di Gianni Fraschetti -
Prima parla di vendita delle quote in mano al Tesoro, da Eni a Enel a Finmeccanica. Poi, però, aggiunge che non si tratterebbe di una cessione di pacchetti azionari, ma del loro utilizzo come "collaterali" per operazioni finanziarie. Ad ogni modo, l'obiettivo è sempre lo stesso: ridurre almeno una parte dell'ingente debito pubblico dello Stato. Una missione impossibile, ma un'ottima scusa per portare a termine il lavoro per il quale questo governo, e quello Monti precedentemente, sono stati insediati: vendere per quattro soldi il patrimonio degli italiani. Da Mosca, dove si trova per la riunione del G20, il ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni, ha scelto Bloomberg Tv, uno dei più seguito canali economico-finanziari del pianeta per annunciare una parte del piano del governo per la riduzione del debito. L'ideale proseguimento di quanto avvenuto solo pochi giorni fa a Londra, dove il ministro, assieme al premier Enrico Letta, ha incontrato la comunità finanziaria. E ha cercato di rassicurare i responsabili delle grandi banche d'affari e dei fondi internazionali che l'Italia tornerà a essere attrattiva per gli investimenti esteri. Chiaramente ha mentito anche agli inglesi, che infatti non lo hanno preso minimamente sul serio tranne quella fascia di speculatori specializzati nel "mordi e fuggi", che intravedono parecchie possibilità di portare a termine lucrose operazioni, in Italia, nei prossimi mesi. E infatti, puntuali, a confortare i loro progetti di razzìa, arrivano le dichiarazioni di Saccomanni, uno che il concetto di "interesse nazionale" non lo ha dimenticato. Non sa proprio che cosa sia, non glielo hanno mai spiegato. Ed ecco, esattamente, cosa questo "geniaccio" ha dichiarato a Bloomberg tv: "Abbiamo annunciato, come una delle iniziative strategiche chiave, una accelerazione degli schemi di privatizzazione, che coinvolge i beni immobiliari posseduti ma stiamo considerando anche la possibilità di ridurre le quote pubbliche sulle società partecipate". Immagianiamo che gli squali della City e di Wall Street, gia' eccitati dalle dichiarazioni di Letta, a questo punto abbiano avuto un orgasmo. Inizia la grande svendita dei gioielli di famiglia e alla domanda se questo comporti vendere pacchetti azionari di Eni, Enel e Finmeccanica, ha aggiunto: "Queste società sono profittevoli e danno dividendi al Tesoro, quindi dobbiamo considerare anche la possibilità di utilizzarle come collaterale per gli schemi di riduzione del debito pubblico su cui stiamo ragionando. Ci sono - ha concluso il ministro - una serie di ipotesi che stiamo prendendo in considerazione". Come collaterale, (garanzia, immaginiamo n.d.r.) e qui Saccomanni ha mentito come il suo capo, a meno che non si parta con un collaterale e non si arrivi prendodolo in quel posto.
Rebus sic stantibus, Saccomanni, che attualmente ha strappato la palma di "peggiore", insieme a tutto il Governo Letta, può inventarsi tutte le trastule che desidera ma il debito pubblico, ahinoi, continuerà sempre ad aumentare. Non è una questione "economica", è una questione meramente algebrica: continuerà ad aumentare perché generato dall'emissione monetaria a debito e dal tasso di interesse con cui questa moneta ci viene prestata, nonché dai vari "meccanismi" di "stabilità" e fiscali che l'eurocrazia ci impone. Non serve essere economisti per capirlo.
Al massimo, ogni tanto, si può tentare di mettere una toppa, arrestarne la incontrollata ascesa per un po'. Come? sottraendo denaro al "circolante", cioè alle nostre tasche. Oppure, per l'appunto, vendendo i gioielli di famiglia: Eni, Enel Finmeccanica. Bene, avremo messo un "tappo" per qualche mese. Ma poi il debito continuerà a salire, per forza di cose, per le inderogabili leggi della matematica elementare, per cui se continuo a essere sottoposto a prestiti a interesse composto non potrò che vedere accrescere il mio debito. Sono cose che anche un bambino è in grado di capire, ma gli italiani evidentemente no e ormai sembrano tanti topolini ipnotizzati dal pitone che sta per inghiottirli.
Cari connazionali, provate un attimo a rifletterci: e dopo che si venderà Saccomanni? La Punto diesel? La casetta a Lido di Camaiore? La collezione di francobolli? No, perché sapete com'è, le cose da vendere finiscono. Ah, no è vero, resta da dare via "l'intimità posteriore" (cit. F. Fellini), ma per quella Saccomanni ha già delegato voi.