tanto per citarne alcuni) i tedeschi hanno imposto la nostra immediata partecipazione all'Euro - vi ricordate i prelievi bancari, no? - per scaricare immediatamente su di noi tutti i loro costi, ed ecco lo spread da dove viene fuori, appesantendo così i conti del nostro apparato industriale mentre il loro, che non valeva una cicca, ha cominciato improvvisamente a volare.

Insomma, a Roma direbbero che ci hanno tirato una bella sola. Con il determinante apporto dei delinquenti nostrani di cui sopra, naturalmente. Prima dell'Euro i tedeschi non esistevano come competitori sui mercati internazionali. Erano dei morti che camminavano, ma dopo l'Euro sono divenuti i mattatori assoluti mentre noi siamo inesorabilmente scivolati fuori da ogni corretto equilibrio economico. Per poter adottare l'Euro infatti bisognava essere nella condizione della Germania che con il super marco era una delle poche nazioni europee, l'unica con una industria pesante alle spalle, che ci avrebbe guadagnato in termini di esportazioni, eliminando con la moneta unica ogni differenza di cambio con i suoi competitori diretti.

Tutti gli altri, ovviamente, sarebbero andati per stracci. Noi per primi ed era ovvio. Lo si sapeva. Tutti lo sapevano, e Ciampi, Amato, Draghi e Prodi ne erano perfettamente consapevoli, ma quando si lavora per il Re di Prussia - e non è un complimento stavolta ma una amara constatazione - non ci può essere spazio per le esitazioni o per il patriottismo. E quindi ci hanno rovinato. Consapevolmente e deliberatamente. E dopo di loro è arrivato il Professore di Varese, venuto apposta per terminare il lavoro, assicurarsi dell'effettivo smantellamento del nostro apparato produttivo - guardate la fine del settore acciaio, dell'ENI e Finmeccanica - e procedere alla svendita in saldo del nostro patrimonio.

E per agevolare i saldi di stagione questa banda di mascalzoni, l'ultimo è Renzi, ha iniziato a svalutare direttamente le persone, abbattendo i salari, per creare condizioni di competitività per gli acquirenti esteri delle nostre industrie. Fine dello stato sociale dunque e salari da 500, massimo 700 Euro. Così torneremo competitivi, morti ma competitivi. Un immenso serbatoio di mano d'opera a basso prezzo. La Cina d'Europa. Questo era il futuro che questi padri della Patria avevano in serbo per noi. Un progettino che era in piedi da prima della guerra.

E invece adesso la questione si sta ingarbugliando. E non appassioniamoci troppo alle manovre che vedremo nei prossimi sei mesi, a partire dal Q.E. di Draghi. Non porteranno da nessuna parte. Il loro bel programmino è stato fratturato e triturato dagli aventi. Definitivamente. La Germania vorrebbe tanto conservare il suo vantaggio competitivo su di noi e farà il diavolo a quattro ma non ce la farà. E' il vento della storia che spira ormai da tutt'altra direzione e c'è poco da fare per i nostri amici crucchi.

«Temono molto (i tedeschi n.d.r.)», spiega il Telegraph , «che la Banca centrale europea non riesca a sostenere il mercato del debito italiano (come fa oggi) con la procedura chiamata Outright Monetary Transactions (OMT), se non c’è a Roma una coalizione che voglia o sappia adempiere alle dure condizioni imposte dalla UE su loro indicazione». Insomma il ricattino imposto alla Grecia di Tsipras, ma noi non siamo la Grecia e il loro proconsole Renzi, per altro condiviso ai mezzi con i banchieri inglesi, ha dei limiti oggettivi a spingere ancora su certi tasti. Corre il rischio di fare esplodere il paese e per prima la sua stessa maggioranza.

Infatti , dice uno degli esperti intervistati, «la BCE può iniziare a comprare i titoli (i BOT e BTP) solo quando i Paesi in difficoltà chiedono un salvataggio sul fondo UE, accettandone i severissimi termini. Il salvataggio BCE dipende dai Paesi che fanno ciò che gli si chiede. E questo è stravolto dalle politiche interne in Italia». Ed è proprio così. Le nostre dinamiche interne sono il limite oggettivo del loro progetto di asservimento.

