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Vi propongo un riassunto della lunga intervista pubblicata su Zerohedge al Dr. Tino Sanandaji, economista di origine curda emigrato in Svezia all'età di nove anni, ricercatore presso le università di Chicago e Stoccolma ed esperto di politiche dell'emigrazione. E' un testo assai interessante, che vi invito a leggere integralmente in originale, perché rappresenta uno sguardo scientifico e razionale su un problema che troppo spesso viene caricato ad arte dalla propaganda di valenze emotive atte a falsarne la percezione. Si tratta qui invece di una pura analisi descrittiva di fatti e dell'interpretazione delle loro possibili conseguenze. A voi, dopo esservi resi conto delle troppe dissonanze nel canto delle sirene mediatiche dell'accoglienza TINA, il compito di cogliere gli ampi suggerimenti forniti dall'articolo su chi o cosa possa aver interesse a smantellare un certo tipo di società che erano occorsi secoli per costruire, per sostituirla con qualcosa che può essere descritto solo con le parole caos e povertà. Sono certa che alla fine sarà tutto più chiaro.

La prima domanda dell'intervistatore riguarda il passato e quale cambiamento possa essere avvenuto negli ultimi tempi riguardo all'immigrazione in Svezia.
Nella metà degli anni novanta l'immigrazione nel paese scandinavo era già consistente ma nella maggior parte dei casi non pareva causare grossi problemi di convivenza tra le diverse etnie. Le ragazze mediorientali, ad esempio, vestivano e si comportavano come le coetanee svedesi. Tuttavia, negli anni novanta gli immigrati erano solo il 3% della popolazione ed il tipo di società che li accoglieva era in grado di isolare e gestire i problemi che potessero eventualmente insorgere.
Ora quella cifra è diventata il 13-14% e sta crescendo attualmente dell'ordine di 1-2 punti percentuali rispetto all'anno passato. La novità è che cresce anche il gap tra le comunità in termini di reddito, disoccupazione ed educazione, il che rappresenta il punto critico a causa del quale una società può andare in pezzi, come vedremo.
Vi è ancora un gran numero di iraniani, iracheni, bosniaci e di altre etnie, immigrati di lungo corso che sono ben integrati, occidentalizzati e che parlano svedese fluente. E' un gruppo perfino più numeroso di quello formatosi negli anni novanta ma, accanto ad esso, è comparso un altro gruppo che sta crescendo rapidamente e che vive nei ghetti, non parla svedese, non si sente parte della società perché disoccupato e marginalizzato.
 
Secondo il Prof. Edward Lazear della Stanford Business School, l'integrazione è una funzione della dimensione del gruppo sociale. Con piccoli numeri di immigrati è possibile la loro interazione con gli autoctoni, l'apprendimento della lingua del luogo, l'assorbimento dei valori della società ospitante in un processo che è dolcemente graduale. Quando però il numero di immigrati raggiunge un valore di massa critica, l'immigrato non desidererà più integrarsi ma rimarrà chiuso nella sua comunità, lavorando ed interagendo solo con i suoi simili, non sentendo più il bisogno di imparare la lingua del paese ospitante e, tanto meno, di accettarne la cultura. In questo secondo caso l'integrazione diventa assai difficile per non dire impossibile, e il problema diventerà sempre più ingestibile per le comunità accoglienti, all'aumento del numero degli immigrati, con effetto cumulativo.
Attualmente il gruppo etnico non-svedese rappresenta il 22% della popolazione ma potrebbe diventare il 35-40% nei prossimi trent'anni. Questo ovviamente ipotizzando, ottimisticamente, lo stop all'immigrazione selvaggia - già iniziato, per altro - e un ritorno alle percentuali di afflusso dei decenni passati. 
Tuttavia, nelle grandi città come Malmö, gli immigrati rappresentano già il 50% della popolazione ed è dimostrato che, quando la loro percentuale raggiunge una certa cifra, si assiste alla "fuga dei bianchi", ovvero dei nativi svedesi che abbandonano i luoghi ormai dominati dagli stranieri e si trasferiscono altrove (cfr. la fuga degli ebrei a causa dell'ostilità crescente delle comunità islamiche sempre più numerose nelle città europee che io e Federico Nero abbiamo descritto in questo precedente articolo).
E' sorprendente peraltro come questi svedesi, nonostante siano in pratica costretti ad abbandonare il loro territorio, continuino a conservare un'immagine positiva del multiculturalismo. Il che aprirebbe un interessante dibattito parallelo sul potere del condizionamento subito dagli europei nel dopoguerra da parte dei valori presentati come "positivi", "progressisti" "moderni" e di "sinistra" e lo stigma invece nei confronti, ad esempio, del nazionalismo. Un bel caso di desiderabilità sociale del quale magari  parleremo un altra volta.
 
