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(Gabriele Adinolfi) - Totò Riina. È morto un amico vostro, anche se lo avete rinnegato perché era caduto in disgrazia.
Vi riempite la bocca di retorica istituzionale, ma se maledite la mafia è solo perché essa, impadronitasi di tutto e fatto quindi un salto di qualità, non ha più un nome. Tanto che oggi chiamate mafiosi quelli che fanno del semplice malaffare e quando li bastonate cercate di far dimenticare che la mafia l'avete chiamata voi, l'avete insediata voi, le avete dato voi tutto il potere. 

È sbarcata con gli americani e con la democrazia e si è ritrovata perfettamente nel vostro modo di vivere e di ragionare, fatto di conoscenze, di raccomandazioni, di complicità, di tangenti, di cosche, di logge, d'interessi materiali, di pizzi (la differenza con Equitalia? Può darsi che pagato il pizzo mafioso si riesca ancora a lavorare). 
La mafia non l'avete combattuta mai, siete intervenuti in alcune guerre intestine come quando i Gotti e i Gambino vennero sgominati in Usa per l'alleanza con i colombiani contro la Dea, e allora avete colpito i loro referenti qui perché non erano più protetti.

Più eravate collusi più volevate dimostrare che eravate intransigenti, così i perdenti, gli abbandonati, gli scaricati dalla mafia vincente, li avete sepolti vivi in condizioni carcerarie che nessun fascismo si sarebbe mai sognato d'immaginare, trattandoli da sotto-uomini, inchiodandoli a condizioni atte a mortificare la persona umana. Fino a lasciare che oggi un vostro amico caduto in disgrazia subisse il medesimo trattamento anche in malattia, anche in agonia, anche in coma. Fate pena. Aveste un minimo di coraggio e di dignità lo avreste fucilato: accanirsi sugli inermi, qualsiasi cosa abbiano fatto, è degno di voi, vigliacchi e democratici.
Voi godete se qualcuno è torturato ed è disumanizzato, ma volete che ciò avvenga impersonalmente, senza sporcarvi le mani. Lanciate tweet di giubilo per la morte del “capo dei capi”. Vorrei proprio vedere se avreste il coraggio di sussurrarlo in un bar di Corleone. Scusatemi ma rido.

È morto un amico vostro, anche se lo avete rinnegato perché era caduto in disgrazia.
Per noi era un nemico perché la mafia il fascismo la combatté e le vinse pure. Quel fascismo che non snaturò mai il Diritto anche nei momenti in cui era impegnato a vedersela con azioni sovvertitrici e con complotti omicidi. Creò appositamente dei tribunali speciali ed ebbe il coraggio e l'onestà di definirli tali, invece d'inventarsi alchimie oblique come le vostre aggravanti per terrorismo.

Totò Riina era un amico vostro con le mani grondanti di sangue, voi non ci avete neppure messo le mani perché il lavoro sporco lo avete sempre lasciato agli altri.
Se credete che seppellirlo come un cane appestato vi mondi dalle vostre complicità vi sbagliate di grosso. “Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”. 
Tra voi e lui chi ne esce meglio? Non ditelo, è troppo facile!

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