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di GABRIELE ADINOLFI -

 

La rivolta ucraina si sovrappone alla questione gay e pone l'intero apparato istituzionale dell'Occidente in rotta di collisione con la Russia.

Chi ritiene, giustamente, che solo una sinergia con Putin potrà darci un avvenire e chi tifa, giustamente, per Mosca contro New York, Londra e dépendances varie, sbriga un po' troppo facilmente la questione ucraina come manipolata e strumentale.

E' evidente che la strumentalizzazione e la manipolazione ci siano.

C'erano dieci anni fa con l'arancione di Soros, ci sono oggi con le bandiere federali della Ue.

Ma il sentimento popolare è autentico.

L'imperialismo sovietico con sede russa ha deportato ben sette milioni e mezzo di ucraini sterminandoli quasi per intero. L'Ucraina è stata divisa in zone di lingua e cultura diversa. I russofoni si confondono con la gerontocrazia ammuffita e necrotica della nomenklatura e considerano la terra in cui vivono,che per loro non è patria, come una provincia russa.

I nazionalisti o neonazionalisti nostrani, tanto emozionati dietro il riscoperto tricolore che fino all'altro ieri attaccavano definendolo massonico, dal canto loro non perdonano agli ucraini il loro sentimento nazionale.

Non fanno attenzione alle sfumature, i nostri: rammento che quando Putin protestava con l'Estonia pretendendo la rimozione della statua in onore della Waffen SS, svariati neononsoché d'estrema destra nostrana gli davano ragione...

In un batter d'occhio si sono gettati nel cestino dell'oblio milioni di martiri e l'intero Fronte dell'Est.

Disinvoltura dell'onanismo rivoluzionario di queste parti.

Quel potenziale ad est

Se la smettessero di masturbarsi e di pubblicare i loro schizzi in internet, forse comprenderebbero, i nostri, che altro è un'alleanza e altro una sudditanza.

Che altro è ripercorrere una politica di distensione ad est, nella fermezza e nell'orgoglio, altro è sacrificare sangue, suolo e memoria alle brame del proprio protettore.

E potrebbero fare uno sforzo ulteriore per comprendere cos'ha prodotto tutto quel potenziale ad est. Potenziale al quale oggi si attaccano come a una zattera di salvataggio.

La miscela si compone di tre elementi:la forte e radicata resistenza popolare al mostro comunista, la ripresa diplomatica ed economica che ha permesso alla Germania di Kohl d'incidere in profondità fino in Russia e, infine, il revanscismo russo intervenuto dopo l'implosione sovietica.

Comprenderebbero, se la smettessero di sollazzarsi da soli, che il padrone di oggi, ovvero New York, con Londra allineatissima, vuole scardinare precisamente quel potenziale usando ogni elemento contro gli altri.

E potrebbero notare, se usassero il cervello per qualcos'altro che per le loro fantasie, come l'evoluzione geo-economica tedesca sia andata molto più avanti della sua classe politica, inchiodata a pregiudizi ideologici costruiti in contemporanea a New York e Berlino Est.

Come i think tank tedeschi siano stati addirittura invitati regolarmente ai vertici della Sco, con Russia,Cina e quattro strategici Paesi eurasiatici e dell'Asia centrale,attestando così l'importanza che la Germania, e con essa l'Europa,aveva assunto nella ridefinizione degli equilibri mondiali.

Se rinfrescassero la propria memoria,rimembrerebbero le difficoltà opposte agli americani nella spedizione irachena da un asse Parigi-Berlino-Mosca e soprattutto alla vittoria diplomatica, oltre che militare, di Putin sulla Georgia cinque anni e mezzo orsono per via della decisiva influenza tedesca.

Entrelac

Se quelli che oggi si schierano senza sfumature contro i patrioti ucraini, anziché ricercare il piacere rapido e solitario pensassero, capirebbero che la soluzione, la sintesi, la chiave di tutto, sta proprio nel ruolo di un'Europa a trazione sostanziale tedesca. Essa sarebbe in condizioni di mediare e di decidere, di traghettare l'anticomunismo antirusso (indubbiamente sacrosanto) e il neoimperialismo liberalstaliniano (benvenuto anche questo) verso un'intesa oggettiva e graduale in una terza posizione.