Dunque ci sono buone probabilità che venga messo a nudo il bluff monetario su cui si basa la «stabilità» dell’euro e la «calma» creata dalle parole di Draghi, a parole. Se Draghi dovesse passare ai fatti, il bluff si vedrà e i mercati distruggeranno tutta la costruzione monetaria. Chiedendo interessi all’8, 10%, chissà. Ma con ciò, rovinando anche tutti gli altri. I tedeschi per primi.

Già. Perché, e forse voi non lo sapete, anche se un governo stabile a Roma chiedesse il salvataggio sulla base dell’OMT, e aderisse alle durissime condizioni connesse con l’aiuto, l’aiuto della BCE «richiede un voto del Bundestag». Esattamente come adesso per la Grecia di Tsipras. Sono i deputati germanici, infatti, a dover dare il loro assenso al prestito - e questa sarebbe la comune casa europea -. La Merkel per i greci ha dato un parere di massima ma sarà il Bunderstag che adesso si dovrà esprimere.

Ora, figuratevi cosa accadrebbe in Italia in un simile frangente: clamori, accuse e insulti, tentativi urlati di formare governi immediatamente impallinati, furbizie, meschinità e accuse reciproche; ore e ore di talk show pro e contro l’euro, di vane ma pubbliche discussioni sulla moneta e di accuse ai tedeschi che ci hanno ridotto in questo stato. Insomma il solito spettacolino indecoroso.

La verità è che l’Italia, usualmente inaffidabile quando prende impegni che richiedono costanza, è pericolosissima quando «rompe». Non solo è l’economia più grossa, con il debito più grosso del Club Med, ma è anche e soprattutto il solo paese che ha abbastanza elementi di forza fondamentali da poter lasciare l’euro, se costrettavi dagli eventi.

Per prima cosa svaluterebbe, recuperando immediatamente il 35% di competitività persa a favore della Germania dall’entrata nella moneta unica. Ha, è vero, un enorme debito pubblico, ma ha un debito privato quasi inesistente, a differenza di tutti gli altri, e 9 trilioni di Euro, ovvero novemila miliardi, quattro volte e mezzo il nostro debito, di ricchezza privata che potrebbe essere convogliata nella ripresa. Un volume di fuoco impressionante. Altro che il bazooka a coriandoli di Draghi, questa è roba da annichilire chiunque tentasse di mettersi contro.

Novemila miliardi di Euro che gli italiani potrebbero rivolgere contro i loro persecutori e saldare loro il conto. Una volta per tutte. Inoltre e più importante, il paese è in «attivo primario» ed è sostanzialmente in pareggio nella posizione d’investimento internazionale (ha pochi investimenti esteri sia dentro sia fuori), contrariamente a Spagna e Portogallo.
Sapete cosa significa tutto ciò ?

Significa che, contrariamente a quanto dicono alcuni economisti ( tra cui quello di Grillo) evidentemente orientati da qualcuno a sostenere tesi demenziali «...l'Italia può teoricamente tornare alla lira senza subire una crisi di fondi, anzi può essere questo il solo modo di scongiurare una crisi se la BCE le toglie il suo aiuto. Infatti, ogni tentativo di forzare l’Italia a piegarsi può fallire disastrosamente: disastrosamente per i creditori della moneta unica». (ECB bond plan in jeopardy as Italy's voters reject conditions)

Ricapitoliamo dunque: l’Italia può tornare alla lira senza dover chiedere ai mercati altri soldi a credito, perché non ne ha alcun bisogno, nel quadro di una strategia ben definita in tutti i suoi aspetti e se la BCE smette di comprare i suoi Bot, all’Italia conviene uscire dall’euro ancor più.

Adesso ci chiedono di fare le cose che ci dicono, sostanzialmente di obbedire passivamente a Berlino, perché temono proprio questo: che noi usciamo, svalutiamo, ristrutturiamo il debito con relativamente pochi danni per noi, ma con effetto disastroso per i creditori. Cioè loro.
Ed e esattamente quello che faremo.

Torneremo alla lira, alla moneta nostra e andremo di nuovo per il mondo a vendere il lavoro italiano. Non sarà dunque Caporetto per noi ma semmai per i tedeschi. Per noi potrebbe essere Vittorio Veneto.

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