di N.P. -
Gli italiani sono molto attenti a quello che combinano i politici che si dimostrano molto spesso incapaci e inadeguati, qualche volta ladri ma che, da qualche anno in qua, sono praticamente sempre sotto la lente d’ingrandimento di magistratura e società.
C’è un’altra figura, però, che nel nostro Paese ha un’enorme potere e che invece, il più delle volte, passa inosservata: il burocrate pubblico. Quello che forse a molti italiani sfugge, è che un dirigente pubblico di alto o altissimo livello, ha spesso più potere di un politico, e non deve nemmeno preoccuparsi di tenere buono un elettorato perché non sarà sottoposto a nessun giudizio in una cabina elettorale.
Ha una carriera, e se è abbastanza furbo e capace, la può condurre a suo piacimento, scegliendo se lavorare poco o tanto, di favorire qualcuno piuttosto che qualcun altro. Perfino di mettere i bastoni tra le ruote della compagine politica che governa in quel momento, complicando situazioni semplici, non fornendo documentazioni necessarie, provocando fughe di notizie, dilatando incredibilmente i tempi delle pratiche.
Naturalmente, ce ne sono tanti anche perbene, lavoratori, preparati, ma oggi non è di loro che vogliamo parlare. Oggi vogliamo contribuire a puntare i riflettori sui disonesti, i delinquenti, per fare in modo che gli italiani non si concentrino sempre e solo sui politici, ma amplino il loro controllo anche su queste altre figure che rappresentano “la colonna vertebrale” dello Stato, e senza i quali non si può stare dritti.
L’ultimo scandalo grave, anzi gravissimo, che colpisce un dirigente pubblico di primissimo piano, e parecchi secondari, è di ieri, e riguarda il ministero dei Lavori Pubblici dove oggi, in epoca Renzi, siede il ministro Maurizio Lupi, grande amico del nostro burocrate. Si tratta di Ercole Incalza, per gli amici Ercolino, un uomo che secondo le intercettazioni telefoniche fatte dai pm di Firenze, era colui “senza l’autorizzazione del quale niente si muove”.
Come si dice, Incalza è un “manager storico” visto che è dal 2001 che occupa posizione primarie, e che ci ritroviamo da allora in tutti i governi che si sono succeduti, e quindi sembra abbia infilato le zampette in tanti affari interessanti. Ma andiamo con ordine…
La Procura di Firenze ha messo le manette non solo ad Incalzi, ma a svariati altri soggetti tra cui il presidente di Centostazioni, società del gruppo FS, Francesco Cavallo; Sandro Pacella, collaboratore di Incalza – questi ultimi due ai domiciliari - e all’eurodeputato Vito Bonsignore dell’NCD. Ci sono poi anche 51 indagati, tra cui Rocco Girlanda, già sottosegretario alle Infrastrutture sotto il governo Letta. I reati contestati sono quelli di corruzione, induzione indebita, turbativa degli incanti ecc. Insomma, i soliti in cui capita di incocciare in situazioni analoghe, perché saremo anche un popolo di ladri, ma non siamo mai particolarmente originali.
A far scattare i provvedimenti restrittivi e gli avvisi di garanzia, la presunta illecita gestione delle Grandi Opere, o più precisamente il Palazzo Italia di Expo, l’autostrada Orte-Mestre, e le principali nuove tratte messe in opera dalle ferrovie italiane. Per questo sono stati anche effettuate una serie di perquisizioni che hanno visto sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti Anas International Enterprise, Ferrovie del Sud Est srl, Consorzio Autostrada Civitavecchia-Orte-Mestre, Autostrada regionale Cispadana Spa, Autorità Portuale Nord Sardegna, Rfi e, ciliegina sulla torta, la Struttura di Missione per le Grandi Opere presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (e tenete a mente quest’ultimo ufficio). Inoltre, sembra che siano stati perquisiti anche membri del personale della Agenzia delle Entrate e qui, se si accertassero delle responsabilità, si comincerebbe anche a capire meglio perché si fanno i verbali e i sequestri a chi evade 0,95 centesimi di euro, e si chiudono gli occhi davanti agli evasori miliardari.
Gli inquirenti hanno soprannominato l’operazione “Sistema”, e hanno ricostruito parte di quello che accadeva. Sembrerebbe che Incalza avesse particolari rapporti con tale Perotti, imprenditore che nel corso degli anni si è visto assegnare svariate progettazioni e direzioni lavori per diverse tratte autostradali e ferroviarie attraverso una sua società, la Green Field System srl nella quale sembra fosse cointeressato Incalza. Infatti, nel periodo 1999-2008 il manager pubblico avrebbe ricevuto da suddetta società la ragguardevole somma di € 697.843,50 che, secondo quanto asserito dal procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo, ha costituito per il manager “a principale fonte di reddito negli anni dal 1999 al 2012?. Insomma, per dirla in parole povere, Incalza guadagnava più con le mazzette che con lo stipendio. E anche a Pacella, il suo collaboratore, non andava male visto che nello stesso periodo si è portato a casa 450mila euro e spiccioli.