Tornando all'intervista con Tino Sanandaji; rispondendo alla domanda che evoca uno degli argomenti più potenti presentati dalla propaganda multikulti al servizio del sostituzionismo, e cioè il problema del calo di natalità in Europa e della necessità di importare "nuovi europei", lo studioso rivela che, in realtà, la Svezia non ha affatto un problema di denatalità, come l'Italia, ad esempio. Tutt'altro. Negli ultimi 200 anni, tranne quattro, la Svezia ha registrato un surplus di natalità, persino escludendo gli immigrati. Gli svedesi, intendendo con ciò gli autoctoni, non sono mai stati tanto numerosi. Inoltre, la Svezia possiede un alto tasso di crescita pro capite, proprio grazie all'alto tasso di natalità.
In pratica, nonostante i proclami allarmistici (e dalla foltissima pelliccia) dei ben noti studi demografici dell'ONUla Svezia non avrebbe alcun bisogno degli immigrati. Tuttavia l'afflusso di sempre nuovi stranieri (è indifferente a questo punto se rifugiati, migranti o profughi, vista l'evidente strumentalizzazione che viene fatta di questi termini) è così alto che il governo ha dovuto porvi rimedio, imponendo controlli sempre più stretti alle frontiere. L'azione del governo, inoltre, non è nata da un capriccio o da una pura questione di numeri ma dal fatto che la massa critica di immigrati ha iniziato a provocare gravi problemi di ordine pubblico, come quello tristemente noto alle cronache dell'epidemia di stupri.
 
Ricapitoliamo. La Svezia è un paese ricco, che fa parte della UE pur mantenendo la propria sovranità monetaria. Possiede ancora oggi uno dei più efficaci sistemi di welfare, non ha problemi di denatalità e il suo PIL pro capite è più che soddisfacente, confrontandolo con quello dei paesi dell'eurozona. Teniamo a mente questi parametri che ne fanno, di fatto, una ghiotto boccone per eventuali predatori.
Da Sanandaji apprendiamo che dalla condizione di surplus fiscale in tempi di recessione negli anni novanta, dopo che il governo svedese aveva apportato tagli e ricollocamento delle finanze statali tra i ministeri e aveva realizzato una pesante ristrutturazione del bilancio e del sistema bancario (da noi direbbero che hanno fatto le riforme), la Svezia è ora in deficit fiscale nonostante si trovi nel corso di una forte ripresa economica. C'entra qualcosa il fatto che sia in corso attualmente un forte aumento dell'indebitamento delle famiglie, tanto che il paese risulta il secondo più indebitato dell'OECD?
E ancora: le proiezioni governative sul PIL indicano che è previsto un tasso negativo del PIL pro capite per i prossimi anni. Dovuto a cosa? Esattamente alla presenza di troppi immigrati, che consumano ma non producono abbastanza. Un problema che è presente anche negli Stati Uniti, anche se non viene sempre discusso.
L'immigrazione rappresenta quindi un costo per i paesi ospitanti che, nel caso svedese, è stato calcolato sarà, dopo la crisi del 2015, superiore di svariate volte il bilancio della difesa per i prossimi anni, anche presumendo che un terzo dei migranti verrà nel frattempo rimpatriato. Solo il costo dell'immediata assistenza vale 1.5 punti percentuali di PIL, a fronte dell'1% speso per la difesa. Non solo, ma le cifre spese dalla Svezia e dagli altri paesi europei per l'emergenza immigrazione risultano superiori all'intero budget dell'UNHCR per tutti i 60 milioni di rifugiati del mondo. Accadono cose assurde in nome dell'emergenza. Ad esempio, 3.000 (falsi?) rifugiati in Svezia vengono alloggiati in tende che costano venti volte di più di quelle che in Giordania potrebbero ospitare 100.000 (veri) profughi.
 
Il costo più alto per il paese ospitante è rappresentato dai minori non accompagnati provenienti, nel caso svedese, soprattutto dall'Afghanistan, la maggior parte dei quali, ad un controllo accurato, non risultano nemmeno minori! In Svezia, per il fatto che essi ottengono maggiori benefici e maggiori risorse, il governo non ha sempre il coraggio di mettere in discussione la loro età effettiva. Al punto che 20-30.000 di questi "minori" ricevono di fatto più denaro di quanto ne riceva, attraverso gli aiuti internazionali,  l'intero Afghanistan, una nazione di 30 milioni di persone! Per far fronte a queste spese, ovviamente, si tagliano gli aiuti internazionali al Terzo Mondo fino al 30%. La cosa drammatica è che, per accogliere i rifugiati in Europa, (ovvero per questo costoso ricollocamento di popolazioni aliene a totale carico di quelle autoctone) si stanno eliminando i programmi di aiuto nei paesi di origine contro la fame, le malattie e il sottosviluppo, con conseguenze devastanti per chi rimane in quei paesi. Al punto che, è stato calcolato, solo con gli aiuti svedesi sottratti agli aiuti internazionali, si potrebbero salvare 20.000 bambini.
In compenso, continua Sanandaji, con l'accoglienza non stiamo salvando nessuno perché chi arriva in Svezia non proviene da zone di guerra ma dalla Turchia, dalla Germania o dall'Iran. E, ma questo noi lo sappiamo già, il 92% dei "minori" non accompagnati giunti l'anno scorso, è formato da maschi.
 
