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Disastro sfiorato nel ritiro dall’Afghanistan
Un mercantile carico di centinaia di mezzi militari italiani di ritorno dall’Afghanistan ha preso fuoco. Ed è rimasto alla deriva per giorni, senza equipaggio, nella zona dei pirati. Senza nessuna scorta: i naufraghi sono stati soccorsi dalla marina cinese, evidentemente la nostra flotta è talmente impegnata a traghettare clandestini  da non avere tempo e mezzi per scortare 
 il trasporto di veicoli e armamenti  nonostante si trovasse nelle acque dei predoni somali. La vicenda è accaduta nella notte tra il 5 e il 6 maggio.

L’Altinia, una nave da 9000 tonnellate noleggiata dal ministero della Difesa, era partita da Abu Dhabi verso Salerno, zeppa di materiali e veicoli  in partenza dall’Afghanistan. A bordo anche decine di blindati Lince e Freccia, i più moderni in dotazione all’Esercito. Verso le due è scoppiato un incendio in sala macchine, che l'equipaggio ha tentato invano di domare. Poi le fiamme si sono estese e il personale è salito sulle scialuppe. In zona però c’era solo una squadra militare cinese, che ha salvato i naufraghi: secondo il resoconto del giornale dell’Esercito popolare di Pechino la nostra Marina era troppo lontana. Dopo l’allarme rilanciato tramite il comando americano, da Roma hanno fatto intervenire un altro mercantile, la Jolly Diamante, che ha preso in consegna i marinai. L’Altinia è rimasta in balia delle onde. Solo l’8 maggio un elicottero partito dal caccia Mimbelli, che si trovava a Gibuti, ha calato un team di incursori per verificare che il carico fosse intatto. Dopo una settimana alla deriva, il mercantile è stato messo in sicurezza da una società specializzata olandese e poi rimorchiato fino alla base di partenza. Una vicenda da non credere che ci sta coprendo di ridicolo

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