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di Gianni Fraschetti -

La "brigata coniglio", questo era il nomignolo infamante con il quale i militanti di sinistra definivano il servizio d'ordine di Avanguardia Operaia negli anni '70. Una roba tra loro, affettuosità tra compagni, direte. Certamente ma dietro quell'appellativo si nascondeva un mondo con il suo tremendo modo di essere e di fare, però. Perchè "brigata coniglio", dunque?

Beh, non ci vuole molto a intuirlo. Ultimo a partecipare alle azioni e primo a darsela a gambe, specialmente quando i fascisti erano più di due e loro meno di venti/trenta, il servizio d'ordine di Avanguardia Operaia era noto in tutta Italia. Ad amici e nemici, e proprio gli amici, i compagni di LC e Potop, l'aristocrazia del movimentismo di sinistra, lo avevano voluto gratificare con cotanto spregevole appellativo, che allora fece epoca e che anche ora ricordiamo con un sorriso di scherno sulle labbra.

Per battersi la "brigata coniglio" aveva bisogno di un rapporto di almeno venti a uno, con l'aggredito disarmato, ovviamente, e i prodi "rivoluzionari" armati di Hazet 36, una micidiale chiave inglese lunga 45 centimetri e del peso di 3.5 kg. Un'arma devastante, come ebbe a sperimentare il povero Sergio Ramelli, un ragazzino di diciassette anni del Fronte della Gioventù, aggredito da una trentina di conigli e massacrato di colpi fino a spappolargli il cranio.

Un episodio orribile, che rimarrà nella storia di una certa sinistra italiana, come l'ovazione e il lungo e scrosciante applauso col quale buona parte del consiglio comunale di Milano salutò l'annuncio della morte del ragazzo avvenuta dopo 46 giorni di tremenda agonia. Nessuno pagò il conto di quella vita spezzata, ma da allora non ci fu più "agibilità politica" (direbbe il cavaliere mascarato) per i membri della "brigata coniglio". Insieme a Ramelli morirono, purtroppo solo politicamente, anche loro e la puzza della loro vigliaccheria accompagnerà la loro esistenza fino all'ultimo dei loro giorni.

Così quel nome e quel modo di comportarsi andarono in soffitta, nel baule con sopra scritto "cose che non si devono fare, mai". Poi sono arrivati i Centri sociali, legittimi eredi delle sigle degli anni '70 e hanno frugato ovunque per appropriarsi dei miti del passato e tentare di farli rivivere.

Quando arrivò il turno del Centro Sociale "Emilio Dordoni" di Cremona, evidentemente la soffitta della memoria era già stata saccheggiata. Era rimasto solo quel baule e quello si sono preso. La "brigata coniglio" è così riemersa dalle nebbie del passato con quel suo modo di "fare attivismo" che a napoli chiamerebbero senza dubbio "..chiagni e fotti".

Cremona è una città tranquilla, però, c'era poco da fare i gradassi e quindi questa particolare vocazione del Dordoni non trovava modo di emergere e farsi notare. E andò così finchè Casa Pound non aprì una sede da quelle parti. A quelli del centro sociale non pareva vero...non era Forza Italia e nemmeno la Lega, cribbio, questi erano fascisti veri. Un tuffo nel passato, nei vecchi tempi, negli anni ruggenti. E come i loro predecessori di Avanguardia Operaia il Dordoni avrebbe mostrato al mondo di che pasta era fatto.

È il 4 maggio 2013 quando CasaPound apre a Cremona. Il centro sociale, fresca "brigata coniglio" e fiero baluardo di democrazia e libertà nella cittadina lombarda, scende subito sul piede di guerra. Nei video della manifestazione del centro sociale nel giorno dell’apertura si capisce subito quale sarà il taglio che i difensori della nostra Costituzione vogliono dare alla vicenda.

Si vedono infatti spranghe, caschi, e volti travisati, nonché un signore di una certa età che aizza i ragazzini al megafono, lanciando i cori “...Le sedi dei fascisti si chiudono col fuoco, ma coi fascisti dentro, sennò è troppo poco...”. E anche “...facciamogli sentire il legno sulla testa...”. Il tizio è Emilio Visigalli che avrà modo, il 18 gennaio, di sentirlo lui il legno sulla testa. E pare che gli abbia fatto anche parecchio male.

Questo è il contesto in cui si inquadrano poi i fatti successivi. Cosa è successo, dunque, otto mesi dopo? Secondo la tecnica raffinata della "brigata coniglio", che prevede il "chiagni" dopo il "fotti", i militanti del Dordoni denunciano un vero e proprio assalto premeditato al Centro sociale in cui loro erano presenti per fare le pulizie (si sa, questi ragazzi hanno una vera fissazione per l'igiene, basta guardarli per capirlo). “Intorno alle 18 l’assalto prima da parte di un gruppo di 10 fascisti, raggiunti poco dopo da altri 40 vigliacchi sbucati dalla via vicina al Dordoni”, è la cronaca che si legge nel sito vicino agli antagonisti: infoaut.

La storia dell’attacco in due tempi non verrà ripetuta sempre. Le versioni sono infatti diverse e in altre occasioni si parlerà direttamente di 50 o addirittura 60 fascisti che in blocco attaccano lo spazio occupato anche se, a regola di bazzica, in 60 armati contro 8 indifesi, avrebbe dovuto essere una carneficina. E invece no, i “fasci” infatti avrebbero sì ferito gravemente il prode Visigalli, il capo dei "conigli", ma avrebbero lasciato pressoché illesi gli altri e non avrebbero toccato il Centro sociale. Valli a capire sti' fascisti...