Per questo però sarebbe necessario che il locomotore tedesco, ovvero la Germania sostanziale, non fosse smentito dalla classe politica che, arretrata e soprattutto psicoticamente condizionata, finisce con l'essere subalterna all'immaginario liberaltrozkista promanato da New York.

Invece, facendo una scelta di campo priva di grandiosità e di profondità strategica, il governo tedesco cade nella trappola dello slegamento.

Lo slegamento di quella figura tradizionale, l'entrelac, che nello specifico si manifesta in quel potenziale tridimensionale che abbiamo descritto e che si sta appunto cercando di disattivare a Kiev e dintorni.

Chi ha un minimo di cognizione cosmica e simbolica, chi sa leggere le strategie nel loro aspetto razionale e nel loro portato metafisico, non può non notare come proprio la slegatura sia in atto ovunque in Europa.

Ad est dove s'inalberano le bandiere della Ue per allontanarla dalla Russia ma, in fondo, soprattutto in chiave antitedesca.

Ad ovest dove s'inalberano le bandiere anti-Ue per allontanarci dalla Germania.

Ovunque per disarticolare il nostro sistema nervoso.

Che i manipolatori lì suggeriscano bandiere della Ue e qui ce le vogliano togliere che significa? Che sono pro o contro la Ue? Significa che non si limitano alle forme ma vanno all'essenziale. La Ue va bene se è debole e condizionata;l'Europa va bene se è incompiuta.

Ma soprattutto va bene se è senza nervo, senza nerbo, senza cuore, senza potenza.

Oggi come quarant'anni fa possiamo dire che tutto può essere rettificato a patto di costruire la Potenza Europa.

Memoria e Pensiero

E' chiaro che ci vuole riflessione seria, è palese che servono maturità storica e politica nonché un calmo fanatismo impersonale per venire a capo del nodo scorsoio approntato intorno al nostro collo che tutti sembrano invece ansiosi di stringere sempre più, a furia di spasmi autoprodotti e reiterati.

Siamo i primi ad accettare la sciocca e suicida logica duale, quella per cui, in qualsiasi fronte si sia (Ue ad est o anti-Ue ad ovest) si canta nel coro angloamericano e per arricchire la piazza finanziaria britannica.

D'altronde una scelta giusta presuppone la capacità di superare l'analfabetismo politico e il trogloditismo concettuale, cosa questa che oggi come oggi sembra letteralmente impossibile. In particolare in aree di esibizionismo marginale nutrite con quella che Lenin avrebbe definito una malattia infantile,ostacolo alla rivoluzione.

Ma questo presuppone un salto di qualità, un abbandono dell'autosoddisfacimento e dell'esibizionismo-voyeurismo in cui si risolve ormai la politica,specie quella “antagonista”.

Possiamo attenderci uno sforzo verso il reale e l'ideale anziché il compiacimento nell'autorappresentazione incoraggiata?

E' dura. Come si dice un po'barbaramente: ai più di dietro gli entra in testa no.

D'altronde che testa?

Una testa pronta a dimenticare e soprattutto a scordare generazioni di sangue e sogni, di lotte e di vittorie mai venute meno pur nelle schiaccianti sconfitte.

E' questione di testa.

Qualche giorno fa, quando fu commentato il bel presagio dell'abbattimento della colomba di San Pietro, si rammentava che i corvi che accompagnano Odino nelle cacce sui sentieri inesplorati si chiamano Pensiero e Memoria.

Cosa ci si può mai attendere da chi la Memoria l'ha persa del tutto?

Il Pensiero? Essere pensati, ripetere il pensato altrui senza neppure accorgersene e rivendicarlo con alterata veemenza non significa per niente pensare.

Il che d'altronde è impossibile per chi non abbia Memoria.

Ecco perché l'Ucraina finiamo con il rimuoverla così come abbiamo eluso la Germania e l'Europa: mancanza totale di centralità.

Segno dei tempi.  

 

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