Si, sta effettivamente accadendo qualcosa di strano. Più della metà dei rifugiati del mondo sono donne. Nella seconda guerra mondiale, quando la Svezia accolse rifugiati dalla Finlandia, essi erano bambini, il 90% dei quali sotto l'età dei 10 anni. Questi invece sono maschi adolescenti o perfino più vecchi. Quando alcuni di loro vengono arrestati per qualche crimine si scopre che, nonostante risultino ad un controllo trentenni, venivano ancora ospitati in strutture e istituti scolastici per "minori". C'è questa strana dissonanza creata dai media per la quale essi sono ufficialmente minori e la cosa non la si può mettere in discussione pena l'accusa di fascismo. Però tutti possono vedere che sono adulti e che non provengono nemmeno da zone di guerra, visto che molti sono migranti economici provenienti dall'Iran, in cerca di una vita migliore.
D'altra parte, se attui una politica di porte aperte e incentivi gli afgani ad approfittare del sistema, come puoi biasimarli se lo fanno?  
 
L'immigrazione è anche responsabile, secondo Sananadaji, del declino del livello di istruzione scolastica nazionale e delle competenze della forza lavoro svedese. Cosa che mette in pericolo la competitività sul mercato internazionale di un paese che conta soprattutto sulla qualità tecnologica delle proprie esportazioni. 
L'immigrazione incontrollata quindi, a pensar male, potrebbe essere un metodo assai efficace per "fare le scarpe" ad un concorrente economico, impoverendone le risorse, abbassandone il livello di qualità produttiva e creando, non ultimo, nella sua popolazione autoctona un clima di shock culturale da impatto con stili di vita, costumi e religioni troppo distanti tra di loro ed imposti troppo alla svelta. Quello che descriveremmo, in pratica, fascisticamente, secondo l'élite, come il tipico effetto di un'invasione?
 
Se, da ultimo, osserviamo il livello di consenso verso l'immigrazione, ci rendiamo conto che essa è imposta dall'alto da un'élite che tenta di orientare l'opinione pubblica attraverso il controllo dei media. Gli ultimi sondaggi dimostrano che il 58% degli svedesi intervistati ritiene che la Svezia stia accogliendo troppi immigrati. Il principio dell'accoglienza assume la valenza di un credo religioso - e i suoi avversari vengono additati come eretici - ma un numero sempre crescente di cittadini non è più disposto ad accettarla. Forse perché si accorge del suo carattere profondamente elitario, dirigistico, antidemocratico e autorazzista. L'aumentare delle tensioni, lo scoppio della violenza, l'aggressività di alcuni gruppi (nei quali alligna e fa proselitismo la forma peggiore di fondamentalismo islamico) nei confronti della popolazione autoctona sta lacerando il paese e l'élite non è più in grado, di fronte all'evidenza, di mentire. Forse non riesce nemmeno più a nascondere i suoi piani di sottomissione di intere popolazioni.
 
La decisione di chiudere le frontiere in Svezia è giunta dopo che il paese è arrivato al punto di non ritorno di una situazione non più controllabile ed esso si trova tuttora in uno stato di shock e caos. Perfino il governo socialdemocratico ammette che se il flusso migratorio dovesse ricominciare occorrerà bloccarlo chiudendo ancora di più le frontiere. Ciò creerà maggiori problemi agli altri paesi europei, soprattutto alla Germania.
Secondo Sanandaji, ciò che accadrà la prossima estate sarà cruciale e ciò che accadrà in Europa dipenderà dalla decisione di Turchia e Grecia di limitare i flussi o meno. In Svezia la sinistra al governo è ai minimi storici di consenso a causa delle politiche di accoglienza sull'immigrazione. Se dovesse nuovamente imporla si andrebbe incontro ad una crisi di governo perché la popolazione non ne può più. La sostenibilità dell'immigrazione dipende dai suoi numeri. Un afflusso troppo imponente non ha altre conseguenze che un'impoverimento del paese accogliente con effetti ancor più devastanti a lungo termine. Forse addirittura la sparizione di un'intera civiltà.
Ma, un momento, non è forse proprio ciò che l'arma di migrazione di massa serve ad ottenere, se vi ricordate?
 
Gli svedesi hanno sempre detto che non avrebbero voluto diventare gli Stati Uniti ma ora, sostiene Sanandaji, è forse già troppo tardi. Al massimo potrebbero sperare di non diventare come "Games of Thrones". 

"L'incapacità della leadership europea di gestire la crisi è al contempo surreale e affascinante. Quasi come assistere in tempo reale alla caduta dell'Impero Romano interpretata da Paperino."

 

 

Fonte: http://www.zerohedge.com/news/2016-02-22/there-definitely-something-strange-going-sweden

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