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HO SCRITTO QUESTA ROBA A FINE 2011. VISTA LA PERDURANTE ATTUALITA' VE LA RIPROPONGO (Gieffe)
(Gianni Fraschetti) - Viviamo in un periodo di grandi e drammatici cambiamenti. Tutto intorno a noi sta mutando, la politica, l'economia, i rapporti tra gli stati, quelli tra i singoli individui e perfino il clima che tende a divenire sempre più ostile e imprevedibile. Sono in piena accellerazione grandi trasformazioni del nostro modo di vivere e le norme legislative di natura socio-economica che avevano regolato fino ad oggi la nostra organizzazione sociale si sgretolano, una dopo l'altra, sotto la spinta inarrestabile di una crisi economica senza precedenti, sempre più profonda e apparentemente senza fine, portata avanti da quelle questtro o cinqu famiglie che dominano la finanza mondiale. Gli effetti di questa guerra impattano violentemente sui modelli istituzionali e modi di governare, sulle strutture corporative e di classe, sulle istituzioni economiche, sulle libertà politiche e i diritti dei singoli cittadini e sulle sovranità nazionali. Questo processo di regressione ha radici profonde nel tempo. Senza volere andare troppo lontano, con la Prima Guerra Mondiale vennero distrutti i grandi Imperi europei, Asburgico, Tedesco e Russo, e l' Impero Ottomano. Ne uscirono fuori una miriade di statarelli, spesso costruiti sulla carta, senza altro conforto di una matita ed una riga e senza tenere conto di alcun fattore etnico, economico e politico. L'Europa venne così ridotta a un nano impotente e il fulcro della politica e dell'economia, il luogo deputato a decidere, si spostò inevitabilmente sull'altra sponda dell'Oceano Atlantico. La finanza anglosassone aveva messo a segno il primo duro colpo nel progetto di asservimento a loro colonia di tutto quanto il mondo.
 
Con la Seconda Guerra Mondiale venne magistralmente eseguita la seconda parte del loro piano. I sistemi coloniali europei vennero disintegrati in entità spesso grottesche che divennero rapidamente focolai di nuove tensioni e conflitti e subirono presto la peggiore forma di dominio possibile, quello economico, che non aveva nemmeno l'onere di doversi minimamente occupare di quelle infelici popolazioni. L'Europa stessa venne ridotta allo stato di colonia, suddita dei voleri nordamericani e il mondo venne spartito a tavolino dai due rivali/complici USA-URSS che, sotto la minaccia dell' olocausto nucleare, imposero nei cinquanta anni successivi nuove organizzazioni sociali, meglio confacenti ai loro progetti. In questa fase iniziò anche la costruzione di una nuova tipologia umana, di un soggetto gregario e passivo che fosse maggiormente rispondente alle necessità del mercato globale da una parte e del socialismo reale dall'altra. Anche questa fase si è conclusa e i risultati li possiamo vedere facendoci una passeggiata in un centro commerciale o guardando qualche programma cult televisivo.
 
Nel dopoguerra venne avviata la parte conclusiva del progetto di asservimento del mondo. Nell'Europa occidentale si insediarono democrazie che portavano all'origine, nel loro DNA, il germe dell'autodistruzione, mentre quella orientale venne surgelata e posta fuori da ogni ipotesi di autonomo sviluppo dalla imposizione, manu militari, di repubbliche socialiste che di socialista avevano solo il nome. Da una parte vi fu la sagra illusoria della crescita economica infinita, dell'abbondanza e del benessere, dall'altra quella della schiavitù e della miseria. Da quel momento prese il via il processo di asservimento finale che ci porta ai nostri giorni.
 
Le democrazie occidentali europee nascevano con un codice genetico predisposto a un loro progressivo disfacimento. La loro decadenza era inevitabile: eccessiva frammentazione, corruzione diffusa, occupazione di ogni possibile spazio da parte dei partiti e la progressiva perdita di ogni valore di riferimento e di ogni sentimento identitario e comunitario hanno progressivamente allontanato il popolo dalla politica, percepita dai più come appannaggio di pochi e luogo di sordido scambio e di affari. La democrazia decadente è così divenuta, col passare del tempo, democrazia oligarchica, ovvero un sistema chiuso al quale si può accedere unicamente per cooptazione. Siamo adesso all'ultima fase della transizione: il passaggio dalla democrazia oligarchica a una dittatura tecnocratica, quanto vi è di più lontano dal principio di democrazia rappresentativa e di sovranità popolare. Il rifiuto della politica in quanto tale, sapientemente instillato nel popolo, ha generato una passiva accettazione del tecnicismo apolitico, visto quale unica soluzione alla crisi profonda in atto.
 
