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di Gianni Fraschetti

 

A differenza di Nitti, Letta ebbe un'accoglienza molto lusinghiera quando si insedio'. Fu l'unica grande differenza tra i due. per il resto, come Letta, Nitti riassunse il suo programma in pochi punti, quattro, che espose alle Camere e che portavano al quarto punto gli ordinamenti economici e finanziari che la nuova situazione rendeva inderogabili, da quel momento i due, Nitti e Letta, paiono marciare su binari paralleli. Uno ebbe il terremoto della Toscana e della  Romagna e l'altro le alluvioni della Sardegna e dell'Emilia e ambedue si ritrovarono a che fare con movimenti di piazza dovuti al carovita. Movimenti spontanei ma che vennero accompagnati da tumulti di piazza. Come Nitti Letta non cura il male ma lo nasconde dietro provvedimenti inutili e molto spesso dannosi. Insomma e' la storia che si ripete, come sappiamo che succede. All'epoca di Nitti l'Italia smobilito' l'Esercito e cinque milioni di uomini si trovarono all'improvviso a dovere sbarcare il lunario. Oggi stiamo smobilitando il nostro apparato industriale e milioni di persone si stanno ritrovando senza un lavoro e con seri problemi a tirare avanti la famiglia. Ai fini pratici e' la stessa cosa. Per dominare la situazione Nitti creo' la Guardia Regia.Letta si affida alle due Brigate di Eurogendfor in addestramento presso la caserma Chinotto a Vicenza, anche la storia ci insegna che tutte le repressioni sono inevitabilmente sfociate in rivoluzioni. In Italia dal 1820 al 1848 rivoluzionari furono tutti coloro che poi andarono sui libri di storia come eroi e patrioti. Nel 1922 si ripete' la cosa e nel 1945 pure. Uno dei detonatori di allora fu la questione fiumana, unita al contemporaneo provvedimento col quale Nitti amnistio' 600.000 disertori che vennero congedati con la stessa formula di chi si era fatto anni di trincea. Un provvedimento pessimo che dimostro' la cecita' infinita di una classe politica che viveva ormai fuori dalla realta' e che non avvertiva piu' il polso del paese reale. Una classe politica che stava divenendo il becchino di se stessa. La situazione del paese era ormai di totale ebollizione e durante un comizio tenuto a Roma, all'Augusteo, in sostegno delle rivendicazioni di Fiume, i poliziotti di Nitti si gettarono selvaggiamente contro gli ex-combattenti, i cittadini, le famiglie. I mutilati. Migliaia di persone che defluivano dal comizio finirono travolti dai cavalli della nuova Guardia Regia e ferocemente percossi dalla polizia. Una settimana dopo veniva firmato a Saint Germain il trattato di pace con l'Austria. Un trattato di pace che ci lasciava con un palmo di naso e con gran parte dei nostri problemi irrisolti. Soprattutto non definiva la questione di Fiume che il trattato di Londra aveva assegnato alla Croazia e che continua nel suo processo di suppurazione e di avvelenamento della vita politica italiana. Ma al problema di Fiume avrebbe trovato soluzione un gesto d'audacia di Gabriele D'Annunzio e da un pugno di ufficiali del 2° Battaglione dei Granatieri di Sardegna seguiti dai loro uomini. In questo frangente D'Annunzio coniò  per Nitti un soprannome. Lo folgorò da Fiume col feroce e  dissacratorio nomignolo di Cagoia.

La notizia della fulminea occupazione di Fiume commosse profondamente quella parte della Nazione che non era corrotta dall'uomo innominabile. Tutta la miglior gente d'Italia applaudì il gesto magnifico e si mise a disposizione del Poeta. Invano Cagoia, dal suo mollume impotente, piagnucolando e inginocchiandosi innanzi agli Alleati, (vi ricorda qualcuno ?) aizzava le plebi ignoranti contro i "disertori" e gli "ammutinati" di Ronchi.

La casta politica che insudiciava da cinquant'anni l'Italia, che non era capace "se non di amministrare le proprie turpitudini, pur di godersi il suo potere impotente" (vi ricorda niente ?), era già condannata a morte.

La gioventù era insorta, la Poesia fatta azione, l'Ideale fatto arma avevano avuta ragione della senilità e della vigliaccheria, e la nuova Italia, recuperata la sua coscienza, la sua dignità, la sua fede, aveva iniziata la marcia infaticabile verso l'avvenire.

L'atto di Gabriele d'Annunzio è pertanto così grande e perfetto nella sua espressione di universale bellezza che supera i limiti di una contesa di territorio e a tutti s'impone con l'eloquenza della sua forza spirituale.

Quando nella pura luce di quel mattino di settembre, la barra di Cantrida volò in turbini di schegge, non furono soltanto disciolte per sempre le catene del servaggio fiumano, ma crollò tutto il vecchio mondo affarista delle oppressioni e delle viltà, e balzò, armata e pura, l'Idea della santa forza purificatrice e redentrice.

La nostra situazione e' identica a quella dell'Italia di allora, una casta politica capace solo di amministrare le proprie turpitudini, una massa sempre crescente di italiani disperati cui si aggiungono le centinaia di migliaia di esodati che tra breve non avranno piu' di che vivere. Una nazione allo stremo. Ci manca Fiume, il detonatore ma abbiamo i  due Fucilieri di Marina prigionieri degli indiani da due anni ormai sotto la spada di damocle di una condanna a morte. Se vi puo' essere ancora un simbolo della Patria in questa Italia di oggi, bene quel simbolo non possono essere che quei due ragazzi che da molti mesi non hanno mai fatto vacillare il loro orgoglio di soldati italiani. nemmeno per un attimo. E se loro sono come Fiume, il simbolo stesso della Patria che tutto racchiude in sè, chi si merita dunque l'appellativo di Cagoia ? Non ho il benche' minimo dubbio su chi sia il nuovo Cagoia, il Cagoia degli anni duemila. Ha un nome ed un cognome: Emma Bonino la frustrata. Difficilmente rivedremo al governo di questa nazione uno zero spaccato del suo calibro.

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