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Tecnicamente non la si può definire chiusura del confine con l’Austria. L’accordo dei Schengen, ci mancherebbe, non si sposta di una virgola, ma quello che sta accadendo da ieri, e durerà fino a domenica, al confine di Coccau è un giro di vite contro l’immigrazione clandestina molto vicino a un ritorno al passato. Controlli a raffica, garantiti, per ognuna delle tre giornate, da almeno sette pattuglie per un totale di una quindicina di uomini che vanno a rafforzare il normale contingente.
Polizia di frontiera, ma anche stradale, carabinieri e persino Guardia forestale con unità cinofile. Alla task-force un compito ben preciso: presidiare la zona di Coccau e fare attenzione per lo più a bus stranieri, furgoni o camion che potrebbero trasportare immigrati clandestini. Alle forze dell’ordine l’invito che arriva dalla Questura è quello di effettuare una “vigilanza dinamica”, non solo sulla linea dell’ex confine, ma anche nella zona intorno.
E ieri mattina i primi controlli hanno ottenuto un primo risultato: all’ex frontiera di Coccau sono stati fermati trenta clandestini che erano entrati dall’Austria. Si tratta di cingalesi, afghani, pakistani, subito portati al posto di polizia di frontiera di Tarvisio. E il tentativo di rimandarli in Austria da parte delle autorità italiane è risultato inutile. Appellandosi agli accordi europei, e in particolare a quelli di Dublino, infatti, il paese comunitario non si è ripreso i cittadini che là avevano presentato richiesta di asilo politico.
Proprio perchè i trattati internazionali dispongono che se un profugo lascia il paese in cui ha chiesto asilo politico si è “giocato il bonus” e non può tornare indietro. Proprio quanto è accaduto ieri mattina. Dall’inizio dell’anno, dalla frontiera di Coccau sono entrati 500 immigrati clandestini. Altri 225, invece, sono stati i profughi che hanno chiesto asilo politico.
Il paradosso è che molti dei profughi che entrano in Italia da nord erano arrivati nel nostro Paese grazie all’Operazione Mare Nostrum nei mesi scorsi. Portati in nave a Taranto, dopo essere stati tratti in salvo dalle insidie del mar Mediterraneo, avevano presto fatto perdere le loro tracce prima di essere fotosegnalati, cercando poi di raggiungere i paesi del Nord Europa e là chiedere asilo politico.
In caso di risposta negativa il ritorno in Italia. Com’è accaduto ieri mattina ai trenta profughi di Coccau. Ora per loro ci sarà il passaggio obbligato davanti alla commissione di Gorizia che darà loro, constatata la decisione dei colleghi di altri paesi Ue, comunque uno status di protezione sussidiaria, lungo cinque anni
Fonte: Messaggero veneto