In effetti la grande finanza (sempre quelle quattro o cinque famiglie) sta passando da una gestione del potere tramite i loro collaborazionisti nazionali a una presa di potere senza più paraventi. In Grecia e in Italia sono stati imposti al vertice, con prassi assimilabile a un colpo di stato uomini che non sono affini, collaterali o di area, ma sono parte integrante ed espressione diretta dei poteri finanziari che dominano il mondo.
 
L' esito finale di questa operazione, strutturata al fine di garantire la prosecuzione dei pagamenti del debito e di far rimanere lo stesso eterno, è difficile da prevedere. Da una parte non vi sono difficoltà a intuirne il reale obiettivo che è la svendita di quanto rimane del patrimonio nazionale, l'inasprimento di tutti i sistemi impositivi, la cessione degli ultimi brandelli di sovranità e lo smantellamento di quanto rimane dello stato-nazione a favore, in questa fase, di una UE che, non essendo autonomo soggetto statuale, è splendidamente surrogata dalla BCE ovvero dalla centrale di controllo dell' intera operazione.
 
Dall'altra la classe di vassalli deputata a tale scopo adotterà sicuramente misure estreme ed estese diffusamente e in maniera indiscriminata fino a colpire almeno il 95% della popolazione. La compressione economica che si verrà a creare tenderà a unificare tutte le classi sociali in un blocco solidale che avrà quale comune denominatore la miseria. Ciò provocherà nell'immediato profondi malumori e una profonda avversione nei confronti dei tecnocrati e di tutto il sistema ed e' difficile prevedere la piena attuazione delle misure che verranno assunte in un contesto segnato da licenziamenti, tagli di stipendio e riduzione delle pensioni imposte ai funzionari e pubblici impiegati deputati all'applicazione delle nuove norme. Laddove dovessero verificarsi sollevazioni popolari è lecito anche supporre che vi saranno profonde crisi di coscienza, incrinature e rotture anche negli ambienti militari e di polizia profondamente umiliati dal servire un regime sotto tutela colonialista.
 
L'attuazione delle nuove politiche diverrà quindi assai problematica, nonostante l'ottimismo apparente. Scioperi e proteste diffuse spaventeranno i possibili acquirenti delle imprese pubbliche, i ricavi si contrarranno, la grande spremitura esattiva pregiudicherà il lavoro a tutti i livelli, la produzione diminuirà ulteriormente e la recessione diverrà profonda. Il tipo di governo instauratosi in Italia da lacuni anni è per sua stessa natura transitorio e non reggerà all' ipotesi concreta di rivolte di massa, farà quindi ogni sforzo per riportare la situazione allo statu quo ante, ossia riconsegnando formalmente il potere ai vecchi oligarchi politici a condizione che siano mantenute le pesanti condizioni regressive che avrà, nel frattempo, poste in essere (Il passaggio da Monti a Letta a Renzi....).
 
Tecnocrati e oligarchi, in un ritornello che pare quasi di vedere, rinnoveranno la minaccia della catastrofe economica in caso di inosservanza delle prescrizioni imposteci dalla BCE, supportati in ciò da un sistema mediatico vergognoso, completamente asservito a questo infame progetto di dominio, ma tutti, alla fine, dovranno prendere atto che la catastrofe è già in atto. Miseria e disoccupazione di massa prevarranno su qualsiasi minaccia e si aprirà a quel punto una finestra di opportunità per una imponente sollevazione popolare tesa a rovesciare il vecchio ordine e instaurare una nuova repubblica socialista nazionale, che si affranchi dall'attuale, vergognoso, stato di colonia, rigetti il debito odioso e ponga le fondamenta per la ricostruzione del tessuto sociale su basi di effettiva uguaglianza e di una più equa distribuzione della ricchezza.
 
In caso contrario vi sarà una guerra civile, sanguinosa quanto nemmeno potete immaginare.

 

In sintesi: hanno fatto l'Euro per tagliare i salari e ora si lamentano perchè scendono i prezzi. Certo, se hai un solo neurone ti stupisci...

Alberto Bagnai

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