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Taci.jpgdi Dragan Mraovic -

 

Hasim Taci, il primo ministro dello pseudo-governo albanese di Pristina, noto con il nomignolo di “Serpente” per aver ucciso di propria mano almeno sei persone secondo testimonianze degli stessi albanesi, ha affermato che: “per quanto riguarda le pretese di cambiare le frontiere, ho già detto a tutti i nostri amici internazionali, a nome del nostro governo, che secondo le nostre istituzioni e i nostri cittadini, gli Albanesi vivrebbero meglio e più facilmente in un solo stato”.
Slobodan Milosevic, ex presidente della Serbia e beniamino degli americani fino a quando non si è opposto ai loro interessi nel proprio paese, è stato arrestato, processato e poi ucciso nel Tribunale dell’Aia proprio perché era stato accusato, tra l’altro, di aver voluto che tutti i Serbi vivessero in uno Stato solo. Le accuse antiserbe dell’Aia giunsero addirittura al punto di accusare Vuk Karadzic (1787-1864), creatore dell’alfabeto serbo e del primo dizionario della lingua moderna serba, di essere stato l’ispiratore del nazionalismo serbo moderno, per aver scritto che tutti i serbi parlavano la stessa lingua.
Pronta la risposta del vicepresidente e ministro dell’Interno del governo serbo, Ivica Dacic: “La dichiarazione di Hasim Taci è destinata a provocare tensioni e problemi. Non m’interessa in quale Stato vivranno gli albanesi, ma i serbi devono avere gli stessi diritti”.
Dopo le parole di Hasim Taci in Serbia ci si augura che la cosiddetta “comunità internazionale”, nota per i suoi “principi di giustizia e di equità”, procederà contro di lui non solo per questo invito a nuove guerre, ma anche per aver già provocato una secessione con lo scopo di creare uno narcostato per il traffico di droga diretto, attraverso il Montenegro, in Italia e in Europa. Un traffico criminale noto a tutti, ma taciuto perché appoggiato ai fini politici da atlantici. E utilizzato, insieme al contrabbando delle sigarette, delle armi e degli organi umani da trapianto strappati ai serbi rapiti e vivi, per finanziare la secessione del Montenegro e del Kosovo e Metohija e per riempire le tasche degli attuali politici di Pristina e di Podgorica.
Taci ora dovrebbe dunque essere subito processato seguendo il “noto principio di giustizia” degli atlantici secondo il quale nessuno deve invocare che i cittadini di una stessa etnia vivano in uno stato solo. Sarebbe come pretendere l’annessione del Ticino all’Italia o dell’Alto Adige all’Austria.
Taci ha così, in pratica, richiesto l’annessione all’Albania del Kosovo e Metohija, della Malesia – una provincia del Montenegro confinante con l’Albania - della Macedonia occidentale fino alla capitale Skopje e della Grecia nord occidentale.
Tale dichiarazione politica è un invito ad un nuovo bagno di sangue nei Balcani. I precedenti sono stati la separazione unilaterale di Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina e dello stesso stato fasullo del Kosovo.
Se ad avanzare pretese come quelle di Taci fosse stao un politico serbo, il coro recriminatorio atlantico - da Washington a Bruxelles - sarebbe stato di un chiasso insopportabile.

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