Il valore complessivo nel tempo degli appalti presi in esame è di 25 miliardi di euro. Su di essi la Green Field otteneva la direzione lavori con un guadagno che andava dall’1 al 3% dell’importo dell’appalto stesso. Quel che è peggio, però, è che i capitolati venivano stilati in modo che la direzione ai lavori potesse approvare autonomamente modifiche alle opere fino a far aumentare i costi anche del 40%. Insomma, una specie di Pozzo di San Patrizio, a voler vedere bene.
Oltre ai politici citati, sembra che invischiati nella questione ce ne siano altri, che però non dovrebbero essere di primo piano. C’è però una piccola parentesi: il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Chiariamo subito, il titolare del dicastero non risulta indagato, ma secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, nelle intercettazioni sarebbe ampiamente citato, e con lui il figlio Luca. Secondo il Gip, infatti, l’imprenditore Perotti procurava incarichi di lavoro al figlio del ministro. Parlando con il cognato, Perotti in un’intercettazione, dice: “A lui dobbiamo dare sicurezza”. Scrive Il Fatto Quotidiano: “Il sistema Incalza arriva a far dire al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi che se qualcuno avesse solo sfiorato la “Struttura tecnica di Missione” creata dal superburocrate arrestato, avrebbe minacciato la crisi di governo, cosa che Ncd non ha mai fatto su temi più che sensibili come la riforma della giustizia o diritti civili”.
Se quanto riportato dal quotidiano di Travaglio corrisponde alla realtà, e davvero esiste questa intercettazione di Lupi, come minimo il ministro avrebbe dovuto già presentare le proprie dimissioni. Ma da buon “tardo democristiano doc”, Lupi non ci pensa per nulla, e a chi gli fa notare gli incarichi lavorativi ricevuti dal figlio, il ministro in quota Comunione e Liberazione risponde di non aver mai “sollecitato” incarichi per il suo ragazzo… che però non è proprio la risposta giusta, pensiamo noi. Comunque, in un paio di intercettazioni, si sentono “addetti ai lavori” parlare tra loro. Giulio Burchi, uno degli indagati, parla al telefono con Alberto Rubegni, attuale consigliere d’amministrazione Autostrada Torino-Milano, e dice: “Il nostro Perottibus ha vinto anche la gara, che ha fatto un ribasso pazzesco,[…] ha vinto anche il nuovo palazzo dell’Eni a San Donato e c’ha quattro giovani ingegneri e sai uno come si chiama? Sai di cognome come si chiama? Un giovane ingegnere neolaureato, Lupi, ma guarda i casi della vita”.
Dopo di che, nell’ambito di questo appalto Eni, la persona che verrà nominata per seguire il cantiere sarà proprio Luca Lupi, con un compenso di 2mila euro al mese. Ma c’è dell’altro. In un’intercettazione a Massimo Averardi che parla con un dirigente Anas, si sente: “Ho visto Perotti l’altro giorno, tu sai che Perotti e il ministro sono non intimi, di più. Perché lui ha assunto anche il figlio, per star sicuro che non mancasse qualche incarico di direzione lavori, siccome ne ha soli 17, glieli hanno contati, ha assunto anche il figlio di Lupi, no?”. Ora, non per dire, per molto meno e senza che suo figlio fosse coinvolto in nulla, Alemanno si è beccato un avviso di garanzia da paura, eppure anche contro di lui sembra che ci siano solo intercettazioni di terzi che conversano tra loro…
Riporta ancora Il Fatto Quotidiano che non ci si ferma qui, ma ci scappa anche qualche regalino per il Ministro. Franco Cavallo dona a Lupi un abito di alta sartoria confezionato da Vincenzo Barbato, che confeziona anche un abito per Emanuele Forlani, uomo della segreteria del ministro. A Luca Lupi, invece, oltre agli incarichi lavorativi sarebbe arrivato anche un Rolex da 10.350 euro per la laurea appena conseguita. Regalino di Perotti, quest’ ultimo. E per ora ci fermiamo qui, perché non vogliamo che la lettura di tutto ciò diventi addirittura noiosa.
Ultima piccola nota: nell’intercettazione riportata sopra tra Lupi e Incalza, dove il ministro fa capire chiaramente di aver difeso la Struttura Tecnica di Missione al punto di minacciare di far cadere il governo, si può prendere in considerazione quanto all’NCD ‘centrodestra responsabile’k, che a sentir loro appoggia il governo di centrosinistra per il bene di tutti, gliene freghi davvero qualcosa dell’Italia e degli italiani.
Alla faccia nostra e di chiunque voti il partito di Alfano.
Fonte: www.quotidianogiovanionline.it