di Gianni Fraschetti
Se non si preparasse una tragedia greca ( ed ogni riferimento e' voluto ) per il popolo italiano, ci sarebbe veramente da sbellicarsi dalle risate. Abbiamo passato le ultime settimane letteralmente bombardati dalle notizie sulle primarie del PD. I volti ed i nomi di Bersani e di Renzi comparivano ovunque ed insieme a loro quelli dei loro supporters che si sgolavano per decantarne le qualita' assolute e l' intero panorama mediatico appariva scosso da quella che sembrava piu' una riedizione in sedicesimo dello scontro tra Obama e Romney che quel che realmente era. Un evento paesano di nessun interesse salvo che per i soggetti direttamente interessati dalla questione. Quando poi Bersani ha vinto non vi e' piu' stato argine al ridicolo, le grandi firme del giornalismo nostrano si sono mobilitate per spiegarci ogni piu' recondito restroscena ed i possibili e futuribili sviluppi ed in tale orgia di parole nessuno si e' preso ovviamente la briga di far notare che quei tre milioni di votanti rappresentavano il 7 o l' 8% degli aventi diritto al voto in Italia e che il 60% incamerato da Bersani corrispondeva quindi al 4% scarso del corpo elettorale. Una roba da miserabili ed erano primarie di coalizione. Della coalizione che intendeva governare l'Italia.
Dunque questo valeva l'area di centrosinistra, mobilitata ed accuratamente contata in uno scontro che in alcuni tratti ha assunto i toni e le forme dello psicodramma. Perche' Bersani ha temuto di perdere in piu' di un momento e se cio' non e' avvenuto lo si deve unicamente alla mobilitazione dell'apparato del vecchio PCI. Tanto per essere chiari.
Dunque Bersani, come era logico, ha vinto e malgrado questi numerini risicati ed un clima complessivo che faceva risultare ancor piu' evidente la bolla mediatica che si era costruita intorno all' evento, si e' cinto il capo di alloro ed ha iniziato subito a parlare da Premier, volando immediatamente dopo in Libia per conferire con un altro Leader sgarrupato come lui. Che comanda (forse ma il dato non e' certo) solo in alcuni quartieri della capitale. Dopo questo summit ad altissimo livello il nostro aspirante conducator e' tornato in Italia dove lo attendeva lo stato maggiore dei DS per iniziare il loro gioco preferito. Quello della ricottina. Un passatempo nel quale i compagnucci della parrocchietta sono maestri, almeno dai tempi dell'indimenticato Occhetto e della gioiosa macchina da guerra. Da quel momento ci sono piovuti addosso organigrammi governativi a ripetizione. Uno piu' ridicolo dell'altro. Uno piu' terrificante dell'altro. Da Tabacci a Ministro dello Sviluppo, alla Puppato Presidente della Camera a Fassina Ministro dell' Economia, con spezzaferro D'Alema a riprendere le redini della Farnesina.
I sondaggisti, non si sa se piu' incapaci o crudeli in questo caso, assecondavano l'innocente gioco dei DS con numeri talmente gonfi di presagi di vittoria da suscitare il dubbio che fossero veri o quello ancor piu' fosco che qualcosa bollisse in pentola. Poi e' successo tutto molto in fretta. Il Cavaliere se ne e' uscito con una delle sue, il Centro destra e' entrato in fibrillazione ed i padroni di Monti sono infine usciti allo scoperto.
L'Europa che "ce lo chiede", ha chiesto anche questa volta e lo ha fatto con i toni sgarbati di un maleducato che si rivolge ad un suo dipendente. Ed il quadro e' stato chiaro. Dopo avere occupato fraudolentemente Palazzo Chigi, Monti si prepara ad essere insediato alla guida del Centro Destra o meglio, come amano definirlo Casini, Fini e lo stesso Berlusconi, dello schieramento moderato. E su questo termine consentitemi una breve disgressione. Sul vocabolario alla voce “moderato” si legge così: «Frenato, castigato, controllato, modesto…». E nel dizionario si ricorre anche a qualche esempio concreto, facendo riferimento a chi parla a voce bassa (per non farsi sentire troppo, non si sa mai…). I moderati sarebbero quelli del “vorrei ma non è il caso”, che si trattengono nel bere e nel mangiare anche quando vorrebbero lasciarsi andare. E che, spesso, sono solo degli estremisti o dei fanatici controllati, trattenuti. Non a caso Abel Bonnard, intellettuale irregolare e uomo politico francese tra due guerre, definiva i moderati «il dramma del presente». Lo scrittore, nato nel 1883 e scomparso nel '68, rappresentò un vero campione di equilibrio e passione politica. Fascista e gay, fu condannato dai comunisti ma passò anche un periodo di detenzione nelle carceri franchiste, membro dell’Academie Française conobbe l’epurazione e l’esilio ma venne riscoperto dalla cultura della Francia gollista. Di Bonnard c’è un saggio che riesce ancora oggi a esser di particolare interesse.
Titolo: I moderati: il dramma del presente.
Pubblicato in Italia nel '67 è una lettura da riprendere in mano, perché – come nota Luigi Emery nella prefazione – i moderati per Bonnard non sono un partito ma «una categoria psicologica, un tipo immortale, non legato esclusivamente a un determinato momento né a una singola nazione».
Di più: «I moderati, per quanto impegnati siano o vogliano essere nella politica, non ne sono mai afferrati totalmente. Essi sono come una grande nave alla deriva che successive maree hanno sballottolato ora su una sponda, ora su un’altra. I moderati sono dunque, anziché un partito, una categoria umana». Quella di tutti coloro che «sedendo a destra o al centro, si oppongono non tanto alla sinistra politica ma alle riforme sociali ed economiche o, non potendo impedirle, si sono sforzati di limitarne l’ampiezza e l’effetto».
Senza voler riproporre parallelismi storici si resta sorpresi a leggere che «in una società disgregata dove mancano le qualità dell’uomo mentre vi pullulano i difetti dell’individuo, la reputazione d’intelligenza è il premio promesso ai disertori». Perfetto: tendenza alla diserzione, parlare a bassa voce per non esporsi, preferenza per la cosiddetta zona grigia piuttosto che per le scelte chiare ed a capo di questa legione di uomini perduti chi propone, anzi impone l' Europa che ce lo chiede ? Ma e' chiaro, colui che del grigio ha fatto il colore della propria vita. Uno che avrebbe fatto un figurone nella Germania di Pankow. Il grigiocrate per eccellenza. Mario Monti, e chi altri ?
A questo punto vi chiederete ... e Bersani ? E il PD ? E Vendola ? E le primarie ?
Mah, in questo particolare gioco, fatto di sgambetti, di scorrettezza, di cinismo, di arrivismo e di vilta' che e' ormai divenuta la politica italiana, Bersani ha avuto un assaggio della nuova Italia che ha cosi' bene contribuito a preparare. Le primarie sono state esattamente quello che sono sembrate alla parte piu' sensibile ed intelligente della Nazione. Una buffonata totalmente inutile. esattamente come le parlamentarie di Grillo che almeno ne ha avuto la consapevolezza ed ha ridotto il tutto al minimo indispensabile senza caricarle di quell'enfasi che ha reso i DS indopportabili. Insopportabili perche' stupidi, anche piu' dello stesso Berlusconi. Possibile che non avevano capito che il Premier in Italia viene scelto con le bancarie ?