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di Eugenio Pasquinetti -

 

Il comandante Junio Valerio Borghese, quando vide in televisione, nel novembre del 1966, le immagini dell’alluvione di Firenze, chiamò a raccolta ad uno ad uno tutti i suoi uomini della Decima Mas, perché si facessero trovare nella città toscana per organizzare più squadre di soccorso. I suoi uomini, imbruttiti dalla fatica, inzaccherati dal fango, contribuirono a salvare monumenti, case, opere d’arte per diversi giorni. Poi questi “cattivi”, in silenzio si salutarono e come vent’anni prima ognuno prese la sua strada per tornare alle attività di tutti i giorni, senza clamori, senza rivendicare niente.

Riccardo De Corato è stato per quindici anni il sindaco “ombra” di Milano. Non tagliava nastri, non presenziava a convegni, ma faceva il lavoro gravoso della quotidianità. Conosceva ogni anfratto di ogni ufficio, ogni regolamento, sapeva come muoversi e come aiutare i cittadini.

Quando io, come medico di famiglia, mi recavo a visitare le mie “vecchiette” nelle case popolari del Giambellino o del Lorenteggio, le mie pazienti mi raccontavano spesso i “favori” ricevuti dal vice-sindaco . “Sciur dutùr, ha visto l’ascensore nuovo ? Me lo ha fatto avere il De Corato! Ora posso uscire di casa!” esclamavano con soddisfazione. Sì , perché gli avevano scritto e lui aveva risposto, con i fatti. C’era la percezione della presenza dell’istituzione a fianco degli umili e degli indifesi.

Ora le mie vecchiette non ci sono più, gli ultimi italiani residenti nelle case dell’Aler esibiscono uno stinto tricolore al balcone, accerchiati da altri inquilini di altre nazionalità e religioni.

De Corato diventava sindaco a tutti gli effetti nel mese di agosto , e andava a trovare gli anziani del Pio Albergo Trivulzio, quando flash e telecamere inseguivano i vip sulle spiagge.

Letizia Moratti non tagliava solo nastri, ma si batteva per cambiare Milano. Così prendeva il jet privato del marito ed a spese sue ( del marito) andava in giro per il mondo a perorare la causa di Expo 2015. Come ogni ragazza meneghina di buona famiglia , uscita dal Reale Collegio delle Fanciulle, era molto riservata e non ostentava le cose fatte per la propria città, anche se ci metteva passione.

Poi arrivò “Pisapia il Nulla”. Al suo insediamento esordì salutando, con il compagno Vendola, il popolo rom, affiancato sul palco dei festeggiamenti dai capi dei centri sociali.

Tra le sue prime decisioni fece allontanare i presidi dei militari da ogni angolo della città, perché Milano doveva vivere in armonia, senza apprensioni.

Ben presto i milanesi capirono con chi avevano a che fare e piovvero i soprannomi. Vi cito il più innocuo “Pussavia” , per il più utilizzato ci potete arrivare, se siete lombardi, aggiungendo due sole lettere al suo cognome.

Ora sta per arrivare Expo ed occorre nascondere la polvere sotto il tappeto. Così i graffitari, amici del “Pisa”, vedranno cancellati i loro sgorbi per marcare il territorio dai muri della città, ma solo per qualche mese, si intende. I centri sociali dovranno fare i bravi, anche perché a destabilizzare ci saranno i professionisti dell’Isis.

I militari tutti, usi ad obbedir tacendo, dopo essere stati vilipesi, ora saranno chiamati all’improbo compito di vigilare su Expo, per dare un’immagine vincente e rassicurante dell’Italia nel mondo. Immagine che potrà tradursi in posti di lavoro, rilancio dell’economia, un pizzico di sollievo dalla crisi.

Secondo quanto riferito dal comandante del Reggimento Voloire della caserma Perrucchetti, ogni notte circa 700 camion entreranno ed usciranno dai cancelli di Expo per portare approvvigionamenti ai padiglioni. Per il passaggio di ogni automezzo, i militari incaricati avranno a disposizione tre soli minuti di controllo. Un lavoro immane e delicato li aspetta.

Se tutto andrà bene, e ce lo auguriamo vivamente, al termine di Expo, ogni militare o uomo d’ordine, dopo mesi di tensione e sacrifici, rientrerà al suo distretto con umiltà, conscio di aver fatto il proprio dovere, senza trionfalismi.

E Pisapia annuncerà con enfasi che ancora una volta la Milano democratica, solidale e perché no antifascista, ha mostrato al mondo il suo volto migliore.

 

Fonte: Destra.it

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