Oppure, secondo quanto dichiarato da altri appartenenti al Dordoni al Corriere della Sera, che nell'occasione parve tornare ai fasti della indimenticabile Giulia Maria Mozzoni Crespi, quando era più a sinistra del bollettino di Potere Operaio, sarebbero stati i militanti del Centro sociale per primi a essersi recati allo stadio Zini di Cremona per “restituire” ai militanti di Cpi degli adesivi trovati vicino alla loro sede. In questa seconda versione i militanti del centro sociale cominciano ad ammettere di essere andati a cercare i militanti di CasaPound, magari per trovare un altro Sergio Ramelli cui "...far sentire il legno sulla testa..."

E infatti, secondo la versione di CasaPound, quando i ragazzi di CPI, loro sì sette o otto e disarmati, dopo la partita, sono usciti dallo stadio e sono andati a prendere le macchine al parcheggio, si sono trovati di fronte gli attivisti del Centro sociale, con caschi, fazzoletti sul volto e manici di piccone. I ragazzi di CPI, benchè a mani nude, non si sono tirati certo indietro e ne nasce un violento scontro in cui ha la peggio il Visigalli, che, a 50 anni suonati, non aveva ancora messo la testa a partito e continuava a fare il bullo per strada. C’è anche un ferito di Casa Pound, che riporta 20 punti di sutura alla testa.

Il che la disse subito lunga sul fatto che quelli del Dordoni fossero otto e disarmati, come sostenevano, contro sessanta e pose seri dubbi sullo scenario che il centro sociale aveva tentato di propinarci con l'avallo di parecchia stampa. Ossia che per attuare un’aggressione premeditata, i militanti di CPI prima vanno allo stadio tutti insieme, dove vengono riconosciuti da tutti, poi, una volta terminati gli scontri, vanno tranquillamente al bar lì vicino ad aspettare la polizia. Insomma, una azione da manuale del perfetto guerrigliero urbano...

Adesso arrivano gli arresti, ma con gli arresti arriva  la ricostruzione dell'accaduto da parte della Polizia e anche il Corriere della Sera deve ammettere quanto riportiamo integralmente nella nota a piè di pagina. Il Procuratore della Repubblica chiarisce infatti in conferenza stampa che sono stati quelli del Dordoni, in tanti e armati di caschi e mazze, a cercare lo scontro e ad aggredire i ragazzi di CP, che erano pochi e disarmati.

E indovinate un po' chi guidava la superba azione della "brigata coniglio"? Ma nientepopodimenoche il prode Visigalli, quello che incitava a far sentire ai fascisti "...il legno sulla testa..." e che non aveva ancora capito (adesso speriamo di sì) che a una certa età si va a fare volontariato nelle case per anziani e negli ospedali pediatrici e oncologici e non si va a fare gli agguati a chi poi, per altro, ti gonfia pure come un tamburo...

Dunque, il Dordoni si era comportato nella migliore tradizione della "brigata coniglio". Nulla da eccepire sotto questo punto di vista. Vigliacchi come sempre. Adesso ci troviamo di fronte a questa decisione pilatesca degli arresti un po' qui e un po' là, ma cosa potevamo aspettarci dalla Polizia di Renzi e di Angiolino Alfano? Nulla di meglio di quanto ha fatto, considerando che con la resa di pubblico dominio della realtà dei fatti, i ragazzi di CPI si faranno forse (al processo poi la legittima difesa peserà eccome) qualche giorno di galera, ma vuoi mettere la soddisfazione di vedere questi vigliacchi e farabutti sputtanati per l'ennesima volta.

 

...Non c’è stata alcuna aggressione da parte di Casapound, ma semmai è avvenuto il contrario. Il Dordoni ha dato il via alle violenze. E i filmati ci hanno consentito di ribaltare la storia dei fatti che i media hanno dato in queste settimane. Casapound, dal canto suo, ha certamente accettato la sfida...

Il PM durante la conferenza stampa

Le indagini della polizia e della Digos hanno inoltre ricostruito la dinamica di quella sera: non ci sarebbe stato alcun agguato da parte dei neofascisti, ma, al contrario di quanto si ipotizzava a inizio indagini, sarebbero stati gli esponenti del centro sociale a organizzare la resa dei conti. La miccia che ha fatto esplodere la violenza sarebbe stata l’affissione sulla porta di ingresso del centro sociale di alcuni adesivi del movimento di estrema destra. Da lì, l’organizzazione di un agguato a fine partita da parte di almeno 15 antagonisti: come si evince da un filmato di una telecamera di videosorveglianza della zona, gli attivisti di CasaPound si sono allontanati dal Bar Matisse (in zona stadio) a fine partita disarmati e si sono trovati davanti persone con caschetti e mazze. Ne è nata una collutazione durante cui una mazza è arrivata nelle mani di Galli e Paietti che hanno colpito Visigalli. Dopo gli arresti, pronta la reazione on line del Dordoni sulla cui pagina Facebook si legge «Are, Alberto, Emilio, Gian, Roma, Jonny, Pippo liberi subito! L’Antifascismo non si arresta!».

Corriere della Sera

Il centro sociale Dordoni e la leggenda della"brigata coniglio"
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