(Gianfrasket) - Lemmi lemmi, a trotto di somarello, gli italiani si avviano a essere un popolo sottomesso e comandato a bacchetta. La cosa si sta realizzando in maniera indolore, col metodo della bollitura della rana, e quasi non ce ne rendiamo nemmeno conto. D'altronde, da secoli, la nostra caratteristica principale è saltare sul carro del vincitore e applaudire chi lo guida.
Costui diviene ai nostri occhi il capo indiscusso, e criticarlo diviene un’azione disdicevole. Gli Italiani amano i vivi, i superattivi, i "supermachi" e plaudono adoranti per riceverne aiuti e benefici. Odiano il passato e i suoi eventi ammonitori. O, semplicemente lasciano fare, anche se la strada che stanno percorrendo è una china pericolosa, e non una difficile salita verso la conquista di qualcosa più in alto: un traguardo, una cima, un risultato buono per la collettività.
Ovvero, quanto sta accadendo al governo Renzi e a quel clima renzusconista che si sta sempre più radicando nella mente dei nostri inutili parlamentari. Berlusconi ormai è del tutto bollito, tira a campare, e lascia fare agli allievi della sua scuola allegra, pragmatica e del chi si ferma è perduto. Una scuola ben radicata anche nel Pd e che costringe il nostro governo a tentare di bruciare tempi, tagliare teste, e procedere verso il traguardo come bulldozer.
Noi “tireremo dritto" diceva la buonanima per antonomasia. E lo ripete con nonchalance Renzi. Tant’è – notava Curzio Malaparte – che “...è pretesa costante degli Italiani che il proprio Governo debba essere tanto più forte quanto l’Italia è più debole, salvo a esiger che sia debolissimo allorché l’Italia è forte, o si immaginano che sia forte...”.
In questi giorni Stefano Rodotà è stato abbastanza accurato nel definire lo stato di progressiva demolizione della nostra democrazia, dovuto anche allo smantellamento dei diritti dei lavoratori, oltre che di punti nevralgici della seconda parte della nostra Costituzione, ivi compresi elementi che sono sfuggiti ai più ma che si riveleranno determinanti al momento dei saldi finali del patrimonio degli italiani.
Nella valutazione del vecchio Rodotà abbiamo trovato d’accordo molti intellettuali e politici italiani, di destra e di sinistra, che senza ubbidire alle scuderie di partito, hanno dichiarato la loro preoccupazione per la vistosa contrazione degli spazi di democrazia nel nostro Paese.
Ecco dunque cos’è la democratura. Se il malato non peggiora resterà tale, in perenne condizione precomatosa. Altrimenti la strada è già segnata. A parte la scarsa significanza del Senato, ridotto a mera coreografia, preoccupa il grave contenimento delle funzioni della Camera dei deputati, praticamente nominata da segretari di partito, taluni alquanto comici, passati tutti al ruolo di capetti autoritari. Di Ras, si sarebbe detto durante il deprecato ventennio. Un giorno forse saranno generali senza esercito. Ma quando ce ne accorgeremo non so quale esercito, popolo e Nazione italiana avremo. E se ancora avremo una Nazione. Ho seri dubbi a tale proposito.